Fin da piccolo, Nicholas aveva sempre creduto che l'amore fosse qualcosa di stupendo, qualcosa che andava sempre per il verso giusto.
Probabilmente aveva questa percezione perché era abituato a vedere i suoi genitori che si coccolavano e si parlavano teneramente. Ma non poteva immaginare che, qualche anno più tardi, innamorarsi gli sarebbe costato la vita.
Dopo la fine delle medie era un po' spaventato, i suoi genitori avevano trovato un lavoro in una città molto lontana dal loro piccolo paese d'origine, e a Nicholas dispiaceva moltissimo di non poter più vedere i suoi amici, coi quali aveva condiviso dei bellissimi momenti, quindi non sapeva cosa aspettarsi da questa nuova scuola.
Quando arrivarono nella casa nuova e terminarono il trasloco, mancavano solo due settimane all'inizio della scuola, che Nicholas passò principalmente in camera sua, a giocare col suo computer. A volte però, durante il gioco, gli capitava di chiedersi come sarebbe stata la sua nuova vita in questa città, come sarebbero stati i suoi futuri compagni e i suoi futuri professori.
Il tempo passò in fretta, e quando arrivò la mattina del primo giorno, Nicholas non poteva immaginare cosa sarebbe successo di lì a poco, mentre in macchina con mamma e papà percorreva la strada che collegava casa sua alla scuola. Arrivarono con dieci minuti di anticipo, e davanti al cancello, ancora chiuso, notò che oltre a loro c'erano almeno duecento persone, e altre cento arrivarono alla spicciolata dopo di loro.
Non appena il cancello venne aperto, tutti i ragazzini cominciarono a correre all'impazzata verso la rampa di scale che conduceva all'interno dell' edificio. Nicholas, nonostante avesse già quattordici anni, non era molto abituato a stare lontano dai suoi genitori, quindi al contrario del resto dei suoi coetanei, rimase fermo dov'era, finché suo padre non lo convinse ad entrare. Li salutò e si incamminò lentamente verso la rampa, ormai deserta. I genitori si fermarono qualche istante, contemplando il loro ometto cominciare un nuovo capitolo della sua vita, capitolo che non avrebbero mai potuto pensare sarebbe stato anche l'ultimo... Nel frattempo, l'ometto era arrivato di fronte alla porta della sua nuova classe, sporgendo un po’ la testa, poteva vedere alcuni dei suoi nuovi compagni che ridevano e chiacchieravano con disinvoltura. Nicholas è sempre stato un ragazzo molto introverso e timido, per questo non era sicuro di piacere a quei ragazzi. Dopo essersi fatto mille domande su come sarebbe andata la sua vita da quel momento in poi, fece un respiro profondo ed entrò.
Non appena varcata la soglia dell’aula, notò che erano rimasti solo due banchi liberi, uno di fianco all’altro, in prima fila. <<Probabilmente non ci si siede nessuno perché nessuno vuole seguire le lezioni>> pensava fra sé e sé. Non si considerava un secchione, studiava né più né meno degli altri, ma si sedette comunque in prima fila, visto che non aveva altra scelta. Nessuno sembrava essersi accorto del suo arrivo, nessuno lo degnò di uno sguardo, nessuno provò ad attaccare bottone con lui. Cominciò a chiedersi se sarebbe rimasto da solo, o se qualcuno si sarebbe seduto vicino a lui, desiderava molto avere un compagno o una compagna di banco, gli serviva qualcuno con cui parlare, gli serviva un amico. Il suo interrogativo ebbe presto una risposta. Poco prima del suono della campanella, infatti, Nicholas si girò verso la porta, e vide entrare la ragazza più bella che avesse mai visto.
Era alta, con lunghi capelli biondi che le scendevano parallelamente ai due lati della testa, aveva due magnifici occhi azzurri che quasi ipnotizzavano, ed infine aveva un corpo mozzafiato, con delle curve molto sinuose e delicate che Nicholas, con sua grande sorpresa, si ritrovò ad osservare. Sembrava una Dea, una reincarnazione della bella Afrodite.
La ragazza prese posto proprio nel banco vicino a quello di Nicholas, che arrossì vistosamente. Dopo essersi seduta e aver sistemato le sue cose sul banco, si voltò verso di lui e sorridendo gli disse: <<Ciao!>>. Nicholas, quasi stordito da un sorriso tanto meraviglioso, rimase incantato per qualche secondo, fissandola negli occhi, al ché la ragazza gli chiese: <<Ehi, tutto a posto?>> con un’ aria leggermente preoccupata.
<<Oh, sì scusa… tutto a posto. Io mi chiamo Nicholas, piacere di conoscerti>>.
<<Piacere mio, io sono Samantha>>
<<Samantha… che nome stupendo… cioè, è carino!>>, rispose Nicholas, e lei si limitò a ridere.
Si erano conosciuti da nemmeno un minuto e già Nicholas l’amava, il classico colpo di fulmine che i ragazzini della sua età provano spesso. Alle medie non gli era mai capitato di provare attrazione per una ragazza, ragione per cui è rimasto stupito quando si è reso conto di starla guardando. Eppure, c’ era qualcosa dentro di lui che gli diceva di stare lontano da lei altrimenti gli avrebbe causato dei seri problemi… ma cercò di non farci caso, probabilmente era dovuto al fatto che aveva sempre avuto difficoltà a fidarsi delle persone.
I primi giorni di lezione passarono in un lampo. Più o meno al secondo mese di scuola, durante una mattina come le altre, Samantha gli chiese di punto in bianco: <<Ti andrebbe di venire a casa mia stasera?>> e sorrise maliziosamente. Nicholas accettò incredulo.
Quando tornò a casa, fece subito i compiti e si mise addosso la camicia più elegante che aveva e un paio di pantaloni di velluto, si pettinò, si spruzzò qualche goccia di profumo e si diede un po' di gel, voleva far colpo su di lei. Poi, scese al piano di sotto e gridò: <<Mamma, papà! Esco con una mia amica stasera, credo di essermi innamorato!>>. I suoi genitori si guardarono stupiti, non se lo sarebbero mai aspettato da lui. Suo padre sorrise compiaciuto, suo figlio stava crescendo.
Uscì di casa e venne subito travolto da un' aria fredda. Mentre raggiungeva l’abitazione di Samantha, distante solo una manciata di isolati, cominciò a piovigginare, e siccome non aveva un ombrello con sè, si limitò a camminare stando il più possibile al riparo. Una volta arrivato, bussò alla porta, teso come non mai. Fu proprio lei ad aprire, splendida come non mai, e Nicholas arrossì un’ altra volta. <<Ciao! Sei… sei bellissima>>, le disse.
<<Grazie! Come sono contenta di vederti… entra pure!>> Non se lo fece dire due volte.
Si fece strada fino alla camera di lei, e si sedettero entrambi sul letto. Un dettaglio che Nicholas notò immediatamente era che sul comodino di lei c’era una foto incorniciata che la ritraeva sorridente, accanto ad un ragazzo coi capelli neri.
<<Strano, non sembra che abbia un fratello, ma non mi ha mai parlato nemmeno di un fidanzato, altrimenti, perché mi avrebbe invitato qui?>>, pensò. Chiacchierarono per un’ora intera, e Nicholas si divertì un mondo, anche se, notò che a volte Samantha portava la discussione su argomenti leggermente strani, come quando lui le chiese: <<Che fai nel tempo libero?>>
Lei rispose: <<Guardo la vita scorrere lentamente, fino alla fine>>
La cosa che più lo inquietava era che nel dire questo, il viso di Samantha assunse un’espressione quasi maniacale. Finita la chiacchierata, lei si alzò e si sedette alla scrivania a fare qualcosa. Allora lui si sedette di fronte a lei. Si limitava a fissarla, osservandone l'espressione concentrata mentre disegnava qualcosa, anche se non riusciva a vedere cosa. Provò a girare di un poco la testa e vide qualcosa che lo fece rabbrividire: stava disegnando quello che sembrava il cadavere di un ragazzino della sua stessa età, con i capelli neri, dai cui occhi colavano lacrime di sangue. Il cadavere era sdraiato a terra, con un taglio netto che gli apriva il petto, e aveva in viso una strana espressione, come se fosse felice di quello che gli era capitato.
Nicholas rimase scioccato nel vedere con che precisione erano stati disegnati i dettagli delle viscere, che schizzavano da tutte le parti, e com’era stato colorato il sangue, che ricopriva tutta l’area intorno al corpo e andava a finire anche su quello che probabilmente era un muro. Il tutto era completato da una frase scritta nello stesso colore del sangue: “Non ti preoccupare, ci sono qui io con te.”
Ad un certo punto, Nicholas rimase impietrito: il ragazzo nel disegno assomigliava molto al ragazzo nella foto che c’era sul comodino di Samantha… troppo. Di colpo, Samantha alzò gli occhi dal disegno, e lo guardò interdetta. Nascose il disegno in fretta e fece finta di niente, sorridendo. Nicholas adorava quel sorriso, così tanto da fargli dimenticare ciò che aveva appena visto per qualche momento.
Tornarono a sedersi sul letto, e lui desiderava baciarla, non aveva mai desiderato qualcosa così tanto in tutta la sua vita, ma gli sembrava sbagliato. Provò a resistere all’impulso, e ci riuscì a fatica. Dopo qualche minuto di silenzio, lei lo guardò negli occhi e disse: <<Sai, sei veramente un bravo ragazzo, non sei come gli al->>, ma Nicholas non resistette più, la strinse forte a sé e la baciò con passione.
Era al settimo cielo, era da tanto tempo che aspettava di assaporare le sue labbra, ma nello stesso momento, un dubbio terribile lo assalì: “Non sei come gli altri”… a cosa si riferiva Samantha con quella frase? Intendeva forse che a differenza degli altri ragazzi, lui non aveva mai ancora provato a baciarla? Il suo dubbio diventò subito realtà. Samantha gli diede uno schiaffo forte sulla guancia, e gridò: <<CHE COSA HAI FATTO?!>>
Nicholas non sapeva cosa dire e rimase in silenzio a fissarla, con la guancia che gli faceva ancora male. Si sentì un idiota, non era riuscito a trattenere i suoi istinti, e gli dispiaceva molto, ma lei la pensava diversamente: <<Lo sapevo, sei uguale a tutti gli altri, non vali niente… come sono stata sciocca a pensare che tu fossi diverso. Voi maschi siete solo dei maniaci.>>.
Nicholas non riusciva a capire come mai tutto quell’astio verso la razza maschile in generale, aveva solo provato a baciarla, non doveva essere poi così grave, no?
Nicholas provò a dirle: <<Non capisco… cos->>, ma lei proseguì il discorso, con le lacrime agli occhi ed in viso un’espressione scioccata: <<Oh, ma certo, tu non capisci! Povero piccolo, tu non capisci… però quando mi hai baciata hai capito cosa volevi fare, eh?>>. La sua voce si incrinò, ancora più lacrime colarono dai suoi occhi, rovinandole il mascara. L’espressione sul suo volto si fece più cupa, quasi sadica, e aggiunse: <<L’ amore… è peccato… e tu, tu… SEI UN PECCATORE! Ma io… io posso aiutarti. So quale punizione meritano quelli come te. Chiudi gli occhi, per favore…>>
Nicholas stava tremando, punizione? Che cosa poteva significare?
Si era reso conto che la reazione di Samantha era stata stranissima, ma non pensava che potesse arrivare a tanto. Chiuse gli occhi, con la certezza che gli sarebbe successo qualcosa di grave, ma non gli importava, persino in un momento così pericoloso, l’amore per Samantha prese il sopravvento sulla sua razionalità. Sentì un colpo forte alla testa, cadde a terra e perse i sensi. Si svegliò legato ad un tavolo di metallo, confuso e probabilmente anche drogato. Non aveva la minima idea di quanto tempo fosse passato, o di dove si trovasse. Era buio, non riusciva a vedere bene, ma sentiva rumore di strumenti metallici, o almeno credeva.
Ad un certo punto si accese una luce che, benché non fosse molo potente, illuminò quanto bastava per permettere a Nicholas di vedere meglio la stanza in cui si trovava. Sembrava essere uno scantinato, e Samantha era seduta di fronte a lui, sorridente. Il povero Nicholas, un po’ intontito dalla droga e dall’incessante cotta che aveva per lei, ricambiò il sorriso, anche se c’era poco da sorridere, viste le circostanze.
<<Ciao! Come stai? Hai dormito bene?>>, disse lei, sempre sorridendo.
<<Sammy? Do-dove sono? E perché s-sono legato?>>, chiese lui, balbettando.
<<Oh tesoro, non ricordi? Sei qui per essere punito per i tuoi peccati… sto per purificarti l’ anima! Sei pronto?>>
<<CO-COSA? NO! Mi hai drogato? Non mi sento molto bene…>> chiese, anche se intuiva già la risposta. <<Oh, non ti preoccupare, ti ho somministrato solo qualcosa che ti aiuti a rilassarti durante il tuo ultimo viaggio… ma ora non perdiamoci in chiacchiere, ho una missione da compiere. Cominciamo!>>
La luce si spense e Nicholas non vide più né Samantha né il resto dello scantinato. In cuor suo, sperava che tutto questo fosse solo un brutto sogno, e desiderava solo svegliarsi nel suo letto, circondato dai suoi genitori, nel caldo della sua nuova casa, ma sapeva che non era così, quello che stava vivendo era reale.
I suoi pensieri furono interrotti da un sussurro: <<Stai per andare al cospetto del Signore per essere perdonato per i tuoi errori, Nicholas, vuoi dire le tue ultime parole?>>
A quel punto lui capì qual era il suo destino, era inutile illudersi ormai, sperava solo di non soffrire troppo… povero sciocco.
<<Mi dispiace, Samantha, non avrei dovuto agire d’ impulso… spero che tu possa perdonarmi… ti chiedo solo un favore, dì ai miei genitori che ho voluto loro tanto bene e che sono stati fantastici. Ti amo.>>
<<Io non ho alcuna intenzione di perdonarti, non ti rimane che sperare che il Signore lo faccia al posto mio.>> questa fu la risposta.
Dopo di che, Samantha prese un coltello e lo fece strisciare dolcemente sopra il petto di Nicholas, e gli disse una frase che gli era familiare: <<Non ti preoccupare, ci sono qui io con te…>> e diede il via a quello che lei stessa definiva il “rituale di perdono”.
Infilò con delicatezza la punta del coltello appena sotto la gola di Nicholas, che emise un urlo terrificante, mentre lei cominciò ad aprirlo in due, facendo scendere lentamente la lama attraverso il suo petto fino ad arrivare all’ombelico, dove si fermò. Le urla di Nicholas continuavano, sempre più forti, e il sangue cominciava a colare copiosamente fuori dal suo corpo. Ma Samantha non aveva ancora finito: per prima cosa gli ruppe completamente la cassa toracica e ripose le ossa appena ottenute in un recipiente, poi infilò una mano nelle viscere di Nicholas e se la bagnò col suo sangue. Nel frattempo, lui cominciò a piangere, poteva sentire che la sua fine si stava avvicinando, il suo cuore stava battendo più forte e sentiva il freddo pungente dello scantinato entrargli dentro.
La sua amata si sedette e gli rivelò un segreto: <<Sapevo che anche tu avresti fatto come quello stupido del mio ex ragazzo, in fondo nessuno riesce a vedermi per quello che sono dentro, volete tutti il mio corpo e nient’ altro. Allora ho dovuto purificare la sua anima, per far sì che la lussuria che l’ aveva spinto a toccarmi abbandonasse questo mondo, e TU, mio caro Nicholas, stai per fare la sua stessa fine…>>.
Poi si interruppe qualche minuto, contemplando soddisfatta l’atroce sofferenza che aveva causato a quello che per lei era solo l’ennesimo ragazzo che ha tentato di approfittarsi di lei, per poi rialzarsi e continuare il suo malvagio operato. Si mise a giocherellare coi polmoni di Nicholas, che era quasi arrivato alla morte, e quando vide che cominciava a mancargli il respiro, gli diede il colpo di grazia: li afferrò con entrambe le mani e li strappò via, e ripeté l’ azione col fegato, l' intestino e la lingua. Nicholas emise un ultimo grido disperato ed infine morì.
All’interno del suo corpo ormai deceduto non era rimasto un granché, ma Samantha osservò il suo cuore, ormai fermo, lo aprì in due col coltello e ci mise le mani dentro, adorava sentire il sangue che le attraversava le dita delle mani, per poi arrivare ai palmi e proseguire per le braccia.
A questo punto, il rituale era concluso e l’anima di Nicholas era stata salvata, pronta per essere giudicata da Dio. Samantha accese la luce per osservare la scena: c’era sangue dappertutto e le viscere di Nicholas erano sparse a casaccio su tutto il pavimento, e c’era un forte odore di morte e carne in putrefazione. Samantha adorava quell’odore, quasi la eccitava, era come il segno di una missione compiuta.
Si ricordò che anche quando uccise il suo ex ragazzo c’era quell’odore, e se ne riempì le narici con un sorriso tanto sadico quanto spensierato. Si commosse un po’ nel ricordarsi la sua prima uccisione… ma poi si riebbe e si avvicinò al volto pallido del cadavere di Nicholas, gli diede un bacio sulla fronte e gli disse: <<Buon viaggio Nico, che tu sia benedetto>>.