Continuo a camminare per la stanza, con il cervello a pezzi, pulsante come se stesse per esplodere.
Mi arrendo, non esiste nessuna soluzione. Mi lascio cadere nel letto, sperando di non pensarci, di addormentarmi, in modo da dimenticare tutto.
Mentre poso assonnato la testa sul cuscino e mi copro lentamente con le coperte, mi rialzo bruscamente e mi metto a sedere.
La testa continua a pulsare più forte, e, riluttante, bevo l'ottava aspirina di quel giorno.
Mi tocco con una mano il capo, che non pulsa con la stessa rapidità ma è comunque molto caldo.
Poi inizio a ragionare più lucidamente.
Mi muovo goffamente verso il bagno, ricordando la posizione con la memoria più che con la vista: tutto era sfocato, ai miei occhi.
Mi accascio vicino al lavandino, e mi ficco due dita in gola. No, non riesco a vomitare.
Mi avrebbe aiutato, credo.
La testa continua a pulsare più velocemente, più con rapidità, e cado a metà del tragitto verso il letto.
Continuo a tentoni, gettando la polvere dell'aspirina direttamente in bocca.
Non funziona più.
Tenendo la testa con due mani, cerco di alzarmi per prendere dell'acqua.
Le gambe non reggono più, ma riesco a prendere l'acqua fredda prima di cadere indietro.
Dopo qualche tentativo, la apro e la getto direttamente sulla fronte, cercando di attenuare il caldo.
Niente.
Devo farlo, allora.
Mi metto le mani alla testa, e cerco di tirare la pelle, strappando con le mie lunghe unghie.
Non riesco,sono troppo debole.
Perdendo tutte le speranze, mi accascio a terra, con la colonna vertebrale che, essendo troppo grossa, mi dondola sul lato destro.
Credo che per questa notte dovrò lasciar uscire uno degli umani che racchiudo nel mio corpo.
