A tutti può capitare, a me purtroppo capitava spesso. La macchina mi aveva abbandonata di nuovo in mezzo alla statale per tornare a casa. Avevo speso come minimo qualche milione solo quell'anno per rimetterla a posto, avrei dovuto comprarne una nuova se non fosse stato per l'affetto che nutrivo verso quell'auto. Rappresentava un bel ricordo, me la regalarono per il mio diploma.
Ero sotto la pioggia, non ricevevo segnale sul telefono, la strada si stava rabbuiando. Dovevo assolutamente cercare aiuto, magari fermare un automobilista per farmi dare un passaggio.
Era il 5 Novembre del 1994.
Ecco, venne il provvidenziale aiuto. Un uomo di mezz'età alla guida di un suv si fermò qualche metro più in là, aspettando che montassi su. Raggiunsi l'auto e lui abbassò il finestrino del passeggero.
"Cos'è successo?"
"L'auto si è ingolfata. Di nuovo. Mi serve un passaggio fino a Pittsburgh. Se proprio non può aiutarmi ad arrivare a destinazione, potrebbe almeno lasciarmi nei pressi di una stazione di servizio?"
"Non ti preoccupare, sali su, non mi costa nulla accompagnarti dove desideri. Abbiamo la stessa meta."
L'uomo sorrise come quelli delle pubblicità. Era brizzolato, con il viso non più troppo liscio e indossava abiti formali, sembrava un tipo abbastanza facoltoso. L'auto odorava di interni nuovi ed era immacolata sebbene il modello fosse di qualche anno addietro.
"Allora, come ti chiami?"
"Anne Leigh. Ma può chiamarmi solo Anne."
"Bene, Anne. Hai la maglia della Pittsburgh State University. Che facoltà frequenti?"
"Chimica."
"Ah, una piccola scienziata. Sta andando bene?"
"Sì, ma ancora non ho superato il primo anno, mancano due esami."
"L'importante è avere una buona media, giusto?"
"Sì, direi di sì."
Eravamo ora nei pressi di Dry Run.
"Stai tornando al college? Dove sei stata di bello?"
"Ad Allentown dai miei genitori."
"Anche lì ci sono college, due se non sbaglio. Il Cedar è un'ottima scuola, perché non ti sei iscritta in quella? Comunque devi essere bella tosta eh, son cinque ore dalla tua città fino a Pittsburgh."
"Non mi piacevano il posto e le persone, e sicuramente continuare a frequentare la stessa città non mi avrebbe stimolata nel modo giusto. Faccio volentieri quelle cinque ore di viaggio."
Si acquietò per un po' e riprese a guardare la strada senza badare a me. Osservò i resti di un incidente stradale sulla route 76 con occhi passivi, fece schioccare la lingua in segno di disapprovazione e tornò a rimuginare. Pensai di aver risposto in modo troppo brusco, poi inaspettatamente riprese il dialogo ma portandolo su binari totalmente differenti.
"Anne, tu che studi chimica, cosa accade nel cervello di un assassino seriale? È una domanda che mi sono posto parecchie volte."
"Non mi occupo di psicopatologia forense."
"Su, saprai almeno qualcosa a riguardo, in fondo nel cervello si svolge una chimica irriproducibile, hai mai pensato a quella macchina perfetta che ti tiene in vita?"
"Qualcosa so, lessi un articolo sulla bacheca informatica della scuola ma niente d'interessante."
"Dimmi, su. Non ritenermi così stupido da non capire."
"Beh, in sostanza due matematici della California hanno teorizzato che dietro il comportamento di un omicida seriale ci sia niente meno che una formula, nello specifico lo stesso modello matematico che ci permette di anticipare eventi occasionali, ovvero la legge di potenza. È una funzione che mette in rapporto l'intensità con cui si manifesta un fenomeno e il numero di volte che può ricorrere in un arco di tempo."
"E come si collega ai serial killer?"
"Beh, essendo una funzione che spesso viene utilizzata nelle distribuzioni di probabilità alla fine è come calcolare la percentuale delle volte in cui potresti beccarti un vaso in testa passando sotto un balcone ogni giorno e l'intensità del dolore che ti provocherebbe. Ci sono delle ripetizioni di tipo numerico nei delitti e nelle strategie usate dai serial killer, questa funzione permette di calcolare con quale cadenza si presentano gli omicidi che un assassino commetterà partendo a monte da una fenomenologia già nota. A meno che non si tratti di un criminale atipico."
"Spiegati meglio, non credo sia così semplice."
"Da quel che ho capito, non pochi casi d'omicidio presentano esigue variazioni di tipo temporale nel modo in cui l'assassino agisce. Alcuni operano o rimangono inattivi per un tot di tempo, ad esempio tre mesi. In questi tre mesi diciamo che non commettono reati, poi riprendono la loro attività, finché non tornano inattivi per altri tre mesi. Ho esemplificato parlando di mesi, ma potrebbero essere tre giorni oppure tre anni, o anche tre decadi."
"Ah, capisco. Insomma è tutta una questione matematica."
"Non solo. Secondo questi due ricercatori, nel cervello dell'omicida avviene un episodio fisiologico simile a quello epilettico, ossia due o più neuroni collassano ed esplodono provocando uno squarcio, per così dire, nella materia cerebrale e questa è la parte che interessa la numerologia dietro il comportamento. Questa presunta esplosione infatti provocherebbe altri varchi a catena nella materia cerebrale, determinando la cadenza di ogni periodo di stasi o di furia del serial killer. È possibile che sia sbagliato, non è una logica che può essere applicata ad ogni individuo e questo la rende parzialmente fallace."
"Sei una ragazza fantastica, molto dotata e brillante. Per quanto riguarda la tua ultima affermazione, sono completamente d'accordo con te. Non è il mio caso."