Sono senza dubbio due posti da visitare se si è alla ricerca di luoghi abbandonati di esplorare.
Su Internet, da quel che ho visto, sono descritti come posti che incutono un tremendo disagio, che addirittura fanno scappare gli sventurati intrusi giunti da lontano che osano profanarli con la loro presenza.
Posso dire che l’unica cosa davvero raccapricciante e che potrebbe fare scappare via diverse persone sono i custodi di queste, ormai, decadenti strutture: i maledetti tafani.
Dopo giorni di indecisione più totale abbiamo optato per andare a vedere questo “famoso” Cimitero abbandonato di Darola, in provincia di Vercelli, e successivamente anche la Chiesa sconsacrata della Madonna delle Vigne, custode dello Spartito del Diavolo (chiamato così solo perchè la melodia pare abbia senso solo se letta da destra verso sinistra e dal basso verso l'altro).
Pensavamo che come luoghi fossero abbastanza lontani l’uno dall’altro, invece sono praticamente attaccati. Cosa vantaggiosa per chi si fa un bel viaggio e vuole cogliere due (anche tre) piccioni con una fava.
Cimitero di Darola[]
Ammetto che per vedere dove era collocato il cimitero abbiamo fatto fatica. L’unica cosa veritiera delle recensioni lette online è il fatto che sia davvero lasciato al degrado più totale, non a caso siamo passate davanti all’entrata letteralmente tre volte senza riuscire a scorgerla.
Una volta varcato l’arco che accoglie i visitatori ci siamo ritrovate con i piedi immersi nel lerciume, ovviamente inteso come spazzatura lasciata gentilmente da gente poco rispettosa, ma fortunatamente non ci ferma lì.
Per arrivare all’interno del cimitero bisogna seguire una stradina, visibile solo a causa dell’erba più bassa a causa dei calpestamenti dei turisti che vi si avventurano sopra, che condurrà nelle viscere di quello che un tempo era un luogo sacro.
Quella che si è parata davanti è un’altra struttura ad arco. Affisse al muro erano affisse due epigrafi, una riguardante il cimitero in sé e un’altra riguardante la scomparsa di due
gemelle, che morirono troppo presto…
Siamo rimaste spiazzate quando abbiamo deciso di entrare all’interno di quelle quattro mura, dall’aspetto per niente rassicurante.
Il pavimento era pieno di detriti, compresi pezzi di soffitto e di pareti buttati lì come se fosse normale e davanti noi era presente l’altare sul quale, almeno così si narra, sono stati fatti sacrifici, riti oscuri ed evocazioni demoniache da parte dei Monaci del Principato di Lucedio.
Aggiungete la vista del crocifisso capovolto, i “666” tutt’attorno, nemmeno fossero quadri da esporre, assieme a ciò che restava di un lumino e voilà… faceva la sua porca figura.
Per terra assieme a polvere, pezzi di piastrelle e bottiglie di plastica, è stato possibile scorgere un foglio, rigorosamente sigillato in una di quelle bustine di plastica che di solito si inseriscono nei raccoglitori –non sia mai che quel profondo pensiero venga in qualche modo rovinato- , nel quale veniva espresso un ripudio difficile da capire verso il progresso tecnologico.
Non veniva affatto specificata una motivazione valida del perché quella persona ce l’avesse così tanto col progresso, si limitava solo ad augurare ogni male a chi lo seguiva e a chi lo incentivava.
Lì per lì non gli abbiamo dato tanto peso, d’altronde chiunque può lasciare scritto qualsiasi cosa magari anche per
enfatizzare l’atmosfera non proprio rosea del luogo.
Ma, al contrario, ci attrasse una scritta fatta con una bomboletta spray.
Solo una volta tornate a casa abbiamo cercato l’alfabeto al quale corrispondevano le lettere, scoprendo che si trattava della lingua celtica nonché l’alfabeto con il quale si incidono le rune.
La decifrazione sarebbe “Morte al progresso”. Solo in quel momento abbiamo fatto mentalmente il suddetto “1+1” e riderci sopra è stato il meno che abbiamo potuto fare.
Può anche starci un odio immenso nei confronti del progresso, ma lasciare lì un foglio stampato chiuso con dello scotch in una busta di plastica fatta apposta per essere inserita in un raccoglitore, beh…
Ipocrisia portami via.
Uscendo da quella sorta di stanza ed andando subito a destra era possibile vedere un’altra lapide, senza foto, e camminando per qualche altro metro siamo rimaste un po’ stupite dalla presenza di fiori sintetici.
Effettivamente, sempre nelle recensioni online che avevamo letto, c’era scritto che spesso si potevano trovare dei
fiori lasciati lì per commemorare i morti (anche se di morti ormai non ce ne sono più, dato che le tombe furono profanate diversi anni fa), ma trovarseli dal vivo e verificare di persona che non avevano affatto un aspetto trasandato come il resto del posto è stato forte.
Soprattutto considerando che erano appoggiati su una coperta. Non nego che abbiamo pensato ci fosse davvero un corpo seppellito sotto.
Sempre vicino era presente un’altra apertura, non siamo riuscite ad avvicinarci più di tanto però, nella quale si poteva vedere un grosso crocifisso centrale e grossi buchi nelle pareti. Probabilmente anche in quel punto sono avvenuti profanamenti.
Sinceramente, non so perché, mi aspettavo comunque una piccola distesa di lapidi invece da vedere c’è davvero molto poco.
L’avventura è riuscire ad entrare ed uscire dal cimitero con i vestiti intatti e non lacerati dai rovi, mentre venite inseguiti da quelle bestie volanti.
Proseguendo oltre, saranno stati una manciata di metri in macchina, siamo tornate indietro (sempre restando a
Lucedio) siccome avevamo visto una proprietà abbandonata.
La parte più bella è stata quella di parcheggiare sopra un prato, abbastanza lontano dal cancello in modo da non essere troppo visibili, scendere e trovarsi davanti un canalino pieno d'acqua stagnante…
In qualche modo siamo riuscite a bypassare il cancello ritrovandoci nella proprietà, composta da edifici tutti uguali alla fine della fiera. Vista la quantità di trattori, aratri e macchinari agricoli vari presenti –anche se non in buonissimo stato- abbiamo supposto che sia usata principalmente dai contadini.
Abbiamo deciso di entrare in una di queste case per scuriosare e non hanno deluso le nostre aspettative: sporcizia,
polvere e aspetto pericolante, senza parlare dei ritrovamenti di oggetti strani come il resto di uno specchio che a mio avviso era carino.
Salendo al secondo piano, le scale fortunatamente erano conciate bene, ci siamo ritrovate daventi un pavimento che aveva tutt’altro l’aspetto rassicurante e anche se la tentazione di scuriosare nelle tre porte chiuse era tanta, ovviamente abbiamo battuto in ritirata.
L’unica cosa che sembrava messa bene, forse addirittura abitata, era il castello. Avremmo voluto andare per dare un’occhiata, ma appena ci siamo avvicinateil vociare di un paio di cani ci ha subito accolte.
Inutile dire che siamo fuggite via, nella speranza che non ci fosse davvero nessuno.
Chiesa della Madonna delle Vigne[]
Finita questa “fantastica” avventura ci siamo dirette alla Chiesa sconsacrata, contentissime di vedere il famigerato Spartito del Diavolo.
Se avete intenzione, prima o poi, di visitare la Chiesa della Madonna delle Vigne non affidatevi nemmeno per sbaglio a Google Maps. Non fatelo.
Vi ritroverete fermi per strada, circondati ai lati dal bosco e alla vostra sinistra troverete solo una catenella che rende inaccessibile la strada per i veicoli, con un cartello che dice chiaramente “Vietata la sosta, lasciare libero il passaggio”. Scenderete dall’auto per proseguire a piedi, ma percorso qualche metro vi rassegnerete al fatto che proseguire sarebbe inutile dato che sembra una strada senza fine.
Date retta a me, non vi fermate nel punto indicato da Maps ma proseguite avanti fino a quando, sulla destra, non vi troverete una salitina.
Quello è il Cimitero della Chiesa che andrete a visitare.
Per giungervi basta seguire una stradina che costeggia a sinistra il cimitero. Percorrendola vi ritroverete davanti
l’imponente figura di quella che, una volta, era la dimora di Dio.
Niente di che sinceramente… Una volta entrate abbiamo potuto anche qui ammirare lo stato di degrado del pavimento e delle pareti della Chiesa che, almeno all’interno, non presentavano segni di vandalismo.
Lo spazio è davvero piccolo, l’altare è quasi del tutto crollato e non ha nulla da mostrare. La parte più pittoresca è data dai pochi affreschi superstiti ai segni del tempo.
Ora… la prima cosa che pensavamo di trovarci davanti agli occhi era una pergamena, magati sita in mezzo alla struttura, da ammirare ed osservare attentamente.
Invece no, eravamo quasi convinte di aver sbagliato a capire in quale Chiesa fosse, ma una volta che ci è caduto lo sguardo su un affresco davanti a noi abbiamo realizzato che lo Spartito del Diavolo era un rettangolino posto bello in alto.
Cosa intelligente visto che, probabilmente, rimarrà conservato più a lungo ma di certo non ci possiamo dire soddisfatte, dato che in primis l’abbiamo visto per caso e nemmeno così tanto bene.
Nonostante abbiano deluso un po’ le nostre aspettative sono luoghi che, a parer mio, devono essere visitati da chi ama posti abbandonati ed immersi nella natura.
12/08/18