Creepypasta Italia Wiki
Advertisement
Creepypasta Italia Wiki

Sono cresciuto senza la bestia.

Non mi fraintenda: come hanno testimoniato anche gli altri, non ero un ragazzino facile, da piccolo. Ma, a parte brevi periodi di aggressività adolescenziale, è sempre andato tutto bene.

Ho dato il massimo nel mio lavoro, ad esempio. E poi, ho conosciuto tante belle persone.

Posso dire di aver vissuto alla grande.

Ho pochi rimorsi e pochi rimpianti.

Ecco, il mio unico rammarico è non aver mai conosciuto l’amore della mia vita, forse.

Parliamoci chiaro: l’inizio e la fine contano ben più dello svolgimento, per me.

La mia esistenza, per quanto abbia finora avuto un trascorrere sereno, a tratti gioioso, sento, anzi so, che non avrà un finale altrettanto piacevole.

I miei giorni sono contati, me lo sento. Del resto, una cosa del genere non può arrivare senza conseguenze.

Devo parlarle dell’accaduto? Come vuole.

Il mostro ha cominciato a chiamarmi pochi mesi fa. È successo di mattina.

Avevo mal di testa: una terribile, lancinante fitta alla tempia.

Ero sul punto di fare colazione per poi prendere qualcosa, quando ho visto un puntino nero sotto il tavolo. Ricordo di essermi chiesto se fosse una mosca.

Non lo era.

Avvicinandomi, mi sono reso conto che mai in vita mia avevo visto un insetto simile. Era nero, grosso quanto il pollice di una persona, senza ali.

Ciò che è successo dopo non voglio raccontarlo. Anche per voi, e anche perché non voglio ricordarlo proprio.

Solo che il presente è peggiore.

Come dice? Devo raccontare cosa successe la sera del 20 maggio? Ah, ho capito! Lo farò, allora.

Sono arrivato al cimitero. La guardia dormiva. Pochi minuti dopo ero lì sulla tomba, e il mostro stava chiamando di nuovo.

Avevo paura. Non paura che la guardia si svegliasse.

Paura di quello che stavo facendo.

Perché è sbagliato, signor giudice. Questo l’ho sempre saputo.

Però vede, che sia sbagliato non importa al terribile senso di fame che mi colpisce. Il mio stomaco borbotta, la bestia chiama.

Comincia come un sussurro, poi diventa sempre più intenso. Assordante. Mi paralizza le orecchie, diventando poi un dolore tremendo che si estende verso le tempie.

Mi scuote dall’interno.

La guardia notturna dormiva, e non diceva niente. Ricordo benissimo che il mostro, invece, - la bestia, come l’ho chiamata prima – ha cominciato a parlarmi.

Avanti”, ha detto.

Ho tentato di oppormi, lo posso giurare.

“No”, ho sussurrato.

Ma poi mi ha stretto la testa.

In quel momento ho sentito come se il mio cervello stesse per esplodere dall’interno. Non potevo parlare.

Mi ha sussurrato:

Nessuno ci vedrà.”

Poi ha fatto silenzio. Ha tentato di soggiogarmi con il dolore e basta. A un certo punto mi ha anche intimato di non pensare.

Ricordo di aver detto:

“Lasciami in pace”.

La guardia non si è svegliata, non ci sentiva parlare.

Comunque, non posso stabilire un dialogo con un essere senza cuore. Ma ci ho provato.

Ho sentito subito un’altra stretta. Quindi, un bruciore sadico, maligno, che ha impalato dalla cervicale all’inguine il mio corpo, per poi scendere nei pantaloni e inchiodarmi i piedi al terreno.

Non potevo scappare.

Ho tentato una supplica, e ho chiesto un’ultima volta all’essere di non farmi compiere quel gesto.

Ma la fame è salita, fino a farmi sentire come se stessi per vomitare. Era troppo. Il mostro è sempre troppo potente.

Il dolore poteva solo crescere, il mio corpo bruciava, gli occhi mi si erano offuscati da un pezzo. Goccioline di sangue cadevano sul terreno.

Non mi crede? Le ho viste chiaramente.

In ogni caso ho avvertito un’ultima, fortissima stretta.

A quel punto, non mi sentivo più dentro di me mentre guardavo me stesso aprire la bara che mi stava di fronte. Dentro era tutto come mi aspettavo.

Sergio Gegliardi aveva la cravatta, le scarpe lucidate, una camicia elegante. Mi ha ricordato il modo in cui erano vestiti i parenti al suo funerale. La donna in prima fila, soprattutto. E il ragazzino che nessuno osava guardare, perché era il figlio.

La voce, poco dopo che ebbi aperto la bara, mi ha sussurrato:

Presto, è ancora fresco”.

Sì... gli occhi del bambino, mentre mette una margherita sulla bara, sono impressi a fuoco nella mia mente. Ma vede, non ho potuto farci niente.

La voce mi diceva:

Avanti.”

Penso a come mi sarei sentito se fossi stato io, quel ragazzino, il giorno successivo.

Cos’è successo dopo, dice? È successo quello che accade sempre, signor giudice. La bestia mi ha chiamato, e io le ho dato ascolto.

È soddisfatto? No? Come pensavo.

Beh… Ho stretto la mano di quell’uomo fino a spezzarla, dentro la bara.

Come?

Non posso dire altro. Temo che i presenti siano troppo sensibili.

...va bene, va bene. Ho preso un martello che era con me, e ho cominciato a spaccare le ossa. Il resto l’ho fatto tutto a mani nude. Per questo gli inquirenti non hanno trovato niente.

Adesso il martello è in un cassonetto, da qualche parte.

Non è possibile che io abbia fatto il resto a mani nude, dice? Certo che lo è! Lui può fare tutto!

“Lui chi”?

L’insetto, ovviamente!

Non mi segue?

L’insetto è dentro di me, perché quella mattina l’ho mangiato come ho fatto successivamente con i resti di Sergio Gegliardi.

Cosa?

Sì, posso sentire l’insetto che sussurra dentro di me. Lo sento anche adesso. È lui che mi ha spinto a farlo di nuovo, ma con un essere umano.

Ovvero con il signor Gegliardi.

Non mi crede? Come vuole.

In fondo non sarà colpa mia, quando riaccadrà.



Scritta da Dr. Woland

Il contenuto è disponibile sotto licenza CC BY-NC

Advertisement