Creepypasta Italia Wiki
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"Questa settimana, altri cinque bambini risultano scomparsi mentre giocavano nel Central Park!"

"In questo mese risultano scomparsi più di venti bambini! La polizia continua le indagini!"

"Nessuna traccia dei bambini scomparsi da più di un mese! La polizia brancola nel buio!"



Queste notizie circolavano ovunque. Alla TV, alla radio, sui giornali. Da circa un mese molti bambini erano spariti nel nulla.

E la cosa più inquietante era che nessuno di loro era stato ancora ritrovato.


Né vivo né morto...

I luoghi della sparizione avevano in comune una cosa: il bosco.

La maggior parte dei bambini erano spariti proprio in prossimità di esso. 



Vi è una leggenda che circola riguardo ai boschi. 

La leggenda di una creatura che vive e si mimetizza tra gli alberi. 

Assetata del sangue dei bambini, che attira verso di sé con un macabro prestigio.

Per poi divorarne il cuore.

In pochi affermano di aver visto davvero questa creatura.

L'hanno descritta come un uomo in giacca e cravatta.

Magrissimo.

Senza volto.

Lo chiamano... Lo Slender Man.



«Katy, tesoro, sbrigati! Dobbiamo andare dalla nonna!»


La bambina prese velocemente il suo cappottino bordeaux e lo infilò mentre sgattaiolava fuori di casa. Si infilò in macchina ancora prima che i suoi genitori potessero avere il tempo di richiamarla.


«Eccoti qui, peste! Ma dov'eri finita?!»


Le chiese il padre accarezzandole amorevolmente la testa. Katy non rispose. Si limitò ad accennare un sorriso e subito si volse verso il finestrino. Ben presto le case della periferia di Beverly Hills avrebbero cominciato a passarle davanti agli occhi, per poi svanire e lasciare spazio agli alberi che proteggevano la casa di sua nonna, immersa nel bosco. 

Ogni domenica andavano dalla nonna, quello era una specie di appuntamento fisso. Non che a Katy dispiacesse. Anzi, si trovava bene lì, immersa nel verde e nel silenzio. Spesso passava le ore a dondolare sull'altalena che suo nonno, prima di morire, aveva costruito per lei.


«Katy! Non stare sempre con la testa tra le nuvole! Esistiamo anche noi, sai!»

«Scusa, mamma...»

«Lasciala stare, Madison! E' una bambina!»


Le corse in aiuto il padre.


«E' per questo che mi preoccupo! E' sempre distratta! E con quello che stiamo sentendo in TV ultimamente, anche tu dovresti preoccuparti! Non vorrai che nostra figlia sia la prossima bambina a sparire! >>

«Piantala con queste sciocchezze e non pensarci nemmeno!»


Intanto, Katy era tornata a guardare fuori dal finestrino. Non era mai stata una gran chiacchierona. Spesso i suoi genitori le chiedevano di renderli partecipi di ciò che pensava, ma lei raramente li accontentava. Non aveva niente da dirgli. Lei non pensava. Sognava ad occhi aperti. Ma di certo non era in grado di mettere insieme due parole per fare un discorso serio. Tanto più che i suoi lavoravano tutta la settimana fino a tardi, ed era difficile per loro stare insieme. 

La domenica era uno dei rari giorni in cui potevano bearsi di affermare la loro presenza in casa. 

A dire il vero, Katy non aveva mai passato tanto tempo insieme ai suoi genitori... Quando era nata, forse... Ma ricordava di essere cresciuta con i nonni.


«Ultime notizie! Altri due bambini sono stati dichiarati scomparsi! I genitori dicono di averli portati in un piccolo parco vicino casa loro e dopo essersi distratti un attimo, i piccoli erano spariti! La polizia continua le ricerche, ma finora nessuno dei bambini scomparsi è stato ritrovato!»


«Ah, basta così! Queste notizie mi mettono ansia!»

«Sì, mettiamo un po' di musica! E poi, queste notizie potrebbero turbare Katy...»


La bambina, come al solito, stava guardando fuori dal finestrino con aria assente. Ma ciò non doveva per forza significare che non avesse sentito. 

Nonostante l'apparenza, Katy era una bambina sveglia. Aveva perfettamente capito cosa stava succedendo in quei giorni. 

Tutti quei bambini scomparsi nel nulla... Certo era una cosa inquietante, ma le sarebbe piaciuto sapere cosa... o chi... c'era dietro queste sparizioni. 

Mentre prendevano la strada per il bosco, i suoi occhi catturarono una strana immagine.

Tra i rami degli alberi secchi le era parso di vedere qualcosa... 


«...»

Forse si era sbagliata...


Quando arrivarono alla casa, l'anziana donna stava bevendo una tazza di tè sulla veranda. Gli occhi color grigio vetro scrutavano le insenature del bosco che la circondava, come se stesse aspettando che qualcosa comparisse all'improvviso. 

I capelli bianchi incorniciavano il suo volto, ritoccato di leggere rughe e lo scialle di lana posava pesantemente sulle sue spalle curve. 


«Ciao, nonna!»


Katy le corse incontro e l'abbracciò, venendo prontamente ricambiata. 


«Ahaha! La mia piccola Katy! Ogni volta sei sempre più grande!»

«Cresce in fretta, la nostra bambina.»

«E auguratevi che continui a crescere bene...»


Il tono della donna cambiò improvvisamente. Katy passò lo sguardo dalla nonna a i genitori e viceversa, studiando le loro espressioni. 


«Mamma, ma che dici...?»

«Sono solo preoccupata per tutte queste sparizioni... Non vorrei che mia nipote fosse la prossima preda... dello Slender Man...»

«Chi?»

«Ehm...»


Madison diede una piccola spinta a Katy, indirizzandola verso l'altalena.


«Katy, vai a giocare un po'. Noi e la nonna dobbiamo parlare...»


La bambina si allontanò lentamente dalla famiglia, guardando indietro. Voleva capire che cosa le fosse proibito sapere in quel momento. 


Slender Man...

Aveva sentito parlare di quella leggenda, ma ogni volta che chiedeva ai suoi genitori, nessuno dei due le dava mai risposta. Alcune volte balbettavano qualche frase sconnessa, altre evitavano l'argomento. 

Sapeva solo che lo Slender Man era una creatura... forse un uomo... magrissimo, vestito in giacca e cravatta, con tentacoli che si allungavano sulla sua schiena. La cosa più impressionante di costui era che... non aveva un volto. 

E rapiva i bambini per ucciderli oppure per portarli in un'altra dimensione.

Però... perché faceva una cosa del genere? 

Era davvero solo un assassino? 

O c'era un'altra ragione per cui faceva ciò?


Con questi pensieri, Katy si mise a sedere sull'altalena e cominciò a spingere sul terreno con i piedi, dandosi la spinta. Ben presto, sentì il vento tra i capelli, che le accarezzava il viso e sentì un senso di libertà pervaderla completamente. Sorrise. Si diede una spinta più forte e cominciò a volare. 

In alto. Come piaceva a lei.

Libera.


<< Mamma! Quante volte ti ho detto di non parlare di questa sciocca leggenda davanti a Katy?! >>

<< Lo Slender Man è tutto fuorché una leggenda, Madison. E Katy deve saperlo. >>

<< In questo modo la spaventi e basta! >>


L'anziana si sedette sulla sedia a dondolo nel salotto,  tenendo lo sguardo fisso sulla figlia, che non accennava a smettere di guardarla male, sperando di farla sentire in colpa per essersi lasciata sfuggire quella frase che avrebbe potuto turbare la loro piccola.


<< Se Katy sparirà nel nulla come gli altri bambini, rimpiangerete di non averla avvisata. >>

<< Non c'è alcun pericolo! Katy è una bambina responsabile! >>

<< Ne sono certa. Come lo erano tutti quei bambini scomparsi, vero? Lo Slender Man non fa distinzione tra responsabili e irresponsabili. >>

<< Perché ti ostini a raccontare questa storia?! E' solo una sciocca favola! >>

<< Ti sbagli, Madison. Ti sbagli. >>


Un improvviso silenzio calò nel salotto. I due genitori si scambiarono uno sguardo preoccupato. 


<< Lo Slender Man è molto più di una favola... E' una storia... una triste storia. >>



Una volta, un uomo, tornando dal suo lavoro, vide la sua casa bruciare tra le fiamme. 

Sapeva che in casa vi erano i suoi beni più preziosi: la moglie e il figlio di soli nove anni.

Senza pensarci si buttò a capofitto tra il fuoco e il calore, per salvare ciò che aveva di più caro al mondo.

Purtroppo sua moglie era già morta, appassita come un fiore tra la lava, ridotta a un manichino senza vita.

Ma una flebile voce gli diede la forza di non arrendersi.

Suo figlio era ancora vivo!

Corse tra le fiamme, gocce di sudore colavano dal suo volto.

Eccolo lì!

Suo figlio piangeva e lo chiamava, implorandolo di portarlo via. 

L'uomo lo prese in braccio, tenendolo stretto, gli baciò la fronte e sussurrò: "Tranquillo! Papà è qui! Ora ti porto via..."

Corsero nell'inferno, cercando la porta per uscire. Ma il fuoco si frappose fra loro e la libertà. 

L'uomo si guardò intorno, disperato, finché scorse una finestra. L'unica via d'uscita!

Strinse il suo bambino, e corse verso quel cielo di vetro. 

Saltò.

Il volo fu breve ma intenso. 

Entrambi svennero per lo shock e la stanchezza... E il fuoco li avvolse...


<< Quell'incendio segnò profondamente la vita di quell'uomo... Il suo volto e il suo corpo furono terribilmente ustionati. E suo figlio, be'... suo figlio non c'è più... Eppure lui continua a cercarlo... Crede che sia ancora vivo, da qualche parte... >>


La casa fu avvolta dal silenzio. La vecchia donna osservò i due giovani genitori, i loro occhi erano sgranati, emanavano sconcerto...

Quella era la prima volta che ascoltavano la vera storia dello Slender Man... 

Ma Madison scosse la testa, ritornando alla realtà.


<< Si, certo... Ma è pur sempre una leggenda... >>

<< No, mia cara... Non è una leggenda... >>


Il cielo era limpido quel giorno. Neanche una nuvola a intralciare quell'azzurro che si rifletteva negli occhi verde smeraldo di Katy. 

Ad un tratto, la bambina sentì un rumore dietro di lei.

Si voltò di scatto, il suo sguardo si perse nel miscuglio di alberi e rami secchi.

Non c'era nulla, eppure aveva la sensazione che qualcosa la stesse osservando...

Di nuovo, sentì quel rumore.

Scese dall'altalena, attirata da quel misterioso suono... 

Era incuriosita, voleva capire cosa fosse.

Si inoltrò nel bosco.

I suoi passi si infittirono tra i rami caduti per terra, così come quella cosa che le sfuggiva misteriosa, eppure la attirava a sé, come una strana forza a cui lei non poteva fare a meno di andar contro. 


<< Madison, vado a controllare cosa sta facendo Katy. >>

<< Cosa vuoi che stia facendo? Starà giocando con l'altalena come al solito. >>


Senza dar retta alla moglie, il giovane padre uscì di casa e si diresse sul retro. Ma lo attendeva una spiacevole sorpresa...

L'altalena era vuota, mossa appena dal vento. 

Nessuna traccia di Katy.


<< Katy... Katy...! >>


Cominciò a chiamare il nome di sua figlia, ma lei non rispondeva. Gridò più forte.


<< Katy! Katy, dove sei?! >>

<< Isaac, che succede? >>

<< Katy... Katy... è sparita! >> Tutto ciò che sentiva era il rumore dei suoi passi sulle sterpaglie. Quel rumore strano era finito all'improvviso, ma troppo tardi Katy si accorse di essere completamente sola in mezzo al bosco, per di più era calata la sera.

Stava cercando di tornare indietro. Non voleva pensare di essersi persa. Questa cosa la spaventava.Doveva essere tardi, una grande luna piena era appesa al tappeto nero del cielo. Bellissima.Ma sarebbe stato molto più bello osservarla dalla finestra della sua cameretta, al caldo, con i suoi genitori. In quel bosco, al freddo e all'umido, tra quegli alberi dalla forma terrificante, Katy si sentiva terribilmente a disagio. 

Si sentiva osservata... Aveva paura!Improvvisamente sentì l'impulso irrefrenabile di correre. Qualcosa nascosto nel buio la stava inseguendo, lo sentiva.Non sapeva dove stava andando, evitava i rami cercando di non cadere. Aveva la sensazione che se si fosse fermata, quella cosa l'avrebbe presa... E non l'avrebbe risparmiata...Voleva piangere. Aveva tanta paura!

Si era persa. Doveva arrendersi all'evidenza. Avanzava nel buio, alla cieca. Sapeva solo che doveva uscire da quella foresta. Subito.Ma senza una fonte di luce era difficile vedere lì. Una radice troppo sporgente la fece inciampare, e Katy non poté evitare di cadere a terra. Era stremata, esausta... Voleva rimettersi in piedi, ma le risultava così difficile a causa della stanchezza e la paura.Ad un tratto, sentì qualcosa... Di nuovo quel rumore che aveva sentito quando si era inoltrata nel bosco...Un fruscio tra i rami degli alberi... Che diventava sempre più insopportabile.

La paura aumentò fino a trasformarsi in terrore folle...Katy si girò lentamente, voleva capire che cosa fosse ciò che la stava terrorizzando così tanto. All'inizio fu difficile capirlo, ma non ci volle molto per realizzare ciò che aveva davanti. Una sagoma esile, vestita in abito nero elegante, giacca e cravatta, altissima... E il volto... No, un momento...Quella creatura non aveva volto!!!Impossibile!

Quello che Katy aveva davanti era... lo Slender Man! 

"Esiste... Esiste davvero!" Quel pensiero le fulminò la mente.

La creatura che rapiva i bambini e li faceva sparire nel nulla era lì, davanti a lei. Si rimise in piedi. Il terrore era così tanto che era come pietrificata.

Non parlava, non si muoveva... Rimase lì a fissarlo. Adesso che cosa sarebbe successo? L'avrebbe fatta sparire come gli altri bambini? Soltanto quando lo Slender Man mosse in modo minaccioso i rami degli alberi, la bambina si rese conto che c'era qualcosa di strano in quelli. Si muovevano fluidi come... tentacoli! Quelli erano tentacoli! Katy venne lacerata da un solo lucido pensiero: 

"Scappa!" Adesso! Finché c'era una speranza non poteva permettersi di morire lì! Si rimise in piedi e scappò via.

Correva veloce. La paura era la sua forza, che la costringeva a non fermarsi! Il pensiero di morire, lo scopo che la teneva sveglia!Non guardava indietro. Sapeva che era lì. Forse la stava seguendo, ma non voleva saperlo. Scostava i rami dagli occhi, si faceva strada nel buio, pregando che la luce della luna le illuminasse un po' di più il cammino.Le mancava il fiato. Non sapeva dove stava andando. Le sembrava di girare intorno!Quando finalmente mise piede fuori dalla foresta.

Davanti a lei c'era un edificio, probabilmente inutilizzato. Poteva nascondersi lì.

Diede uno sguardo veloce dietro di lei, ma non vide nessuno. Forse aveva smesso di inseguirla?L'aveva seminato?Comunque, non poteva ancora dirsi al sicuro. Quella creatura poteva essere ovunque.

Corse verso la struttura abbandonata e vi entrò. Arrivata all'entrata, un lungo corridoio buio e tetro le si parò davanti. Era così scuro che non riusciva a distinguere neanche la fine di quello. Avrebbe voluto piangere... Sembrava un film dell'orrore. Entrò timorosa e pose le mani in avanti, andando a tentoni. Il corridoio era molto, troppo stretto. E l'oscurità non giocava certo a suo favore. Il suo cuore tremava. Ad un certo punto, con la piccola mano, identificò uno spazio in cui doveva esserci una stanza con una finestra, la luce della luna filtrava lì.

Entrò e guardò fuori, cercando di capire dove potesse essere finito lo Slender Man. Sembrava sparito nel nulla...Non voleva guardare ancora, la metteva a disagio. Si sentiva osservata... Si girò... Gridò. Era lì! Era in quella stanza che la osservava... Non aveva occhi, ma era come se li avesse. Katy se li sentiva addosso.

Aveva bloccato l'uscita. Non poteva scappare! Terrorizzata, stremata, scivolò sul pavimento. Si era arresa, ormai non poteva andare più da nessuna parte. Lo Slender Man l'aveva intrappolata. Sarebbe morta lì, in quell'istante...Scomparsa e dimenticata dal resto del mondo. Nessuno l'avrebbe trovata...  

C'era una cosa che non riusciva a spiegarsi, però... Nonostante la paura, non poteva fare a meno di guardarlo... I suoi occhi verdi, pieni di lacrime, fungevano da specchio per quell'essere senza volto... Non riusciva a smettere di guardarlo... E non sapeva perché... Il volto dello Slender Man era rivolto verso la bambina, i suoi tentacoli neri si muovevano fluidi nella stanza, probabilmente aspettando solo di infilzarla. 

Per un attimo, a Katy sembrò che lo Slender Man stesse scrutando nella sua anima, percepiva la sua paura... Ma aveva come la sensazione che fosse... triste...Percepiva il suo dolore, e non era per niente soddisfatto... Le avevano detto che quel mostro si divertiva con le sue vittime, ma la bambina ebbe la sensazione che non fosse così. ... Silenzio.

Era il sovrano di quel momento così terrificante eppure così triste.Si stavano guardando...Katy e lo Slender Man.

Lo Slender Man e Katy. Buio. Paura. Tristezza. I tentacoli si allungarono velocemente verso di lei! "E' finita! Sono morta!" ...

Non aveva sentito dolore. Strano.Si aspettava di sentire le sue ossa che venivano strappate brutalmente da quei tentacoli, o di sentirsi gridare e piangere, mentre in bocca provava il sapore del suo stesso sangue...

E invece non successe nulla di tutto questo.

Nel momento in cui aveva visto i lunghi tentacoli neri estendersi verso di lei, Katy aveva chiuso gli occhi. Quando li riaprì, lo Slender Man era chino davanti a lei, il volto a pochissima distanza, che la fissava.

Le mani della piccola, riunite sul cuore, tremavano per il fretto e lo spavento. La creatura in giacca e cravatta non faceva nulla, semplicemente la guardava. Allungò lentamente una lunga, scheletrica e pallida mano verso il viso della bambina, che non smetteva di guardarlo. Voleva capire cosa volesse fare.

E ciò che fece lo Slender Man la lasciò sorpresa.Con le lunghe dita scostò piano la frangetta dagli occhi smeraldini di Katy, per poi abbassarla fino a sfiorarne le palpebre e i contorni. Se avesse potuto vedere la sua espressione in quel momento, Katy avrebbe giurato che fosse rimasto stupito. Ma... da cosa...? Forse era solo un modo per prendere tempo... forse voleva solo illuderla che l'avrebbe risparmiata...

Aveva sentito che lo Slender Man si comportava così. Faceva soffrire le sue vittime, le metteva in trappola e poi le lasciava vivere, illudendole di essere salve, ma al momento buono ne avrebbe approfittato. 

<< I... >><< ?! >><< I... tuoi... occhi... >> Katy sgranò gli occhi.

Non aveva bocca, quell'essere, ma aveva appena parlato. O almeno credeva che l'avesse fatto. La mano di lui continuava a percorrere i contorni degli occhi della bambina, come se ne fosse incantato. Poi, sembrando che avesse riacquistato la sua vera natura, lo Slender Man si alzò in piedi, la guardò un'ultima volta...

E se ne andò.

Katy rimase seduta per terra, ancora tremava per la paura, e una domanda le riempiva la mente: "Perché non mi ha uccisa?" Un fulmine illuminò la stanza a giorno e poco dopo il rumore inconfondibile della pioggia arrivò alle orecchie di Katy. Guardò fuori dalla finestra, realizzando che adesso non poteva più andare da nessuna parte neanche se avesse voluto. Non poteva fidarsi dello Slender Man, sapeva le cose che si dicevano su di lui. Probabilmente aspettava solo che si addormentasse e poi l'avrebbe uccisa. Adesso era davvero in trappola.

Si lasciò scivolare per terra e si addormentò, aspettando la morte.Non sognò quella notte, ma si risvegliò. Questo la sorprese. Si aspettava di non svegliarsi mai più, e invece i suoi occhi si aprirono lentamente alla debole luce del mattino, oscurata dalle nuvole. Credette che l'incubo passato la notte prima fosse stato tutto un sogno, ma si rese conto che non poteva essere così, visto che la stanza in cui si era svegliata era la stessa di quella in cui si era addormentata: una stanza vuota dalle pareti di piastrelle bianche, in un edificio abbandonato.

Si mosse un po' e notò che c'era qualcosa che la proteggeva dal freddo. Una coperta marrone castamente appoggiata sul grembo.

Rimase stupita. Da dove saltava fuori quella coperta? 

"Possibile che...?" Si mise in piedi, appoggiando la copertina per terra e guardò fuori dalla finestra.

Il terreno era completamente bagnato e alcune pozzanghere contornavano quel quadro desolato. Il bosco si manteneva intatto in tutta la sua calma. Lo Slender Man era forse lì, tra quegli alberi, ad osservarla?

Decise di uscire fuori. Quel posto di giorno faceva molto meno paura. Ma Katy era curiosa di sapere dove fosse ora lo Slender Man, e di capire come mai non l'aveva uccisa quando ne aveva avuto l'occasione.

Si inoltrò nei boschi, senza sapere esattamente perché lo stesse facendo. Come faceva a sapere che lo Slender Man non l'avrebbe fatta fuori quella volta?

Non lo sapeva, ma aveva bisogno di capire chi era davvero quella creatura. I tuoi occhi... Aveva detto. Che cosa aveva visto nei suoi occhi da convincerlo a lasciarla stare? Camminò per un po' ascoltando i suoi passi sui rami rinsecchiti. Di tanto in tanto si girava verso l'edificio per essere sicura di non perdersi. Si guardava intorno alla ricerca dell'uomo in giacca e cravatta, ma era da sola, non c'era nessuno. 

O forse... Era lì, solo che si stava nascondendo... Controllò attentamente gli alberi, cercando di rintracciare un dettaglio che le permettesse di capire che c'era. E poi lo vide! 

<< Ah! >> Un volto pallido spiccava in mezzo ai rami neri e grigi. Eccolo lì.

E adesso? Doveva andare da lui o scappare via? Prima che potesse trovare la risposta lo Slender Man si girò verso di lei e inclinò il volto di lato, come incuriosito, e avanzò.

Katy deglutì, ma era decisa a non scappare. Voleva vedere che cosa avrebbe fatto. L'uomo smilzo si parò davanti a lei e la osservò, ritto in piedi. Katy notò che la sua cravatta era rossa, un tocco di colore che sembrava un po' fuori luogo, ma che al tempo stesso sembrava diminuire la tensione. E di nuovo calò il silenzio, esattamente come la sera prima. Nessuno dei due si muoveva o fiatava, l'unica loro invisibile mossa era lo sguardo. 

<< Vuoi... uccidermi? >>

<< ... >> L'altro non rispose. Come al solito, la fissava in silenzio, senza farle capire che cosa volesse. Poi le voltò le spalle e si allontanò. Katy lo seguì.  

<< Aspetta! >> Gli gridò, parandosi davanti a lui.  

<< Ho sentito molte cose su di te. Dicono che rapisci i bambini... E che li fai sparire nel nulla. Alcuni dicono che li mangi... >> Lui continuava a stare in silenzio. Il suo volto bianco sembrava mescolarsi al cielo dello stesso colore, e il vestito nero lo rendeva parte del bosco. Katy aspettava ansiosa una sua reazione, ma lo Slender Man, nuovamente, non fece nulla.  

<< Hai intenzione di far sparire anche me...? >> Katy si chiedeva perché lei stessa stesse reagendo in quel modo. Dopotutto, davanti a lei aveva un mostro imprevedibile, che poteva ucciderla come e quando voleva.

Eppure voleva sapere perché non l'aveva uccisa prima e perché la stesse risparmiando. La creatura non reagiva, sembrava non darle importanza. Infatti, poco dopo, riprese a camminare in avanti.La bambina lo guardò allontanarsi. Sembrava che fosse impossibile che le desse una risposta, dopotutto non aveva neanche la bocca.Eppure la sera prima aveva parlato.  

<< Perché non rispondi?! So che puoi parlare! Ieri lo hai fatto!! >> Non appena ebbe pronunciato quelle parole, lo Slender Man si fermò. Katy deglutì quando la creatura si voltò e tornò verso di lei, ripetendo le stesse mosse della sera prima. Si chinò davanti a lei, e restò li ad osservarla, come faceva sempre. La piccola giurò che la stesse guardando dritta negli occhi. E di nuovo il tempo sembrò fermarsi. 

Esistevano solo loro due e le loro anime celate dietro occhi invisibili.  

Plic. 

Katy alzò lo sguardo al cielo e si accorse che stava ricominciando a piovere. Senza pensarci due volte, la bambina si tirò sulla testa il cappuccio della felpa e corse via, verso l'edificio. Lo Slender Man la guardò allontanarsi. Quella bambina era davvero particolare.Aveva paura di lui, ma la sua curiosità sembrava vincere quella paura. Persino lui si chiedeva perché non l'avesse uccisa...

Katy entrò velocemente nella struttura abbandonata, appena prima che la pioggia cominciasse a diventare più forte.  

<< ?... >> Lo Slender Man era rimasto nel bosco, da solo, a mescolarsi tra gli alberi. "Perché è rimasto lì? Non prova neanche a ripararsi dalla pioggia?" 

Solo... Fissava il cielo nuvoloso con lo stesso vuoto che provava dentro di sé. Il suo volto non risentiva delle gocce di pioggia, e non conosceva più il caldo o il freddo. Quella pioggia... Ormai faceva parte di lui. Allungò un po' i tentacoli e si adattò meglio agli alberi secchi, diventando invisibile.Non sapeva che cosa volesse dire esattamente per lui diventare invisibile. Era una sua caratteristica... Oppure si stava solo nascondendo...?

Quei bambini che sentiva ridere nei parchi... Quante volte li aveva sentiti parlare di come sarebbe bello essere invisibili, per sfuggire ai rimproveri delle mamme, o a interrogazioni per cui non avevano studiato...Ma loro non capivano... Non c'era niente di divertente nell'essere invisibili... 

<< Ehi... >> Si voltò di scatto. Quella bambina era di nuovo accanto a lui. 

<< Perché non vieni là dentro? Ti bagnerai tutto qui fuori... >>

<< ... >> Cominciò a credere che entrambi cercassero di dire più con lo sguardo che con le parole, perché tornarono per l'ennesima volta a guardarsi. Era una sensazione strana.

Di solito i bambini scappavano quando lo vedevano, e a lui stava il compito di acchiapparli. Quella bambina invece... Quella bambina non sembrava avere paura, ed era persino gentile con lui. Ma non era quello il motivo per cui non riusciva a ucciderla. Perché era questo il problema... Non riusciva a ucciderla... Non ne aveva il coraggio. Gli era difficile ammetterlo, ma era così.

E il motivo erano i suoi occhi. Quegli occhi smeraldini, bellissimi, che non avrebbe mai dimenticato. Li aveva già visti, forse quando era ancora vivo...Vivo... Chissà se era morto, o no? Spesso se lo domandava, non riusciva a rispondere a quella domanda.Non era sicuro di essere vivo, ma non lo era neanche di essere morto...  

<< Allora? >> Chiese di nuovo la bambina con espressione leggermente imbronciata. Le dava fastidio essere ignorata, e lui non faceva altro che complicare le cose. Intanto la pioggia cadeva sempre più forte, ormai anche il cappuccio della felpa di Katy era fradicio, ma nonostante tutto non si muoveva. Restava accanto allo Slender Man pur di convincerlo a ripararsi con lei.

Ovviamente, anche stavolta non ricevette risposta, così sbuffò e si sedette per terra proprio accanto a lui.

Slender Man continuava a guardarla. Perché stava facendo tutto ciò? Cosa le saltava in mente? Sembrava non volesse lasciarlo solo, tanto da restare con lui sotto la pioggia. Katy cercava di non darlo a vedere, ma cominciava a sentire freddo e i vestiti bagnati erano totalmente appiccicati al suo corpo. Non sapeva neanche lei perché si stesse comportando in quel modo, ma quell'essere... Non se la sentiva di lasciarlo in quel modo. 

Ad un tratto, si accorse che le gocce di pioggia si erano improvvisamente fermate. Ma non aveva smesso di piovere.Alzò lo sguardo lentamente e realizzò si avere su di lei qualcosa che la proteggeva. All'inizio sembrava uno strano e folto intrico di rami secchi, ma poi si rese conto che non provenivano dagli alberi, bensì... dallo Slender Man.

La creatura non rimuoveva il suo volto da lei, senza proferire parola, in un silenzioso ed enigmatico gesto di protezione stava cercando di ripararla dalla pioggia battente con i suoi tentacoli. Poi, alzando il viso, incitò Katy a guardare nella stessa direzione e la bambina capì. Le stava indicando l'edificio abbandonato, probabilmente voleva che andasse dentro. 

Katy si rialzò da terra e si ripulì la gonna, ma prima di allungarsi verso la struttura, tese la mano verso di lui, mostrandogli un ingenuo sorriso. 

<< Andiamo? >> Slender Man non fece nulla, se non fissarla per qualche altro secondo.

Per la prima volta, dovette ammettere di aver perso, questa volta era lui ad essere "morto". E il suo assassino era... una bambina.

Dolcemente arreso.Avvolse con le lunghe e ossute dita la mano della piccola e si incamminò con lei.



<< Signora, stia tranquilla. Le dispiace raccontarmi ancora una volta com'è andata? >>

<< Gliel'ho già detto... Noi eravamo dentro con mia madre, e avevamo mandato Katy a giocare all'altalena... E poi... Non lo so, poi è scomparsa nel nulla... >>

<< E non ha notato niente di strano? Magari qualcuno nei paraggi... >>

<< No... No, nessuno... >>


Le sirene della polizia illuminavano di blu le mura immacolate della casa in mezzo al bosco. Avendo notato l'assenza della figlia, i genitori di Katy l'avevano cercata per una giornata intera senza risultato, così avevano chiamato le forze dell'ordine. Adesso sedevano nel salotto di casa, sul tavolino un servizio da te inutile, e i due genitori abbracciati e disperati sul divano.

Davanti a loro un agente sui quaranta, vestito impeccabilmente. Il suo nome, a quanto aveva mostrato dal cartellino, era James Roosvelt e si era presentato come colui che stava indagando sulla scomparsa di tutti quei bambini. Purtroppo sembrava che niente fosse destinato comunque a risolversi, visto che per un'intera giornata avevano setacciato il bosco a vuoto, e l'agente davanti a Madison continuava a porle sempre le stesse domande, come se da quelle potesse scaturire una risposta.


<< L'ha presa lui... >>


Tutti i presenti rivolsero lo sguardo all'anziana donna che stava seduta in disparte a fissare il bosco con aria assente. 


<< Come, prego? >>

<< Slender Man ha preso Katy. >>


L'agente inclinò la testa di lato, arricciando le labbra perplesso.


<< Slender Man? >>

<< Ah, non le dia retta, agente! E' solo una sciocca leggenda che mia madre si ostina a raccontare... >>

<< Credi che sia una leggenda anche ora che ha preso tua figlia? >>

<< Mamma, ti ho detto di smetterla con questa storia! >>

<< Signore, vi prego calmatevi! Volete spiegarmi chi è questo tizio? >>


L'anziana puntò lo sguardo vitreo sull'agente, poi tornò a guardare il bosco dalla finestra.



Fuori continuava a piovere a dirotto sebbene le nuvole lasciassero intravedere qualche macchia azzurra. Il bosco era immobile e silenzioso, sembrava che anch'esso volesse ascoltare il rumore delle gocce che battevano ferocemente sui loro rami e scendevano giù lungo i loro tronchi.

Katy osservava tutto questo dalla finestra dell'edificio abbandonato. Dietro di lei, Slender Man la osservava senza fiatare. La bambina si girò piano e si mise a sedere per terra, raccolse la copertina e l'avvolse sulle sue spalle. 


<< Questa me l'hai data tu, vero? >>


L'uomo smilzo non parlò. Stava fermo, immobile come una statua. Katy sospirò impercettibile e si sistemò meglio la coperta in modo che coprisse tutto il corpo. Seguì qualche minuto di silenzio, poi la bambina, tenendo lo sguardo basso, sussurrò:


<< Grazie... >>


Fu impercettibile, impossibile da notare, ma Katy se n'era accorta. Slender Man, a quel grazie, aveva sobbalzato. Forse trovava strano che un mostro come lui venisse ringraziato?

I mostri erano cattivi e dovevano essere uccisi... Non poteva esistere un mostro buono.

Questo era sempre quello che si insegnava ai bambini...

Slender Man le si avvicinò, si chinò davanti a lei e allungò una mano poggiandola su quella piccola e morbida della bambina. Lei lo guardò, dando un'espressione a quel viso vuoto, ma che in quel momento trasmetteva un insolito affetto. 


<< Avevi paura che potessi aver freddo? >>


Nel suo silenzio, sembrò che l'uomo smilzo avesse voluto risponderle. Katy gli sorrise.


<< Dicono così tante cose su di te; che sei cattivo, che uccidi i bambini. Ma credo che la gente non conosca la verità per dire simili cose... >>


Come Katy potesse affermare queste cose con tanta sicurezza non lo sapeva, ma Slender Man non gli sembrava cattivo, in quel momento meno che mai... Lui restò ancora un po' a osservarla, e poi alzò la faccia pallida alla finestra, la bambina seguì il suo sguardo. La pioggia si era calmata, ma qualche goccia continuava a cadere dal cielo plumbeo.


<< Come mai sei finito qui? >>


Gli chiese ad un tratto, attirando di nuovo la sua attenzione.


<< Che cosa ti è successo...? >>

<< ... >>


Slender Man chinò il capo, sembrava triste... Forse quella domanda era stata troppo azzardata, tanto che Katy se ne pentì.


<< Scusa... Non volevo... >>


Tossicchiò imbarazzata, si era resa conto di essere stata un po' invadente. Ma ad un tratto, sentì una leggera carezza scostarle la frangetta e scendere giù per il viso come fosse una lacrima, in realtà era una delle lunghe dita di Slender Man che le sfiorava il volto paffuto. Quasi le fece il solletico e non poté trattenersi dal ridere. Slender Man sembrò rilassarsi, probabilmente non voleva vederla triste.

Solo in quel momento Katy si accorse che il rumore della pioggia era finito. Guardò fuori dalla finestra e si rallegrò, constatando che aveva smesso di piovere e qualche debole raggio di luce penetrava tra le nuvole, illuminando la terra bagnata e le pozzanghere che si erano formate. 

Katy si alzò di scatto e corse fuori. Il cielo si era aperto un po' e un luminoso arcobaleno faceva capolino dall'entrata di quell'edificio, rendendo magico quel bosco che la notte prima l'aveva così inquietata. 

Scoppiò a ridere e cominciò a girare su se stessa, felice. 

Slender Man stava sulla soglia della casa in rovina, e guardava la sua piccola ospite danzare sotto l'arcobaleno. Un nuovo brivido lo percorse. Vedeva gli occhi di lei illuminarsi dalla gioia per quell'incredibile effetto della natura. 

La stessa luce che brillava negli occhi di una persona... che gli era molto cara...

Prima di scomparire...

Anche a questa piaceva l'arcobaleno...


Stomp! 


<< Ahi! Ahahaha!! >>


Katy era caduta per terra, stava distesa sul terreno bagnato, eppure continuava a ridere. Che ragazzina strana...


<< Mi gira la testa! Ahahahah! >> 


Continuava a ridere spensierata. Di solito, era a lui che attribuivano l'aggettivo di pazzo, ma per quella bambina sarebbe stato altrettanto adatto. Non comprendeva il motivo di tanta gaiezza... Eppure, era una gioia che lo faceva sentire stranamente bene...

La leggenda lo voleva come il mostro che si sfoga e prova piacere nell'uccidere bambini, ma non era affatto così.

Non trovava nulla di divertente nell'uccidere.

In realtà c'era un altro motivo per cui era sempre presente in posti dove ci fossero tanti bambini... Totalmente diverso da quello delle storie che si raccontavano...

Una malattia che, ne era consapevole, non sarebbe mai stato in grado di curare...

Eppure continuava a farlo... Forse perché era disperato...

Oppure era vero... Era pazzo...?


<< Slender Man... >>


La dolce voce di Katy richiamò ancora una volta la sua attenzione.


<< Visto che sei da solo... Non ti annoi mai? >>


Il voltò si inclinò in un gesto di curiosità. Che voleva dire? Di certo lui non giocava a nascondino da solo.

Però... Quella domanda lo fece riflettere...

In effetti, lui in quegli anni di solitudine e patologie non aveva mai fatto nulla se non mimetizzarsi tra quegli alberi, fino a diventare quasi uno di loro, nessuna pietà, nessun sentimento, proprio come gli alberi di quel bosco.


<< C'è qualcosa di bello da fare qui? >>


Chiese nuovamente la bambina. Se avesse voluto le avrebbe risposto di no, ma... In effetti...

Si avviò camminando a passo svelto verso il bosco. Katy, per non perderlo, si mise a sedere subito e gli corse dietro. 


<< Dove stai andando?! >>


Nonostante sapesse che non gli sarebbe mai arrivata una risposta, continuava a fargli domande. Era convinta, in qualche modo, che prima o poi avrebbe parlato, come la prima volta...

I rami per terra, molli e bagnati, non facilitavano il percorso, e Katy doveva scostare rami sottili, ma resistenti, al contrario di lui che riusciva a passarvi in mezzo. 

Dove la stava portando? 

Quando finalmente scostò l'ultimo ramo dal suo viso, gli occhi di Katy si persero in un paesaggio spettacolare. 

Un lago di acqua limpida circondava un minuscolo appezzamento di terreno, il cui unico abitante era un enorme salice piangente, circondato e custodito dall'intricata costruzione di alberi grigi e secolari.


<< Wow... >>


Sussurrò la piccola, rapita da quello spettacolo. Non aveva mai visto una simile bellezza, sempre chiusa nella città... 

Invece lì fuori era così bello. E colui che le stava mostrando queste meraviglie era... Slender Man.

Un mostro.

Un assassino.

Non poteva essere tale...

Erano solo leggende, storie...

Certo, non poteva essere ancora sicura di chi fosse realmente Slender Man, ma ormai era certa che non poteva essere quello che descrivevano...

Senza farsi notare, gli rivolse uno sguardo per capire cosa stesse facendo.

Osservava il panorama... Malinconico.

Come poteva capire cosa stesse pensando? Eppure aveva proprio questa impressione.

Guardò nuovamente a terra e scorse una  violetta in mezzo alla sterpaglia. Si chinò e la colse, strappandola delicatamente dal terreno. Poi si girò verso Slender Man e gliela tese.


<< Lo so, non è tanto... Ma devo pur ringraziarti in qualche modo... >>


L'uomo senza volto fissò il fiore, prendendolo dalle mani della bambina. Poi tornò a guardare lei. 

Ringraziarlo per cosa? 

Le aveva dato quella coperta, era vero, ma... che altro?

L'aveva risparmiata, forse?

No... Neanche questo...

Il motivo gli era oscuro, intollerabile per colui che sapeva leggere più di tutti nell'animo delle persone, percependone la paura... 

Ma quella bambina... Katy gli parve di aver capito... 

Perché non riusciva a comprenderla? 

La sua gentilezza, la sua gioia... Cosa avevano a che fare con lui? 

L'avrebbero guarito, forse? Poco probabile...

Ma... In fondo... Voleva sperare... Una cosa che aveva smesso di fare ormai tanto tempo fa...



<< Non riesco a capire dove sia finita quella bambina. La nonna mi ha raccontato una strana storia, riguardo un uomo smilzo... Slender Man, mi pare. L'ho sentito anche io. Quando ero bambino si raccontava questa storia per farci addormentare... >>

<< Che cosa ne pensa, signore? >>

<< Che andrò in fondo a questa storia. Voglio capire che fine ha fatto quella bambina e tutti quelli che sono scomparsi in questo periodo. >>


Il rumore della porta che si apriva distrasse James Roosvelt dal suo lavoro. La moglie, una donna giovane e dagli occhi vivaci, posò sulla scrivania un vassoio pieno di biscotti e una tazza di caffè. L'uomo la ringraziò con un sorriso e ne bevve un sorso, ma quando si accorse che la moglie stava guardando il computer, si affrettò a ridurre a icona la pagina internet. 


<< Cosa stai facendo? >>

<< Ricerche. Un'altra bambina è sparita e sua nonna mi ha raccontato una leggenda inquietante, secondo lei è la risposta a queste sparizioni. >>

<< Una leggenda? Intendi quello strano uomo che ho visto nelle foto prima che tu chiudessi la pagina? >>

<< Eh, si. Lo chiamano Slender Man, pare che sia ossessionato dai bambini. Non so se crederci o no. >>

<< Bè, mio caro, vedi di non rimanerne troppo invischiato, o rischi che Slender Man venga a prendere anche te. Ho sentito dire che non se la prende solo con i bambini. >>


Detto questo, la donna baciò il marito e uscì dalla stanza. James restò per qualche minuto a chiedersi cosa volesse dire, poi alzò le spalle e riprese a lavorare. Era incredibile quante notizie riguardo a quella leggenda girassero nel web. C'era praticamente di tutto: storie, immagini, perfino giochi.

La maggior parte erano racconti dell'orrore spacciati per esperienze realmente accadute, lo stesso valeva per molte fotografie che egli stesso aveva sottoposto ad un'attenta analisi, per poi scoprire che erano state modificate con qualche programma.

Insomma, tutto falso. 

Era tentato di spegnere il computer e andare a letto, quando si ricordò di controllare la posta elettronica, lì gli arrivavano gli ultimi aggiornamenti sui casi.

Nulla di nuovo se non cose che già sapeva. Tra questi anche qualche annuncio pubblicitario. Sbuffò e si affrettò ad eliminare gli spam quando qualcosa attirò la sua attenzione.

Uno dei messaggi riguardava proprio il caso dei bambini scomparsi. Lo aprì. C'erano interviste alle mamme e alla polizia e alcune foto dei bambini scattate prima che scomparissero. 


<< ?! >>


Quelle foto erano le stesse che gli erano state fornite per le indagini, ma non aveva mai notato una cosa... C'era una strana figura tra gli alberi...

All'apparenza sembrava un uomo in giacca e cravatta, ma il suo volto era molto sfocato e non era possibile capire chi fosse. 

La cosa strana era che anche nelle altre foto era presente questa... persona, se così si poteva definire. E anche nelle altre foto era perfettamente mimetizzata tra gli alberi e il suo volto era sfocato.

Non poteva essere una coincidenza. Prese il telefono e digitò un numero.


Katy camminava da sola nel bosco, volgendo a volte lo sguardo agli alberi che si slanciavano verso il cielo, creando con i loro rami un intricato labirinto immaginario. Non aveva ancora preso in considerazione l'idea di scappare e tornare a casa. Certo Slender Man l'aveva risparmiata, ma ciò non voleva necessariamente dire che Katy potesse totalmente fidarsi di lui. Magari aspettava proprio un suo passo falso, una sua fuga precipitosa e si sarebbe spazientito al punto che avrebbe potuto ucciderla senza scrupoli.

Quindi era meglio aspettare. Si fermò e tornò a guardare tra gli alberi, in cerca di qualcosa che le facesse capire che Slender Man era lì.

Nulla. Sospirò. Chissà dov'era? 

Taciturno, enigmatico, solitario... Katy aveva la sensazione che fosse terribilmente solo, ma lui stesso non faceva niente per tentare di stringere un qualche tipo di legame con lei. Era così strano. Era quasi sempre assente e quando appariva all'improvviso Katy non poteva evitare di spaventarsi. Aveva davvero una brutta abitudine! 

Persa in questi pensieri, non si accorse di una radice troppo sporgente e inciampò. Ma il tonfo non arrivò mai. Katy si ritrovò sollevata da una pallida mano scheletrica, che con un tocco gentile l'aveva rimessa in piedi ed evitato di cadere. Alzò lo sguardo per incontrare il viso vuoto di Slender Man, le piccole mani posate istintivamente sulla sua. L'uomo smilzo inclinò la testa di lato. Difficile sapere cosa stesse pensando.


<< Grazie... >>


Senza dire una parola, come al solito, Slender Man lasciò lentamente la presa e sparì di nuovo tra gli alberi. La bambina sospirò. Probabilmente tutte le domande che si faceva non avrebbero mai trovato una risposta. Si diresse verso il posto che qualche giorno prima Slender Man le aveva mostrato e si sedette sull'erba, immergendo una mano nell'acqua. Era fredda.

La tirò via con un gesto repentino e la portò vicino alla bocca, alitando per riscaldare le dita, che avevano quasi perso sensibilità. Due mani bianche e grandi apparvero improvvisamente da dietro la bambina e avvolsero quelle piccole di Katy, per riscaldarle. Katy si voltò a guardarlo. Questa volta, nella sua insepressività, le parve di cogliere uno sguardo di affetto, forse solo un'impressione data da quel gesto. Slender Man era chino dietro di lei e dopo un po' si sedette vicino.


<< Non mi ero accorta che facesse così freddo. >>


L'uomo smilzo la fissava, senza dire nulla. La bambina non smetteva di chiedersi perché non le parlasse. Era imbarazzata, cercava di trovare qualcosa di cui parlare, ma non c'era davvero molto su cui discutere. Guardò il cielo, bianco, non si capiva se stesse per venire a piovere o meno. Per la prima volta, in quel silenzio, pensò alla sua famiglia, ai suoi genitori, alla nonna... Era strano, ma... Non le mancavano più di tanto.

Credeva che avrebbe pianto ogni giorno, chiamato i loro nomi in eterno, credeva che sarebbe impazzita, o peggio, morta. Ma non era successo nulla di tutto questo. Forse perché la sua mamma e il suo papà non erano mai a casa, sempre impegnati a lavorare. Forse perché, anche quando erano presenti, loro stessi non sapevano come comportarsi e, per non mostrare il loro imbarazzo, la mandavano a giocare con l'altalena.


<< Sai, a volte mi chiedo se mamma e papà sentano la mia mancanza. >>


Slender Man, che nel frattempo stava osservando il paesaggio, tornò a fissarla e notò di nuovo quello sguardo triste sul suo volto. Katy pensò che forse era poco saggio parlare di una cosa del genere con il suo... " rapitore ", ma aveva preso a parlare quasi involontariamente. Forse Slender Man avrebbe potuto comprenderla, forse quello poteva essere un modo per essere... amici.


<< Loro non ci sono mai, sono sempre a lavoro. So che mi vogliono bene, ma... A volte penso che la solitudine in cui sono costretta a vivere non faccia parte di me, ma qualcosa che mi sia stata imposta... Proprio da loro. Una volta ho sentito la mamma e la nonna che litigavano e dicevano cose del genere. Certi giorni ho la sensazione che... C'è di meglio... Da qualche parte, c'è qualcuno che mi ama e che mi sta aspettando... >>


Slender Man ascoltava con attenzione le sue parole. Quella bambina era sola, proprio come lui. Ma non poteva fare a meno di guardarla e vedere la persona che aveva più a cuore... 

Papà...

Era così vago il significato di quella parola, eppure lo sentiva così vicino. C'erano ricordi legati a quella parola, ricordi gioiosi. E dolorosi.


<< Ehi? >>


La voce timida e dolce di quella bambina lo riportò alla realtà. Katy lo guardava senza paura, il suo sguardo rendeva il suo volto da bambina ancora più tenero. Era la prima volta, dopo tutti quegli anni, che un bambino lo guardava senza avere terrore nei suoi occhi. 


<< Stai bene? >> 


Cosa voleva dire? Non provava sensazioni da quando era diventato ciò per cui era conosciuto. Non era visto come nient'altro che un mostro. Come faceva quella bambina a capire come si sentisse? E poi... Quegli occhi... Gli erano così familiari...


<< Posso farti una domanda un po'... strana? >>


Chiese poi la piccola all'improvviso. Slender Man la guardò per qualche istante prima di fare un impercettibile cenno affermativo con il capo.


<< Tu sei sempre stato così... o avevi una vita diversa...? >>


Strana domanda, degna di lei. Era davvero così curiosa, o era solo... incredibilmente matura? Sembrava affascinata dalla sua natura mostruosa, a differenza degli altri bambini. Interessante. Peccato che una domanda del genere gli riportasse alla mente ricordi troppo forti. Aveva avuto una vita, finché non era accaduta una catastrofe... Ciò che lo aveva condannato ad assumere quelle sembianze. Gli faceva male ricordare... 


<< Sei vestito in modo abbastanza... normale, per essere un mostro... A pensarci bene, non so neanche se sei davvero un mostro... >>


Slender Man rimase abbastanza stupito da quell'affermazione. Si alzò da terra e prese per mano la bambina, portandola nel profondo del bosco. Katy lo osservava senza capire, e quando furono completamente circondati dagli alberi secchi, l'uomo smilzo fece una cosa che Katy mai si sarebbe aspettata.

La prese in braccio e, mimetizzandosi tra gli alberi, cominciò ad allungarsi, arrivando ad un'altezza ancora più grande di quella che aveva. La vista che le si presentò davanti era incredibile!

Si vedeva la città da lontano, una piccola distesa di marmo bianco, allontanata da loro da un'immenso oceano nero caratterizzato dagli alberi che, in quel momento, erano il loro rifugio. Il vento sfiorava il volto di Katy, scostandole i capelli e illuminando i suoi occhi di lacrime. 

Quel paesaggio era strano, davvero insolito, ma era qualcosa che faceva parte di lui. Una vista incredibile, bellissima, ma malinconica... Slender Man le stava rispondendo in quel modo, facendole capire che le sue memorie erano così profonde e tristi che si erano invaghite di lui, rendendolo ciò che era. Una malattia terribile, dalla quale nemmeno lui poteva liberarsi.

Il suo passato era bruciato via, e con esso la sua anima... E chissà, forse anche il suo volto...

Katy lo guardò e passò una piccola mano sul suo volto pallido e inesistente, e si chiese come sarebbero stati i suoi occhi se li avesse mai avuti.


<< Hai sofferto tanto... e hai paura che ciò che hai passato possa ritornare a tormentarti... E' per questo che stai qui da solo? >>


Sapeva che avrebbe capito. Quella piccola creatura innocente riusciva a capire più di quegli stupidi adulti che raccontavano leggende e storie su di lui, facendolo passare per un assassino assetato del sangue dei bambini. Si abbandonò al tocco gentile di Katy prima di tornare alla sua statura, poggiò la bambina per terra e si mimetizzò di nuovo tra gli alberi, facendole perdere le tracce. 

Katy rimase ancora una volta da sola. Non provò a seguirlo, né a chiamarlo. Semplicemente lo lasciò andare, così come lui aveva lasciato andare lei quando avrebbe potuto ucciderla senza pietà.


Ancora molte cose erano all'oscuro, e Katy sapeva che erano tutte da scoprire. Dopo aver giocato nel bosco, osservato gli strani movimenti degli insetti e degli animali, la notte era calata sull'ambiente, insieme alle nuvole minacciose che illuminavano il cielo nero con i loro fulmini.

Katy era tornata all'edificio abbandonato e osservò la pioggia cadere ferocemente. Quel temporale era scoppiato all'improvviso, soffiando anche vento freddo. Si coprì con la copertina e cercò di addormentarsi, peccato che il rumore feroce dei fulmini la facesse sobbalzare terribilmente, e da sola aveva paura in quel luogo. 

I tuoni rombavano furenti, e Katy pensò che sarebbe stato difficile addormentarsi, almeno fin quando non alzò lo sguardo, trovando davanti a lei Slender Man che la osservava nel buio. Le vennero i brividi, quella visione faceva paura...

Ma ormai sapeva che l'uomo smilzo non aveva cattive intenzioni. Si avvicinò lentamente a lei e la mise sdraiata a terra, sistemandole meglio la coperta. Quando fece per scomparire di nuovo, Katy lo richiamò.


<< Slender Man... >>


Si girò.


<< Potresti... Potresti restare qui a farmi compagnia, stanotte? Ho paura dei tuoni... >>


Per qualche secondo rimasero entrambi a guardarsi in silenzio. Dopo tre giorni, Katy si era abituata a questa cosa, e cercava di capire cosa volesse fare. L'ennesimo fulmine squarciò la notte e non riuscì a reprimere un grido di paura, nascose il volto nella coperta e cominciò a piangere. Aveva il terrore dei fulmini, non sapeva perché, ma li detestava! 

E di certo Slender Man non sarebbe voluto rimanere lì con lei a tenerle compagnia tutta la notte... 

Invece, l'uomo smilzo scoprì il suo volto con delicatezza e si sedette accanto a lei, accarezzandole i capelli. Katy lo guardava stupita, prima di sorridere debolmente. Si concesse di poggiare la testa per terra e chiudere gli occhi. 


<< Buonanotte. >>


Buonanotte.


Lo aveva detto lei? Forse aveva così tanto sonno da non essersene nemmeno accorta.

Ma di una cosa era sicura, qualcuno aveva sussurrato quella parola nella notte...

Il cinguettìo degli uccelli e un debole raggio di sole destarono Katy dal suo sonno profondo. La bambina aprì lentamente gli occhi, ancora un po' assonnata, sfregò la mano chiusa a pugno su uno di essi e quando la vista si fece più chiara... Sobbalzò.


<< Ah! >>


Si mise a sedere di scatto, per poi tirare un sospiro e posò la mano sul petto, cercando di controllare il battito cardiaco che era diventato talmente forte alla vista del volto pallido e vuoto di Slender Man a pochi centimetri dal suo viso. Aveva capito che quella creatura non aveva cattive intenzioni, ma non poteva non ammettere che una vista del genere rimaneva inquietante! Slender Man inclinò il volto di lato, cosa che faceva sempre quando era curioso e Katy gli rivolse uno sguardo corrucciato.


<< Potresti, per favore, smetterla di fare così? Sul serio, metti i brividi! >>


L'uomo smilzo sembrò divertito da quella scena. Prese tra le sue la mano della bambina per scusarsi e andò via. Katy si tirò a sedere e, dopo aver risistemato la copertina, guardò fuori dalla finestra. Il temporale del giorno prima era passato, e il nuovo giorno prospettava una tregua dopo tutta quella pioggia. Finalmente il sole illuminava il bosco e rivelava il suo vero aspetto, sempre mascherato dalla pioggia o dalle leggende che circolavano in città, poiché quello era l'habitat di Slender Man. Uscì dall'edificio abbandonato e si stupì nel trovare la creatura in giacca e cravatta che fissava il cielo. Di solito, spariva in mezzo al bosco e appariva quando voleva. Doveva essere particolarmente felice quel giorno.

Katy scosse la testa. Trovò strano pensare una cosa del genere, eppure le sembrava che fosse proprio così. Sorrise e lo raggiunse, osservando il volto pallido venire riscaldato dalla luce del sole, la cravatta rossa brillava insieme all'abito nero, che sotto quei raggi, assumeva un bel colore lucido. 

Accortosi della presenza della bambina, Slender Man posò lo sguardo su di lei. 

I suoi occhi di smeraldo brillavano ancora di più in quella giornata di sole, e la sua pelle rosa splendeva come la rugiada sui fiori di pesco. 

Se avesse ancora avuto la bocca avrebbe sorriso per mostrarle che quel giorno si sentiva bene, senza sapere a cosa fosse dovuto. D'istinto, portò una mano sul volto della bambina, accarezzandola. Katy si aspettava un contatto freddo, ma stranamente la mano di Slender Man era tiepida e quella carezza fu molto piacevole. 

Rise.


<< Che ti succede? >>


Domandò, senza volersi aspettare una risposta. Forse si stava venendo a creare quel rapporto che Katy aveva sognato in quei giorni. E di nuovo il tempo sembrò fermarsi, mentre si scrutavano ancora una volta, ma questa volta lo facevano con un sorriso, senza paura o sospetto. 

In questo momento Katy ebbe una strana sensazione. Le sembrava di conoscere Slender Man da molto più tempo, e per un attimo le sembrò di vedere il suo volto.

Il suo vero volto.


<< ... >>


Si sentiva strana. Aveva avuto una visione? La sua vista fu offuscata da un improvviso capogiro, ed ebbe la sensazione di cadere, tanto da aggrapparsi violentemente al braccio di Slender Man, che velocemente, portò i suoi tentacoli a sostenerla. 


<< S-scusa... Sto bene... >>

<< ... >>

<< Sul serio, sto bene... >>


Lasciò la manica della giacca di Slender Man e andò verso il lago, sdraiandosi per terra. Restò ferma a fissare il cielo limpido, e dopo un po' chiuse gli occhi. Sentì i brividi correre lungo il suo corpo. Era una bella giornata, ma... Aveva freddo. Improvvisamente si rese conto di non stare molto bene. Quando riaprì gli occhi, il volto di Slender Man copriva nuovamente la sua visuale. Katy sospirò e sorrise.


<< Sei preoccupato? >>

<< ... >>

<< Forse ho un po' di raffreddore. In fondo è quasi dicembre, avrò preso freddo. >>


Slender Man fu sul punto di ribattere, ma alla fine si alzò e aiutò la bambina ad alzarsi a sua volta. Ma quando Katy provò a mettersi in piedi, ancora una volta i suoi occhi vennero appannati e dovette aggrapparsi a lui per reggersi.

L'uomo smilzo capì, nonostante la cocciutaggine della bambina, che non stava per niente bene...



La porta del laboratorio del reparto investigazioni scientifiche si aprì con un botto, richiudendosi allo stesso modo. Il poliziotto che lavorava nell'aula sobbalzò. James Roosvelt gli si avvicinò, attendendo sue notizie. Era stressato, in quei giorni non aveva chiuso occhio per lavorare a quel caso. Aveva incaricato il giovane collega di analizzare le foto che aveva scovato negli spam il giorno prima.


<< Ebbene? >>

<< Ecco... E' strano, signore, ma... >>

<< Ma?! Avanti, parla! Cristo! >>

<< L-la figura presente in queste foto, nonstante abbia pulito e ingrandito l'immagine... Non riesco a identificare il suo volto... >>

<< Che cazzo vuol dire che non riesci a identificare il suo volto?! >>

<< Ehm... La persona in quelle foto non ha una faccia... >>


L'agente rimase turbato, un pesante silenzio scese in quella stanza.


<< Slender Man! >>



L'uomo smilzo si voltò, appena prima che Katy potesse andare a sbattere contro di lui. 


<< Ops! Scusa! Non è che potresti darmi una mano? >>


Lo trascinò verso un albero piuttosto alto e indicò un aquilone rimasto bloccato tra i rami, probabilmente trascinato fin lì dal vento. Slender Man lo guardo per qualche secondo, poi rivolse nuovamente lo sguardo alla bambina. 


<< Potresti sollevarmi fin lassù? Così lo prendo! >>


Per un po' la guardò, e Katy ebbe l'impressione che forse non avesse capito. Poi si sentì prendere in braccio e sollevarsi velocemente fino alla cime dell'albero in cui era incastrato l'aquilone, ringraziò Slender Man con un sorriso e afferrò la corda sottile dell'aquilone, fece attenzione a slegarlo evitando i rami troppo appuntiti, e quando finalmente riuscì a liberarlo, tenendolo in mano, Slender Man la riportò a terra. 


<< Non è molto... Ma è qualcosa! >>



Rise Katy e corse via, brandendo il suo nuovo aquilone colorato. Slender Man avrebbe voluto sorridere per la tenerezza che gli faceva quella bambina. Capiva che in quel bosco per lei non c'era molto da fare, e avrebbe voluto farla divertire in qualche modo. Ma come? Non c'era niente lì, per lei.

Tornò nel mezzo del bosco e rimase lì a fissare la via che si estendeva, bloccata e oscurata dai vari rami e per la prima volta si chiese come mai Katy non avesse ancora pensato a scappare e tornare a casa. In fondo, lui non aveva niente da offrirle e sarebbe stato meglio per la piccola crescere con i suoi genitori, a casa sua, che non lì in mezzo a un bosco, rifugiandosi in una vecchia struttura abbandonata e con un mostro nei paraggi...

Perché nonostante le avesse dimostrato un po' del suo affetto, Slender Man rimaneva sempre un mostro...

Gli altri non avrebbero capito... Il cuore di un bambino era ben diverso da quello di un adulto. 

Forse avrebbe solo dovuto lasciarla andare, avrebbe potuto accompagnarla per mostrarle la strada senza perdersi, e infine salutarla...

E sarebbe rimasto solo di nuovo.


<< ... >>


Perché si sentiva così strano...? Non aveva forse sempre ucciso bambini e uomini senza pietà, strappando le loro membra, ascoltando le loro urla, macchiandosi del loro sangue...?

Perché questa volta si sentiva così... male? Non voleva che Katy andasse via, questa era la verità... Ma non era giusto. 

Sarebbe stato egoista, e avrebbe fatto fare a quella bambina la stessa fine di...

Di suo figlio...


<< !?! >>


La testa! La testa cominciò a fargli male! Se la prese tra le mani e strinse, cercando di fermare quel dolore.

Una casa in fiamme.

Urla di bambino.

Occhi verdi... terrorizzati, illuminati dal fuoco.


"Papà è qui! Ti porto via!"


Dov'era?! Dov'era suo figlio?! Era scomparso, lo cercava disperatamente! Dov'era!?


<< Slender Man...? >>


Il dolore di colpo sparì. Quelle urla, quella casa, quelle fiamme... Era tutto scomparso. Rimanevano solo quegli occhi impressi nella memoria, e che adesso erano lì, davanti a lui. Katy lo guardava preoccupata, in mano teneva l'aquilone oscillante nell'aria. 


<< Che cosa c'è? Stai male? >>


Piombò un silenzio assordante, e solo allora Slender Man realizzò di essere ancora lì, insieme a Katy. Il passato che bruciava nella sua mente faceva ancora male, ma non era lì a tormentarlo quando quella bambina era con lui. Aveva uno strano effetto su di lui, guariva la sua solitudine, lo faceva sentire... In pace...

Come se avesse finalmente terminato una ricerca che era durata da troppo tempo.

Si chinò ad arrivare con il viso alla stessa altezza di quello di Katy e la fissò. Katy lo guardava interrogativa, cercando di capire che cosa avesse. Slender Man scosse il capo, prese per mano la piccola e la guidò fuori dal bosco, e una volta che furono liberi da quella fortezza di alberi, l'uomo smilzo la sollevò su di se e la fece sedere sulle sue spalle. Katy lo guardò stupita, ma quando Slender Man indicò l'aquilone capì. Rise divertita e lo gettò e verso l'alto e questo prese a volare con una strana forza, tanto che Katy dovette tenere stretto il filo*. Rideva spensierata. Da quanto tempo non si divertiva così? Probabilmente non si era mai divertita in quel modo, e lo stava facendo per la prima volta... Con il mostro senza cuore, rapitore di bambini, Slender Man.

Che strano...


<< ?! >>


D'improvviso la gola prese a bruciarle e cominciò a tossire violentemente, il capogiro si fece risentire, questa volta ancora più forte di prima. 

Slender Man la prese in braccio e la mise a terra, fissandola. All'improvviso Katy si sentì debole. Lasciò il filo dell'aquilone, che volò via spinto dal vento, attraversando il bosco e il cielo. La vista le si offuscò, a stento si reggeva in piedi. La creatura senza volto la prese velocemente.


<< Slender... >>


Svenne.



<< L'avete trovata?! >>

<< Non ne siamo sicuri, ma abbiamo degli indizi che potrebbero condurci a Katy e, forse, a tutti gli altri bambini scomparsi. >>


Dopo aver esaminato accuratamente le foto, l'agente Roosvelt era andato di corsa dai genitori di Katy per avvisarli del grande passo avanti nelle indagini. Nonostante James fosse partito con l'idea di non rivelare troppi dettagli riguardo al caso, a causa della curiosità dei due era stato costretto a parlare loro della misteriosa figura che appariva nelle foto. Non sembrarono gradire.


<< Non è possibile... Lo Slender Man?! >>

<< Non ne siamo sicuri, signore, ma è probabile che non si tratti solo di una leggenda. La figura che appare nelle foto richiama perfettamente le fattezze dello Slender Man. >>

<< Può anche darsi che qualche mitomane abbia modificato quelle foto! >>

<< Signora, le ho già detto che le abbiamo sottoposte ad un'attenta analisi e non ci sono tracce di modifiche. Le foto scattate sono autentiche. >>


Rispose spazientito l'agente. Dovette riconoscere che quei due erano davvero ossessivi, sembravano non voler accettare alcuna cosa che andasse oltre la realtà. Certo, era una cosa assurda, ma lo stesso Roosvelt non aveva potuto fare a meno di arrendersi all'evidenza quando aveva scoperto tutto ciò. Senza neanche toccare la tazza di caffè che gli era stata offerta, salutò e uscì di casa. Entrato in macchina, il collega alla guida gli chiese la prossima destinazione.


<< Torniamo alla centrale. Ho bisogno di rivedere un po' di cose su questa storia. >>


Provava a scuoterla, a volte anche con troppa forza, ma Katy non apriva gli occhi. Li teneva chiusi, serrati, il suo volto era caldissimo e il suo corpo scosso da brividi che non smettevano. Sferzò uno dei suoi tentacoli nel lago e una volta tirato fuori lo passò sul viso pallido della bambina. Forse in questo modo si sarebbe sentita meglio. Aspettò qualche secondo, poi un soffio di vento sembrò insistere sullo stato di Katy, che prese a tossire e rabbrividire ancora di più. Senza perdere tempo, strinse a se la piccola e si materializzò nell'edificio abbandonato, l'avvolse nella coperta e la poggiò con delicatezza a terra. Fu una strana sensazione vedere Katy in quel modo, ma qualcosa gli diceva che doveva aiutarla, non poteva lasciarla in quel modo. 

Con le lunghe dita le accarezzò la fronte. Scottava. E sembrava avere molto freddo.

Forse aveva... Conosceva quella parola... Ma da quanto tempo non gli era più capitato....


<< Che succede? >>

<< Ha la febbre. >>

<< Cosa? Non sarà andato a giocare con i suoi amici con questo freddo! >>

<< Pare di si, e senza giubbotto. Mi chiedo cosa devo fare con lui. >>


L'uomo rise e baciò la moglie. 


<< Vado a vedere come sta. >>


Salì le scale e aprì la porta alla sua destra: la camera di suo figlio. Il piccolo era a letto, avvolto nel piumino, che respirava affannosamente. I suoi occhi erano chiusi, ma era sveglio. L'uomo si sedette al capezzale del letto e passò una mano sulla sua fronte caldissima e sudata. 


<< ... Papà... >>

<< Ecco cosa succede a prendere freddo, ragazzo mio. >>

<< Scusa... Ho dimenticato il giubbotto... Non volevo... >>


Il bambino aprì gli occhi, verdi come smeraldo. L'uomo sorrise e gli carezzò il volto, non riusciva ad essere arrabbiato con lui. Sarebbe stato come rifiutare un grande tesoro. Perché questo era per lui suo figlio. 


<< Lo so, sta tranquillo. >>

<< Mamma è arrabbiata...? >>

<< Mmh! No, certo che no. >>

<< ... Papà... >>

<< Si? >>

<< Ti voglio bene... >>



Ti voglio bene....



Ti voglio bene....

Quella frase era così lontana, nascosta negli abissi più remoti della sua mente. Ma non era una frase che poteva dimenticare.

Aveva cercato di dimenticare ogni cosa pur di non soffrire, eppure quella frase non doveva essere cancellata. Non se lo sarebbe mai perdonato.

Portò il suo sguardo invisibile su Katy, rivedendo la scena appena riscoperta dentro di lui. Aveva la febbre... Ecco la parola giusta...

E per guarirla non poteva certo tenerla in quella struttura abbandonata, umida, solo avvolta in quella piccola coperta. Doveva trovare un modo per darle calore.

Forse poteva... La prese in braccio delicatamente e la strinse a sé forte, forte. Non sapeva quanto potesse essere utile, ma se poteva servire a farla stare meglio, avrebbe fatto questo e altro.

Katy, semicosciente, socchiuse gli occhi lucidi, capì cosa stava facendo Slender Man e gli rivolse un debole sorriso.


<< !! >>


Slender Man si sentì improvvisamente strano. Quello sguardo, quel sorriso... Quegli occhi...

I ricordi cominciarono a vagare nella sua testa come un turbine, e riaffiorarono ancora di più quando lei, con le sue braccia tremanti avvolse il suo corpo, esile, magrissimo. 

Quello era un... Abbraccio...

Lo stava... Abbracciando...?

D'improvviso, si rese conto di come la sua leggenda era stata completamente invertita a causa di quella bambina.

Perché si stava comportando in quel modo? Anziché ucciderla, si prendeva cura di lei. Perché?

Fu la prima volta che si ritrovò a chiedersi una cosa simile... E la risposta era in quegli occhi...

Katy appoggiò il volto nel suo petto e crollò in un sonno profondo. Slender Man non riusciva a smettere di fissarla. Era talmente assorto in quei ricordi che si accorse solo dopo un po' che la bambina si era addormentata.  


<< ... >>


Tirò fuori i suoi tentacoli dalla schiena e con essi avvolse il corpo di Katy. Quella visione era strana, sembrava che Katy fosse avvolta in un bozzolo, come fosse una farfalla. Quel pensiero lo fece sorridere.... Per modo di dire!

Ma era una veduta tenera, non aveva mai usato i suoi tentacoli per proteggere o portare calore a qualcuno. Quelli erano sempre stati strumenti di tortura, e a pensarci bene, non sapeva neanche come aveva fatto a procurarseli. 

Decise di non pensarci, e mentre scendeva la notte, le sue mani tenevano in grembo quel piccolo, minuscolo essere umano che era riuscito ad avvicinarsi a un mostro spietato. Era una cosa inquietante, da un lato. Ma dall'altro... C'era qualcosa di insolitamente tenero.

Fuoco. Ce n'era così tanto in quella casa. Anzi, quella non era più una casa. Era un inferno! Il calore e il fumo la consumavano in modo terribile, e aveva la sensazione di sentirsi squagliare! 

Aiuto!

Aiuto!

Gridava, ma c'era qualcosa di strano. Era lei a gridare, ma la sua voce non era la sua. Era una voce... maschile.

Tossì a causa del fumo che penetrava nelle sue narici, nella sua bocca e le sigillava gli occhi. 


Slam!


La porta era aperta e alla soglia c'era un uomo, vestito elegantemente, che corse verso di lei. 

Quell'uomo...

"Stai tranquillo! Papà è qui! Ora ti porto via!"



Si svegliò di scatto, respirando a fatica. Sudava freddo, stremata e spaventata dall'incubo che aveva appena avuto. Sarà stato a causa della febbre, si sa che questa gioca strani scherzi.

Eppure... Quel sogno era così vivido. Era come se l'avesse vissuto davvero. E poi... La sua voce. Perché la sua voce nel sogno era quella di un bambino?

Portò una mano sulla fronte e scosse la testa, quel sogno le aveva lasciato addosso una sensazione strana. 

Si guardò intorno e realizzò che Slender Man non c'era. Lentamente si rimise in piedi, ancora un po' instabile a causa della forte influenza del giorno prima, e fece per uscire dalla struttura, quando l'uomo smilzo le si parò davanti all'improvviso. Come al solito, non poté fare a meno di sobbalzare, ma subito dopo scoppiò a ridere, perché lui la prese in braccio e la strinse forte a se. Forse era felice che si fosse ripresa. 

Katy non esitò a ricambiare quell'abbraccio e dopo essersi staccati appoggiò la fronte su quella di Slender Man. 

Non si era mai trovata così vicina a quella creatura, ma non aveva paura. Anzi, avrebbe dato qualsiasi cosa pur di vedere la sua espressione in quel momento. Chissà se era felice, o preoccupato, o magari stava piangendo dal sollievo.

Forse non l'avrebbe mai saputo, ma le andava bene così. Quando Slender Man la rimise a terra, la prima cosa che fece fu toccarle la fronte, per controllare se avesse ancora febbre. 


<< Sto bene, sono guarita! Non ti preoccupare! >>


Rispose lei, ridendo, ma era contenta che Slender Man si preoccupasse per lei. I suoi genitori non si erano mai curati molto delle sue malattie, impegnati come erano nel loro lavoro, spesso era la nonna a prendersi cura di lei. Per un istante i suoi occhi divennero vuoti, ma si riprese subito, regalando all'uomo smilzo che la osservava un sorriso. Ma non appena Katy fece per uscire, Slender Man le si parò davanti. 


<< Cos..? Che fai? >>


La fissò in silenzio prima di scuotere la testa, e le fece capire che non doveva uscire. 


<< Ma perché? >>


Ancora una volta gli passò la mano sulla fronte. Katy comprese e, anche se un po' irritata, fece un cenno affermativo con il capo e tornò indietro, ma quando fu entrata nella stanza vuota un'idea le balenò in testa. Voleva fare uno scherzo a Slender Man!

Si affacciò per vedere se era andato via e controllò che non fosse dietro di lei, dopodiché cominciò a camminare lungo lo stretto corridoio.


<< Sono uscita! >>


Sapeva che Slender Man aveva un potere particolare, ovvero quello di rintracciare immediatamente le sue vittime, dovunque esse fossero. Scappò a nascondersi in un'altra stanza dell'edificio e rimase in silenzio. Sentì dei passi, probabilmente Slender Man la stava cercando. Si portò una mano alla bocca per non far sentire quanto stava ridendo o si sarebbe sicuramente fatta beccare! 


Poc! Poc!


<< ?! >>


Un picchiettio sulla sua spalla la portò a girarsi e quando si accorse che Slender Man era lì cadde a terra con un tonfo. Più che lo spavento, era stato il fatto di aver realizzato che era stato lui a prendere in giro lei, e probabilmente non sarebbe mai stata in grado di far accadere il contrario. Rimasero in silenzio a fissarsi per un po', prima che Katy scoppiasse a ridere. 


<< Non è giusto, però! Non è divertente così! >>


Strillò, sbattendo i piedi per terra, e Slender Man ne approffittò per raccoglierla con i tentacoli e quando fu abbastanza vicina passò un dito sul naso di lei. Katy sorrise, prima di notare una cosa buffa. Forse non ci aveva mai fatto caso, ma il volto di Slender Man era diverso. Sembrava che i tratti del volto fossero più marcati rispetto alla prima volta che lo aveva visto. Passò una mano su quella faccia che all'improvviso non sembrava più così vuota e sorrise.



Tre settimane. Erano passate tre settimane da quando erano iniziate le indagini su Katy, e nonostante avesse prove a sufficienza, James Roosvelt non si sentiva completamente sicuro di quello che stava facendo. Probabilmente perché gli sembrava assurdo che una leggenda metropolitana fosse la causa di sparizioni misteriose, eppure la risposta era proprio lì davanti ai suoi occhi, e non poteva certo lasciarsela sfuggire. La seconda cosa strana che aveva notato era che le sparizioni si erano misteriosamente interrotte, proprio da quando Katy era scomparsa. Normalmente, le sparizioni erano più di una nel giro di qualche giorno, invece quella volta era diverso. Che stava succedendo? 

Sospirò, prese il cappotto dall'appendiabiti e uscì dall'ufficio a passi pesanti. Uno dei suoi colleghi lo notò e lo prese per un braccio.


<< James, dove stai andando? >>

<< Vado a controllare la zona dell'ultima sparizione. Credo di aver capito che fine ha fatto la bambina. >>

<< Stai dicendo che...? >>

<< Si, vado nei boschi, Katy deve essere lì. >>

<< Vengo con te. >>

<< No, non voglio correre troppi rischi. Se quella creatura esiste davvero non esiterà a farci fuori entrambi e non voglio che accada una strage. >>

<< Ma... >>

<< Sta tranquillo, Harry. E grazie per la preoccupazione >>


Lasciando il giovane collega con la preoccupazione negli occhi, uscì dalla questura, salì in macchina e, ingranando la prima, prese la via periferica di Beverly Hills.

Una volta arrivato in prossimità della casa della nonna di Katy, parcheggiò a poca distanza da essa e imboccò la via mascherata dagli alberi caduti e i rami secchi. 

Deglutì. Cosa gli sarebbe successo se fosse entrato lì dentro? Avrebbe davvero incontrato lo Slender Man, o avrebbe avuto visioni raccapriccianti di scheletri e cadaveri di bambini disposti in una macabra collezione creata dalla mente malata di uno spietato pedofilo? 

Non poteva tirarsi indietro. Scostò alcuni rami e si addentrò nel bosco. 



Katy si era addormentata. Nonostante la vivacità, la debolezza della febbre si era fatta sentire e nel primo pomeriggio era crollata. Ora Slender Man la osservava in silenzio. Era così tenera mentre dormiva, e d'istinto portò una delle lunghe dita a carezzarle la frangetta e rivedeva in continuazione i suoi occhi verdi, che ora erano inevitabilmente chiusi, ma sapeva che si sarebbero riaperti e illuminati per lui ancora una volta. 


<< ... ? >>


Aveva una strana sensazione. C'era qualcuno lì, oltre a loro due. Qualcuno che aveva avuto il coraggio di addentrarsi in quei boschi maledetti. D'improvviso la sua natura di mostro si risvegliò. Si spensero le emozioni e i ricordi provati fino a quel momento, e il suo volto si riappropriò del suo caratteristico pallore cadaverico. I tentacoli cominciarono a fluire e strisciare come serpenti lungo le sue membra e le sue dita ridivennero lunghe e affilate come artigli. 

Sparì, lasciando Katy da sola, persa nei suoi sogni. 

Tornò ad essere un tutt'uno con il bosco e con i suoi occhi inesistenti osservò la vittima che camminava con passo incerto calpestando i rami caduti. Era un uomo giovane, dalla chioma castana e lo sguardo dello stesso colore che indagava tra gli alberi. Non si pose domande, non si chiese cosa fosse venuto a cercare. 

Era una vittima. E tanto bastava.


James Roosvelt aveva un brutta sensazione da quando aveva messo piede in quel bosco. Scrutava attentamente le insenature tra i tronchi secchi come se potesse apparire qualcosa di terribile da un momento all'altro. Detestava il rumore dei suoi passi che calpestavano i rami secchi, in quel momento desiderava essere invisibile come l'aria. Non capiva perché, ma il suo cuore stava cominciando a battere sempre più velocemente, ogni secondo che si addentrava in quel bosco. Gli alberi non erano semplici alberi, quella terra era bagnata di sangue di bambini e quel pezzo di cielo che copriva la foresta era scrigno indelebile delle atrocità commesse in quel posto. 

Scosse la testa. Non doveva lasciare che la soggezione influisse il suo animo. Aveva ben altro su cui concentrarsi, e questo era Katy.

Era ancora viva? Era tutto inutile? Non l'avrebbe mai scoperto se non fosse andato fino in fondo.


Gli occhi di Katy si aprirono lentamente, ma la sensazione di inquietudine presente nell'aria si appropriò di lei con una velocità quasi impressionante. La stanza era fredda e una leggera nebbia era calata sul bosco. Sentiva che qualcosa stava accadendo in quel momento, qualcosa di strano. Si mise in piedi, uscì dalla struttura e imboccò la strada per il bosco. 


<< Slender Man... ? >>


Avrebbe voluto alzare la voce, ma qualcosa la tratteneva e si limitava a sussurrare il nome della creatura. Si strinse nelle braccia per il freddo, continuando a camminare per il bosco in cerca di Slender Man. 


<< Che cosa succede...? >>


Si chiese osservando gli alberi. Aveva un brutto presentimento. All'improvviso sentì qualcosa, sembrava una persona che gridava. D'istinto si mise a correre, cercando di individuare da dove venisse quella voce. In quel momento il bosco sembrava un labirinto, pareva avesse assunto vita propria, impedendole di arrivare alla fonte di quelle grida che si facevano sempre più insopportabili. 


"Non è possibile! Fa che non sia così! Fa che non sia così!"


Aveva il cuore in gola per il pensiero che le stava lacerando la mente mentre correva. Quello che vide quando arrivò nel pieno centro del bosco la lasciò senza fiato. Un uomo, caduto per terra, le mani insanguinate e i vestiti stracciati a causa dei rami affilati che ricoprivano il terreno, tremava pallidissimo, mentre davanti a lui si stagliava imponente Slender Man, con i suoi tentacoli fluttuanti pronti ad uccidere. Gli occhi di quell'uomo, Katy era certa che non se li sarebbe mai più tolti dalla mente, erano pieni di terrore. Sapeva che tra poco sarebbe morto. Non avrebbe mai più fatto ritorno a casa.

Non appena guardò quegli occhi, la sua mente ritornò al primo momento in cui aveva messo piede in quel bosco. 

Lei.

Quegli occhi erano esattamente come i suoi la prima volta che aveva visto Slender Man. 

Ma... Quella volta... Slender Man l'aveva risparmiata.

Mentre quell'uomo...

Quell'uomo stava per morire!


"Non farlo. Ti prego, non farlo. Tu non sei così."


Un nuovo urlo squarciava quegli alberi. E Slender Man era impassibile, i suoi tentacoli, invece, si muovevano velocemente verso il pover'uomo. Katy non voleva pensare a cosa sarebbe accaduto. Perché si stava comportando in quel modo?! 

Quello non era lo Slender Man che conosceva lei!

Quello era... un mostro! 

I tentacoli strisciavano come serpenti sul terreno e si strinsero intorno alle caviglie e le mani dell'uomo che, in preda alla paura, riusciva appena a divincolarsi. 


"Non farlo..."


Nessuna emozione traspariva da quel volto bianco come la neve.


"Fermati..."


Il mostro di cui parlavano le leggende si era riappropriato di lui. I tentacoli sollevarono l'uomo da terra e avvinghiarono le sue braccia in un abbraccio doloroso.


<< Fermati!!! >>


Sussultò.

Si guardò intorno, realizzando improvvisamente dove fosse, e il suo sguardo andò a posarsi sull'uomo, posto come in croce davanti a lui.

I suoi tentacoli erano quella croce. 

Che cosa gli era preso?

Lo lasciò andare, rimettendolo a terra, e seguendo il suo sguardo, si voltò, incontrando gli occhi verdi e velati di lacrime di Katy. 

Rabbrividì per il modo in cui lo guadava in quel momento...

Era spaventata... E arrabbiata...

Furiosa.

Slender Man capì solo in quel momento quello che era stato sul punto di fare, si voltò nuovamente e gli bastò osservare gli occhi terrorizzati dell'uomo davanti a lui che passava lo sguardo da lui alla bambina. 

Era stato sul punto di ucciderlo... Davanti a lei...

Se non l'avesse fermato avrebbe infranto ogni visione e pensiero che Katy si era fatta su di lui.

E la piccola non lo aveva più visto come un mostro... Fino a quel momento...

La guardò di nuovo.

Questa volta le lacrime rigavano il suo volto.

Che cosa stava pensando di lui, adesso? 

Perché non riusciva a capirlo? Lui sapeva sempre che cosa pensavano gli altri...

Perché in quel momento no...?


<< K-Katy...?! Tu sei Katy...? >>


Sia la bambina che Slender Man si voltarono verso l'uomo appena questo parlò. Si alzò da terra, ancora tremante e mostrò il distintivo.


<< Sono un poliziotto... Sta tranquilla, ora ti... ti porto a casa... >>


Cosa?!

Entrambi sussultarono.

A casa?

Quell'uomo era venuto fin lì per portare via Katy?

Slender Man rabbrividì, attirando l'attenzione della bambina. Sentì l'impulso di stringere nuovamente i suoi tentacoli intorno al collo di quell'uomo. La testa cominciò a dondolare convulsamente.

No!

Non poteva mostrare il suo lato peggiore. Non davanti a Katy.

In fondo quell'uomo aveva ragione... Katy non gli apparteneva. Non poteva tenerla lì.

Sicuramente aveva dei genitori, una famiglia in pensiero per lei...

E lei, dopo aver visto quella reazione, non poteva che essere ben felice di andarsene da lì.

Da lui...


<< Va tutto bene, Katy... E' tutto finito ora... >>


L'uomo sembrava voler provare a muoversi, ma il suo sguardo era fisso sul volto vuoto di Slender Man, e ciò gli impediva di compiere un vero e proprio movimento.


<< Vieni con me... Io... Io sono tuo amico... >>


La bambina lo guardava come se non capisse cosa stesse dicendo. Stava ferma, immobile come una statua, fissandolo come fosse un extra terrestre. 

In un attimo, James Roosvelt intravide il suo volto fare no, e Katy sparì tra gli alberi, correndo via velocemente.


<< No, aspetta! Katy! >>


James provò a inseguirla, ma un'improvvisa folata di vento lo fermò. Slender  Man era scomparso e gli alberi dove poco prima era passata Katy ostruivano completamente il passaggio. Respirò affannosamente, senza sapere che cosa fare, ma dovette arrendersi all'evidenza che non poteva più fare niente per quella bambina.


"E' ancora viva... Come è possibile?"


Si domandò. Slender Man era riuscito a individuarlo subito ed era impossibile che dopo tre settimane non fosse stato in grado di capire che nei boschi si era persa una bambina. James si sarebbe aspettato che non l'avrebbe trovata mai più.

E invece era lì, viva e vegeta... Gli aveva salvato la vita.

Quella bambina era riuscita ad impedire che Slender Man lo uccidesse... 

E dato che quel mostro non poteva non sapere di lei, conoscendo le sue capacità... Poteva solo voler dire che... L'aveva risparmiata...


<< Com'è possibile... Per quale motivo avrebbe fatto una cosa del genere? >>


E soprattutto... Perché Katy era scappata via da lui, sebbene le avesse mostrato il distintivo? 

Aveva preferito restare lì... Perché...?



Non c'era sole. Le nuvole grigie impedivano il suo splendore. Il bosco era triste, umido. Piangeva insieme a Katy, nascosta in un piccolo angolo dell'edificio abbandonato. Non riusciva a capacitarsi che Slender Man, che le aveva dimostrato quanto potesse essere buono, fosse ridiventato un mostro capace di uccidere a sangue freddo. 

Era lì. Sapeva che la stava osservando. 

Alzò lo sguardo, trovandoselo davanti. Era triste, forse pentito di ciò che aveva fatto. Ma Katy era arrabbiata con lui, e non c'erano scusanti per quello che stava per commettere.


<< Perché ti sei comportato in quel modo? Quell'uomo non ti aveva fatto niente... E tu lo stavi uccidendo! Perché?! Che diritto avevi tu di ucciderlo?! Quell'uomo può avere una famiglia, e tu gli stavi impedendo di tornare a casa?! Perché?! >>


La voce di Katy risuonava e spaccava le mura. Slender Man era fermo davanti a lei, e ascoltava, vergognato, quella predica.


<< Mi hai dimostrato che sai essere buono... Che non sei come ti descrivono le storie della città... Ma se davvero ci tenevi a dimostrare di essere in quel modo, se davvero volevi far vedere che sei un mostro... >>

<< ... >>

<< ... Avresti dovuto uccidere anche me... >>


Sussultò a quella debole frase, fatta di lacrime e sale amaro. Non poteva chiedergli una cosa del genere, non poteva... 

Non ne avrebbe mai avuto il coraggio.

Umiliato e risentito per ciò che aveva fatto, Slender Man si avvicinò lentamente a Katy e si chinò arrivando con il volto alla stessa altezza del suo. 

Si guardarono. In quel momento avrebbe desiderato avere occhi e bocca... Per farle vedere quanto gli dispiacesse... E chiederle scusa.

Ma Katy non aveva bisogno degli occhi, né tanto meno della bocca...

Singhiozzando, avvolse il collo freddo di Slender Man con le proprie braccia e affondò il suo volto nella giacca nera di lui.


<< Non farlo più... Ti prego... >>


Slender Man la avvolse con le sue braccia lunghe ed esili. Quanto gli mancava la sua bocca... Mai come in quel momento avrebbe voluto averla...

Per sussurrarle, tra le lacrime: "Mi dispiace..."

Quando Katy si svegliò, capì di essere rimasta abbracciata a Slender Man per tutta la notte. Quello che era successo il giorno prima aveva aperto una ferita in entrambi e aveva rischiato di spezzare il rapporto che era nato fra loro. Ma nessuno dei due era intenzionato a perdere l'altro, e il perdono era stato più forte di qualsiasi paura. 

Così erano rimasti lì tutto il giorno, abbracciati, e verso il calare della notte, Katy ricordava di essersi addormentata. 

Il movimento silenzioso delle piccole palpebre che si aprirono consentì alla bambina di ricevere una carezza sulla testa che la portò ad alzare lo sguardo verso il volto che ormai conosceva bene, e di cui non aveva più paura. Le sue mani raggiunsero quella pallida di Slender Man e la condussero alla sua guancia. Il suo tocco era caldo, e il gelo che lo componeva prima che entrambi diventassero così intimi sembrava essere scomparso, e di certo era meglio così per entrambi. 

Restarono a fissarsi per qualche secondo che nascondeva un'immaginaria eternità. Katy non voleva parlare di quanto era accaduto il giorno prima.

Quello era uno di quei ricordi che devono solo essere dimenticati, non c'era spazio per loro nella mente. 


Cip! Cip!


Entrambi si voltarono quando sentirono quel flebile suono. Un pettirosso era poggiato sul davanzale della finestra, e con i suoi occhi neri e curiosi osservava gli abitanti solitari di quella casa abbandonata. Katy sorrise e si avvicinò piano all'uccellino, e con la punta delle dita sfiorò le piume rosso sangue del pettirosso che cinguettò soddisfatto. 

La bambina rise divertita, e rivolse lo sguardo a Slender Man, che restava seduto per terra a guardarla. 

Probabilmente aveva ancora residui di malinconia dentro di sé per il rammaricante avvenimento del giorno prima, ma Katy non poteva vederlo in quel modo. 

In fondo, anche lui aveva cercato di renderla felice quando le capitava di essere triste.

Prese per mano l'uomo smilzo e lo fece alzare, poi lentamente lo fece avvicinare alla finestra.

Slender Man si tirò indietro, evidentemente consapevole della sua natura di mostro che avrebbe spaventato il pettirosso. 

Ma Katy sorrise e tenendo una delle sue mani la avvicinò lentamente all'uccellino. 

L'animaletto scosse le ali e si allontanò saltellando. Slender Man provò nuovamente a ritirarsi, ma la bambina, rivolgendogli uno sguardo fiducioso, continuò a guidare la sua mano verso l'uccellino.


<< Basta non fare movimenti bruschi. Fidati di me. >>

<< ... >>


Slender Man non sembrava tanto convinto, ma non poteva rifiutare di fidarsi di lei. Si lasciò guidare, nonostante provasse come la sensazione di sentirsi un po' imbarazzato. E poi, lui era un mostro... 

Nessuno, animale o umano che fosse, si sarebbe potuto avvicinare a lui.

E invece il pettirosso si poggiò sul lungo dito scheletrico dell'uomo smilzo, sbattendo a volte le ali per posizionarsi. 


<< Ahah! Hai visto? >>


Rise Katy battendo le mani. Slender Man sollevò con massima lentezza la mano, osservando stupito il pettirosso che si guardava intorno, senza neanche provare a scappare, cosa che fece soltanto dopo un po' di tempo, volando via dalla finestra mentre cinguettava. Katy rise di nuovo e guardò l'uomo smilzo. 

Non ci aveva mai fatto caso prima, ma sembrava che il suo volto stesse diventando sempre più definito rispetto a prima, infatti si notavano meglio gli zigomi e l'incurvatura del naso. Per un attimo le sembrò di ricordare qualcosa...

Il suo volto... 

Una volta....


<< ... >>


Scosse la testa e facendo finta di niente, prese nuovamente per mano Slender Man e lo condusse fuori. La luce del sole ebbe il potere di accecarla per qualche istante, ma il calore che la permeò subito dopo era più bello di qualsiasi fastidio.

Eppure sentiva che c'era ancora qualcosa che non andava. Come se un velo di tensione avvolgesse entrambi. 

Katy aveva notato che Slender Man, fin dal giorno prima, aveva evitato il più possibile di guardarla, e lei non riusciva a sopportare quella situazione. 

Si sentiva ancora in colpa per aver quasi commesso un omicidio davanti ai suoi occhi, ma lei lo aveva perdonato.

Forse non era bastato? 

O forse era solo confuso? 

Che si stesse interrogando sul perché avesse obbedito al suo ordine di fermarsi? 

Katy realizzò che era crudele pensare una cosa del genere e scorretto nei suoi confronti. Le aveva pur sempre offerto il suo calore quando era stata male, e soprattutto le aveva salvato la vita risparmiandola, e questo non poteva dimenticarlo.

Era così imbarazzante! 

Entrambi non sapevano che cosa fare o cosa dire, il loro rapporto sembrava essersi nuovamente raffreddato, e Katy non voleva questo, sicuramente neanche Slender Man.


<< Ehi... >>


Strattonò un po' la giacca dell'uomo smilzo per avere la sua attenzione.


<< Ehm... Scusa se ieri to ho gridato contro... Non ero arrabbiata con te, solo che... >>

<< ... >>

<< Non potevo lasciarti uccidere quell'uomo. Lo capisci, vero? >>


Non un cenno da parte dell'uomo smilzo le venne regalato.


<< Sai, è difficile vedere qualcuno a cui vuoi bene che fa soffrire qualcun altro, buono o cattivo che sia. >>

<< !! >>


Aveva sentito bene? Aveva davvero detto quella frase?

Lei... Gli voleva bene...? 

E nonostante quello che aveva combinato il giorno addietro... Era ancora disposta a prestargli il suo affetto?

D'improvviso, sentì una strana sensazione. 

Era sollevato... Ma aveva voglia...

... Di piangere...

Deglutì profondamente e Katy lo guardò, capendo di aver smosso qualcosa in lui. Cominciò a credere che Slender Man, in qualche modo, stesse tornando...

Umano...

Ma si ritrovò a pensare come potesse immaginare una cosa del genere?

Come poteva sapere che lui fosse mai stato umano? Glielo aveva chiesto una volta, ma ovviamente lui non le aveva risposto.

Eppure le veniva spontaneo pensare una cosa del genere. Non poteva fare a meno di ricordare il momento in cui le era parso di vedere il viso di un'altra persona al posto della sua faccia pallida.

Così... Familiare...

Prima di poter fare ordine nella sua mente, si sentì sollevare da terra e si ritrovò faccia a faccia con Slender Man, che la fece scivolare su uno dei suoi tentacoli come fosse un'altalena. La bambina capì e ridendo cominciò a dondolarsi, a poco a poco sempre più veloce mentre Slender Man avanzava verso il bosco.


<< E' ancora viva, ma vi è scappata?! Ma che cosa vuol dire?! >>

<< Sono mortificato, signori. Purtroppo quel mostro mi ha sorpreso e... >>

<< E nostra figlia è ancora tra le sue grinfie! Io rivoglio mia figlia!!>>

<< Signora, la prego, si calmi. Ha ragione, ma... >>

<< Ma?? >>

<< Ma il problema è che non posso organizzare una spedizione di ricerca. Non ho il permesso per... >>

<< Che cosa?!! >>


Madison era furiosa, Isaac cercava di tenerla sotto controllo mentre James Roosvelt, mortificato, non poteva fare altro che sorbirsi le grida di una madre infuriata.

E ciò che più lo frustrava era che aveva ragione, aveva fallito su tutta la linea. 

Non solo era riuscito a trovare vittima e colpevole, ma se li era fatti scappare entrambi.

Eppure non riusciva a togliersi lo sguardo di quella bambina e la reazione del mostro alle sue grida dalla testa. 

C'era qualcosa che non gli tornava...


<< Guardi, ne ho abbastanza! La ringrazio per il lavoro svolto finora, ma mi rifiuto di affidare la vita di mia figlia a degli incapaci! Se ne vada, per favore! >>


Il giovane agente sentì una fitta allo stomaco. Quella critica era stata più pesante di un'ammonizione, e non poteva prendersela  che con se stesso. 

Lasciò la casa a testa bassa, sconfitto e umiliato. Aveva sbagliato, avrebbe dovuto svolgere il suo dovere comunque, e si era fatto distrarre da una legenda e dagli occhi innocenti di una bambina. 

Era calata la sera, ma quella era una notte senza stelle. Si chiese se quella bambina potesse ancora rimirare la luna da qualche parte, in quel bosco.


<< Agente... >>


James sollevò la testa di scatto, e i suoi occhi incontrarono quelli grigi e luminosi della nonna di Katy, ferma nell'ombra a osservarlo. La donna si era trasferita a casa di Madison e Isaac da quando Katy era sparita, affermando che voleva seguire le indagini da vicino. Quella donna aveva qualcosa di inquietante, pensava il giovane poliziotto ogni volta che la vedeva.


<< Buonasera, signora. >>

<< Ho saputo che avete visto mia nipote... >>


James sospirò, distogliendo lo sguardo.


<< Si, ma... >>

<< Stava bene? >>


Quella domanda lo lasciò perplesso. Si aspettava un perché... Come mai non era riuscito svolgere il suo dovere fino in fondo. E invece...


<< Ehm... Io... Si, credo che stesse bene. Cioè, non ho constatato ferite sul suo corpo, ma... >>

<< Bene. >>


Lo ammutolì la donna, poi si avvicinò un po' di più, e lui ebbe la sensazione che i suoi occhi avessero preso a brillare misteriosamente nel buio.


<< La prego, agente... Mi dica che cosa è successo... quel giorno... >> 



<< Madison, che stai... >>

<< Vado a prendere Katy. >>

<< Che cosa?! >>


Isaac fissava incredulo la moglie mentre questa infilava un piumino lungo e grigio e in mano aveva una torcia elettrica. 


<< Senti, so che è una pazzia. Ma mia figlia è ancora intrappolata in quei boschi. E io non voglio assolutamente perderla. >>

<< Certo, hai ragione, ma... >>

<< Non discutere, Isaac! Io sto andando. Tu che cosa fai? >>


Il giovane genitore rimase immobile, freddato dalla sicurezza della moglie. Poi, esitante, prese anche lui un piumino e uscì insieme a lei.



<< Slender Man, Slender Man. Tutti i bambini provano a scappare. Slender Man, Slender Man. Per lui è parte del divertimento. Slender Man, Slender Man. Vestito in giacca e cravatta neri. Slender Man, Slender Man... Mmh... >>


Quella canzoncina la cantavano sempre i suoi amici a scuola, durante il girotondo. La leggenda di Slender Man si era propagata soprattutto tra i bambini, e ovviamente questi avevano trasformato quella macabra storia in una filastrocca altrettanto macabra. A Katy, in realtà, piaceva quella melodia, ma ormai si sentiva in colpa a cantarla. 

Slender Man non era cattivo. Con lei, almeno... 

Cominciava a fare freddo, e l'umidità stava cominciando a calare insieme al pomeriggio. La bambina si avvolse nella copertina, stringendola forte. 

Sorrise. Ricordò la mattina in cui, svegliandosi, se l'era misteriosamente trovata addosso. E lì non c'era altri se non lei e... Slender Man. 

Era sola in quel momento. Slender Man era da qualche parte nel bosco. 

Nonostante il loro rapporto si fosse consolidato, l'uomo smilzo non aveva perso il suo carattere misterioso e solitario. 

Katy non provava nemmeno a seguirlo, rispettava la sua voglia di stare da solo. In fondo, non le dispiaceva il suo solito modo di fare, ormai si era abituata.


<< !! >>


Ad un tratto sentì dei passi riecheggiare nella struttura. Le mura portavano al suo orecchio quell'eco sconosciuto. 


<< Slender Man? >>


Sussurrò, ma non poteva essere lui. 

Non era lui.

Non aveva bisogno di camminare per arrivare lì, lui si materializzava direttamente sul posto. 

Poco dopo, insieme a quei passi, sentì delle voci. 

Erano in due. Un uomo e una donna. 

Le loro voci si mescolavano come un'eco impazzito nel corridoio di quell'edificio, eppure Katy aveva la sensazione di conoscerle. Conosceva le persona che stavano entrando lì dentro, sfidando la spaventosa leggenda vivente circolante in quei boschi. 

Ben presto i volti dei due sconosciuti vennero alla luce, rivelando la loro identità. 

E Katy rimase sanza parole...


<< Katy! Oh, grazie al cielo stai bene! >>


Sua madre corse verso di lei e la strinse forte, come non aveva mai fatto in vita sua. Al suo abbraccio seguì quello del padre che le donò anche un bacio sulla guancia. 

Katy credeva che avrebbe ricambiato restando incollata ai suoi genitori, che avrebbe pianto e avrebbe riso allo stesso tempo per la gioia ed il sollievo. Credeva che sarebbe corsa incontro ai suoi genitori, felice di rivederli.

Ma non successe nulla di tutto questo. Katy era immobile, apatica e inespressiva. Gli abbracci dei suoi genitori le passavano attraverso la pelle come fosse un fantasma, come se loro fossero estranei. 

Stavano dicendo qualcosa, ma lei non ascoltava. Riuscì a formulare solo una domanda.


<< Perché siete qui? >>


Il tono della sua voce doveva essere stato gelido, perché l'espressione dei suoi genitori mutò velocemente, passando dalla felicità alla confusione.

Si guardarono senza capire perché la loro figlia stesse reagendo in quel modo.


<< Come sarebbe...? Katy, tesoro, è ovvio! Siamo venuti a cercarti! >>

<< ... >>

<< Katy... >>

<< Madison, forse è scossa per ciò che le è accaduto. Dobbiamo portarla via di qui. Io comincio ad uscire e tengo d'occhio la zona. >>


Dopo l'accenno affermativo della moglie, l'uomo uscì dalla struttura a passo veloce. Poi Madison prese in braccio la figlia e fece per uscire anche lei.

Katy non diceva nulla, ma si sentiva strana. 

Non riusciva a capire... Perché non era felice di andarsene via, di tornare a casa? 

Perché non sorrideva? 


<< Sta' tranquilla, tesoro. E' finita. >>

<< ... >>


Finita...


<< Isaac, possiamo... >>


Le parole di Madison si interruppero bruscamente quando, appena uscita dall'edificio, notò che il marito, fermo davanti a lei, voltato di spalle, stava fissando il bosco con occhi sgranati, paralizzato. 


<< Isaac... Che ti prende? >>


La donna guardò nella stessa direzione del marito, scrutando gli alberi in cerca di ciò che aveva attirato la sua attenzione. Ci volle un po' perché lo notasse...

In mezzo agli alberi si estendeva una figura alta e snella, se non fosse stato per il volto bianco e una cravatta rossa legata al collo, probabilmente non sarebbe mai stata in grado di capire che in mezzo a quegli alberi c'era qualcuno.

Katy, invece, lo aveva visto dal primo momento che era uscita da quella struttura.

Madison sentì il sangue gelare nelle vene, mentre il cuore e lo stomaco si contorcevano per l'inquietudine che quella figura misteriosa imprimeva con uno sguardo invisibile. Entrambi si sentirono incatenati; volevano muoversi, ma non riuscivano a fare un passo. Sembrava quasi che anche il respiro si fosse fermato insieme al tempo e ai rumori.

Slender Man guardava quei due intrusi e ne percepiva il loro terrore e la loro inquietudine. Il suo sguardo invisibile passava da loro a Katy e da Katy a loro. 

Perché l'avevano presa in braccio?

Dove stavano pensando di andare con lei?

Volevano portargliela via? Era davvero arrivato il momento di dire addio a Katy...? 

No! Non lo avrebbe tollerato! Non di nuovo!

Con un'improvvisa velocità sfoderò i suoi tentacoli verso di loro. 

Entrambi presero a correre più veloce che potevano e si inoltrarono nel bosco, sperando di essere al sicuro. 

Non si guardavano intorno. Non c'era tempo o lui li avrebbe presi.

Cercavano di mantenere un'equilibrio su quei rami spezzati, ma ancora una volta quel bosco divenne un labirinto che sembrava senza uscita. 

Madison teneva stretta Katy, probabilmente più per proteggere se stessa che la figlia. Sentiva lo sguardo di quel mostro addosso, eppure non riusciva a vederlo da nessuna parte! 

Ma era lì! Lo sentivano!


<< Isaac! Dov'è la macchina?! >>

<< C-credo che sia di qua! >>


Gridò il marito con il cuore in gola e il fiato che veniva a mancargli. Sentivano quell'entità maligna proprio alle loro spalle, e una strana forza li portava a voltarsi.

Ma ovviamente non potevano farlo! Altrimenti sarebbero morti!

Ancora una volta constatarono di essersi persi, e dopo l'ennesima strada sbagliata e la nauseabonda sensazione di girare intorno, finalmente scorsero la fine di quel labirinto senza uscita. 

Uscirono svelti da quel bosco maledetto, caricarono Katy sul sedile posteriore dell'auto e salirono. Ma quando Isaac provò a metterla in moto, questa stentò a partire.


<< No... Perché?! Maledizione! >>

<< Isaac!! >>


L'urlo terrorizzato della moglie lo spinse a guardare davanti a lui, sobbalzando per la raccapricciante visione. Slender Man li osservava, fermo, ma i suoi tentacoli si dimenavano per lui, pronti ad uccidere. 

Isaac premette così tante volte il piede sull'acceleratore da giurare che non si sarebbe accorto quando la macchina fosse partita. Fece retromarcia velocemente e cercò di uscire il prima possibile da quella radura infestata, quando l'auto ebbe un violento scossone.

Ben presto le ruote furono completamente avvolte dai tentacoli del mostro e gli specchietti retrovisori divennero una chiazza nera come la notte. Nonostante lo sforzo che Isaac imprimeva sull'acceleratore, era tutto inutile. La macchina non si spostava.


<< Oh, mio Dio! Isaac!! >>

<< Cristo, no!! >>


Katy lesse la paura negli occhi dei suoi genitori, paura che lei stessa aveva provato quando per la prima volta aveva visto Slender Man. Conosceva bene quello che stava succedendo. Nuovamente il mostro si era impossessato di lui! 


<< Non farlo... >>


Sussurrò, come se lui potesse sentirla.


<< Ti prego... Non farlo... >>


Improvvisamente, con uno scatto repentino, la macchina riprese a camminare e scomparve sulla strada, come i sogni all'inizio dell'alba.

Slender Man li aveva lasciati andare. Ancora una volta gli occhi di Katy e la sua voce supplichevole avevano avuto la meglio su di lui.

Era andata via...

Ma in fondo era giusto così. Le aveva fatto nuovamente vedere il mostro che risiedeva in lui, e che non accettava che qualcuno gli portasse via ciò che considerava suo...

Ma non era forse egoismo, il suo? 

Katy non gli apparteneva... Perché mai avrebbe dovuto restare con lui... 


Plic!


Le gocce di pioggia cominciarono a cadere copiose, bagnando il suo corpo scheletrico, la sua giacca nera e il suo volto. 

Si sentiva vuoto... E le gocce di pioggia che cadevano sul suo viso invisibile lo aiutavano a far scendere giù le lacrime che ormai non avrebbe mai più potuto versare.

Un tuono feroce aveva preannunciato la caduta delle prime gocce di pioggia che stavano sbattendo violentemente sul parabrezza dell'auto, presentando uno spettacolo deformato del panorama agli spettatori scossi e increduli di quella sera che era sembrata eterna. 

Non una parola volava via dalle labbra dei genitori di Katy, né la bambina si aspettava che, dopo quello che avevano visto, avessero avuto il coraggio di proferirne. 

I dubbi le vorticavano in testa. Si sentiva in colpa, ma non sapeva per cosa. O meglio, per chi.

Non sapeva spiegarsi come mai si sentisse improvvisamente vuota, come se fosse stata strappata a qualcosa, o qualcuno, di cui aveva bisogno. I suoi genitori, chiusi nel loro silenzio, interpretavano ancora il ruolo degli estranei per lei. 

Non si sentiva al sicuro.

Istintivamente, si mise in ginocchio sul sedile e guardò fuori dal parabrezza posteriore. La pioggia crudele cancellava la visuale del paesaggio boschivo.

Quel paesaggio che lei aveva cominciato ad amare. 

Desiderò riuscire a vedere qualcosa che le facesse percepire la presenza di Slender Man, ma il vetro bagnato le impediva ogni visione, se  non quella dei ricordi delle giornate che aveva trascorso in quella che aveva ormai considerato la sua casa. E la sua famiglia.



Una sensazione sgradevole la pervase quando l'auto venne parcheggiata davanti alla questura della città. Non capiva. Perché erano lì? 

Credeva che sarebbero subito tornati a casa, che i suoi genitori le avrebbero preparato una tazza di cioccolata calda e che l'avrebbero fatta dormire nel lettone insieme a loro. 

Invece, ancora una volta, le sue aspettative andarono in fumo. 


<< P-perché siamo qui...? >>

<< Tranquilla, amore. Adesso devi solo spiegare che cosa è successo e descrivere l'uomo cattivo che ti ha rapita alla polizia. >>


Rispose sua madre, prendendola in braccio. Le tirò su il cappuccio in modo che non si bagnasse ed entrarono velocemente nell'edificio. Katy non aveva avuto il tempo di realizzare cosa stesse succedendo quando si ritrovò seduta sulle ginocchia della mamma e davanti a lei un uomo baffuto, sulla cinquantina, che leggeva alcune carte sorseggiando un caffè. Quando questo posò lo sguardo sulla bambina, dopo aver osservato i genitori, rimase stupito.


<< Cosa... ? >>

<< Si, signor Reiligh, l'abbiamo trovata! Nostra figlia è salva. >>


Il poliziotto sembrava che non avesse nemmeno ascoltato la donna, troppo impegnato a osservare Katy. Walter Reiligh era stato l'uomo a cui si erano rivolti Madison e Isaac dopo la scomparsa della figlia, che aveva mandato a occuparsi delle indagini James Roosvelt. 


<< Come avete fatto?! Non ditemi che siete andati a cercarla voi?! >>

<< Bè, non potevamo fare altro, visto che il vostro agente ha fallito miseramente riguardo alla sua missione. >>


Reiligh non osò ribattere e subito digitò un numero sul telefono, ordinando di mandare una certa Jane Allison, che arrivò dopo pochi minuti. Una donna giovane con una giacca elegante e dei pantaloni di velluto neri che rivestivano il corpo magro, e il volto era scoperto dai capelli biondi raccolti in uno chignon.

Anche questa, appena vide la bambina, sgranò gli occhi per la sorpresa. 


<< Walter... Non dirmi che quella è... >>

<< Si, è proprio lei, Jane. Credo che adesso tocchi a te. >>


La donna annuì e si presentò ai genitori di Katy, alla quale non sfuggì che si trattava di una psicologa. Deglutì.

Quando la donna si avvicinò a lei per presentarsi, la prima cosa che fece fu abbassare lo sguardo. La voce dolce e gentile della donna la fece rabbrividire.

Perché si sentiva così inquieta? Perché aveva paura di tutte quelle persone che la degnavano di troppa attenzione?


<< Ti va se parliamo un po' io e te, Katy? >>


Probabilmente la donna aveva ripetuto la domanda più volte poiché lei non stava ascoltando. Avrebbe voluto gridare no e scappare da lì, ma non fece nulla e si lasciò prendere per mano e guidare dalla signora che la portò in una stanza tappezzata di disegni e una scrivania con diversi fogli e calendari colorati. 

Forse lo studio di quella psicologa. Jane Allison la fece accomodare su una piccola sedia gialla, dopodiché si sedette anche lei, proprio davanti a Katy.

Il suo sorriso la inquietò ancora di più.


<< Vuoi una caramella? >>


Domandò porgendole un piccolo vassoio di metallo con alcune caramelle al limone. Katy scosse la testa.


<< Ok. Allora... E' bello essere di nuovo con i tuoi genitori, vero? >>

<< ... >>

<< Sei proprio fortunata! Io non avevo dei genitori così affettuosi come i tuoi. E sono stati anche molto coraggiosi! Come lo sei stata tu, Katy. >>


La bambina continuava a fissare il pavimento. Le frasi della donna entravano e uscivano dalle sue orecchie. Sapeva che era tutto un trucco, sapeva che tutte quelle parole erano false come maschere. 


<< Oh, povera piccola. Capisco come devi essere spaventata. Ma ora non hai più niente di cui preoccuparti. Ti assicuro che prenderemo quell'uomo cattivo. >>


Quest'ultima osservazione la fece sobbalzare.


<< Spero che lei stia scherzando! >>

<< Non è uno scherzo, per la miseria! Esiste davvero! Noi lo abbiamo visto! >>

<< Si. Era magrissimo! Si mimetizzava perfettamente con gli alberi! E poi il suo volto... >>

<< Insomma, mi state dicendo che l'uomo senza volto che tutti chiamano Slender Man... Esiste davvero? >>


Walter Reiligh non credeva a quello che stava sentendo. Madison e Isaac continuavano ad affermare l'esistenza della leggenda che circolava ormai da tempo nella città. Ma gli riusciva difficile non crederci, visto che era una testimonianza di due persone adulte e non quella di un bambino. 

Inoltre, c'era anche la testimonianza di James Roosvelt, che Reiligh aveva immediatamente convocato dopo l'arrivo dei genitori di Katy.

Se era così, allora tutte le sparizioni di bambini avvenute negli ultimi mesi avrebbero finalmente avuto una spiegazione... e un colpevole. 


<< Allora, Jane sta interrogando Katy. Spero solo che riesca a carpire qualche informazione in più. >>

<< Spero che non la stia interrogando come fosse una criminale! >>


Il poliziotto guardò infastidito la donna.


<< L'agente Allison è una psicologa. Sa bene come trattare con i bambini. >>


Lo sguardo di Reiligh andò a posarsi sull'entrata, seguito da quelli di Isaac e Madison. L'agente James Roosvelt era appena entrato, e dopo aver salutato con il gesto militare il suo superiore, borbottò un buonasera ai due genitori. 


<< Ho saputo che la bambina è stata ritrovata. >>

<< Già. E che tu ci creda o no, sono stati proprio i suoi genitori. >>


James non li degnò di uno sguardo, cosa che, evidentemente li irritò, e domandò dove si trovasse Katy. 


<< E' di la con l'agente Allison. >>

<< Capisco. >>


Cadde il silenzio, unica barriera che divideva il disaccordo tra Isaac e Madison e l'agente Roosvelt. Tutti e tre evitavano di guardarsi negli occhi, e Reiligh si sentiva a disagio, così decise di andare a prendere un altro caffè. 

Ma appena fece per alzarsi, Jane Allison e Katy apparvero sulla soglia della porta, diventando automaticamente protagonisti degli sguardi di tutti. Katy, muta e immobile, guardava nel vuoto, mentre Jane sembrava piuttosto scossa. Madison e Isaac scattarono in piedi, e tutti aspettarono che quel silenzio snervante venisse interrotto. 

James Roosvelt si avvicinò alla donna, toccandole un braccio.


<< Jane, allora? >>


La psicologa rimase in silenzio per qualche secondo, poi incaricò Reiligh di stare con la bambina e chiamò nel suo studio i genitori della bambina e James. Dopo aver chiuso la porta del suo studio e aver fatto accomodare i presenti, si sedette anche lei dietro la cattedra, acquisendo un'aria professionale, ma senza comunque perdere quell'espressione preoccupata. Cosa che contagiò anche i giovani genitori, mentre l'agente diventava sempre più impaziente.


<< E' stata un discussione interessante, direi. >>


Cominciò Jane. 


<< La prego, ci dica com'è andata. >>

<< E' presto detto, signora. Ho cercato di essere il più amichevole possibile per guadagnarmi la fiducia di Katy, ma è chiaro che è una bambina sveglia e sa gestire le proprie difese. Per tutto il corso dell'interrogatorio non ha detto una parola, e ha continuato a tenere lo sguardo basso. >>

<< Questi potrebbero essere sintomi dovuti al trauma, giusto? >>


Intervenne James Roosvelt.


<< Si, è quello che ho pensato anche io, finché non le ho chiesto di descrivermi il suo aguzzino... >>

<< Signorina Allison, l'aguzzino di mia figlia è Slender Man, quindi... >>

<< Slender Man? Intende quella leggenda che circola su internet? >>

<< Proprio quello. >>


La psicologa guardò il collega per avere una conferma, e questi annuì con la testa. 


<< Bè... Incredibile... Comunque, non è stato il silenzio a inquietarmi. >>

<< Che vuol dire? >>


Jane prese un respiro, congiungendo più forte le mani, poi guardò i presenti. 


<< Quando le ho detto che se lei ce lo avesse descritto avremmo sicuramente preso il suo rapitore, lei ha alzato lo sguardo su di me... Non ha detto nulla, mi ha solo guardata... E lì ho notato qualcosa di strano. >>

<< Ovvero? >>

<< Signori, non so cosa sia successo in queste tre settimane, ma lo sguardo che ho letto negli occhi di Katy emanava una sicurezza e una freddezza tale da non essere riconducibili a un vero e proprio trauma... Pareva piuttosto che... stesse difendendo il responsabile... >>


L'ultima affermazione paralizzò i genitori di Katy e lasciò senza parole Roosvelt. Jane affermò di aver sentito parlare di rapporti particolari che si venivano a creare tra le vittime e gli aguzzini, e poteva capitare normalmente. Quindi anche tra Katy e il misterioso rapitore poteva essere successo. 

Eppure Madison e Isaac non sembravano voler accettare questa possibilità.


<< E' impossibile! Lei ne è assolutamente sicura? >>

<< Signora, sono una psicologa. E' il mio lavoro, so quali sono i vari sintomi riportati dai pazienti, e posso affermare con sicurezza quello che ho constatato. >>

<< Starebbe cercando di difendere un assassino?! >>

<< Molto probabilmente. Certo, solo Katy può sapere che cosa è veramente successo in questi giorni di permanenza in quel bosco, ma si rifiuta di parlarne. E nessuno di noi può interferire con i segreti di una bambina del genere. >>


Leggermente irritata, si alzò facendo capire che la discussione era terminata, e quando si fu assicurata che i due fossero abbastanza lontani, si avvicinò a James. 


<< Sono terribilmente irritanti, vero? >>

<< Già. Non dirlo a me. >>

<< Sono preoccupata per quella bambina. >>

<< Perché? >>

<< Non so... Ma ho una strana sensazione... E poi questo Slender Man... >>

<< Assurdo, vero? Eppure è la verità. Io sono... il terzo testimone, se così si può dire. >>

<< Si, l'ho saputo. >>

<< E hai saputo anche è impossibile che Katy sia riuscita a sopravvivere per tre settimane in un bosco dove viveva un mostro del genere? >>

<< Si, ho saputo anche questo. Ecco perché sono preoccupata. >>


Il loro discorso si chiuse lì e osservarono i due giovani genitori che conducevano la piccola e sola vera protagonista di quello strano film contorto fuori dalla questura, dopo aver ringraziato Walter Reiligh, che nel frattempo stava sorseggiando un altro caffè. 

Solo i tuoni del temporale facevano da sottofondo al luogo.



La sua casa. Con le pareti bianche e le finestre dalle ante nere, il viottolo di mattoni che conduceva all'entrata e si divulgava ai due lati del giardino. 

Finalmente era tornata a casa. Dimenticandosi di tirare su il cappuccio della felpa, aprì lo sportello e corse sotto la pioggia battente, arrivando sotto l'arco che precedeva la porta. Suo padre le stava gridando contro di essere impazzita, chiedendole perché non aveva aspettato, ma lei non lo stava ascoltando. 

Voleva solo entrare e addormentarsi nel suo letto. 

Quando Isaac aprì la porta di casa, Katy si catapultò dentro come un fulmine, trovando nel salotto sua nonna soprappensiero, la quale, non appena la vide, si alzò e corse ad abbracciarla, aveva le lacrime agli occhi. 

Katy, a differenza del trattamento che aveva riservato ai suoi genitori, ricambiò vivacemente l'abbraccio della nonna, la quale le diede un bacio sulla fronte. 

L'anziana avrebbe voluto chiedere molte cose alla nipote, ma venne trattenuta dal tono di sua figlia che consigliava a Katy di andare a letto. 


<< Se vuoi, tesoro, puoi dormire con me e papà. >>


La bambina aveva atteso quella proposta, eppure aveva ancora quella sensazione di sentirsi un po' estranea ai due genitori. Scosse la testa e, prendendo per mano la nonna, le chiese silenziosamente di accompagnarla al piano di sopra, lasciando Madison e Isaac confusi.

Prima di coricarsi, la nonna di Katy le tamponò i capelli umidi con un asciugamano e avvolse il suo corpo in un accappatoio, mettendo la felpa e la gonna nel cesto dei panni sporchi. Poi le preparò il letto e il pigiama, e una volta infilata nel letto, rimboccò le coperte alla bambina, accarezzandole i capelli.


<< Ora pensa a dormire e fai dei bei sogni. E se stanotte dovessi avere un po' paura, puoi sempre andare da mamma e papà o venire da me. >>

<< Si. >>

<< Oh, come sono contenta che tu sia qui, piccola mia. >>


Disse stringendola forte a sé. Katy sorrise, ma i pensieri che abitavano la sua mente non l'abbandonavano.



Quella notte non riservò sogni a Katy, che si svegliò ritrovandosi nella sua stanza, domandandosi perché si trovasse lì. Immaginava di vedere le pareti spoglie della struttura abbandonata in cui aveva vissuto in quelle settimane, la sua copertina che Slender Man le aveva regalato perché non prendesse freddo. 

Lo stesso Slender Man, con il suo volto pallido e inesistente, il suo completo elegante e il suo fisico sottile troppo magro per un comune uomo. 

Invece non c'era più nulla di tutto questo, e realizzò solo dopo averci pensato che oramai era tornata a casa, e avrebbe dovuto dimenticare tutto quello che aveva passato.

La sensazione della sera prima le attanagliò il cuore, impedendole quasi di respirare. 

Lei non voleva dimenticare. 

Non poteva dimenticare. 

Non era questo il modo di ringraziare Slender Man per tutto quello che le aveva donato in quelle tre settimane in cui era stata con lui. L'aveva curata quando aveva avuto la febbre, l'aveva fatta divertire anche se in quel bosco non c'era niente da fare, le aveva dimostrato affetto anche se lui non ne provava da tempo. 

Si mise in piedi con uno scatto e si prese la testa tra le mani, arrabbiata con se stessa per ciò che aveva pensato. 

Non avrebbe mai dimenticato.

Scese le scale mollemente, si sentiva anche peggio del giorno prima. Trovò i suoi genitori in salotto con un giornale in mano e la televisione accesa sul telegiornale. La prima cosa che Katy notò fu la sua foto comparire nello speciale del giorno.


<< E' stata ritrovata la bambina scomparsa circa tre settimane fa. Dopo giorni di angoscia e di fallimenti da parte della polizia, i genitori della piccola Katy Hudson, Madison e Isaac, l'hanno ritrovata ancora viva. Inquietanti testimonianze da parte della famiglia, tuttavia, sembrano affermare la verità dietro la leggenda urbana riguardo lo Slender Man, il famoso uomo smilzo senza volto in giacca e cravatta. La polizia approfondisce le ricerche. >>

<< Katy, tesoro, ti sei svegliata! >>


La bambina venne distratta dalla voce del padre che le andò incontro con un sorriso smagliante. Poi le mostrò una pagina del giornale in cui era presente una foto di famiglia, una copia di quella che si trovava sul comodino della loro stanza da letto. 


<< Siamo diventati famosi, hai visto? Tutta la città parla di noi. >>


Katy non proferì parola, confusa da quelle di Isaac. Entrò in cucina, dove trovò la nonna intenta a bere del tè, pensierosa come suo solito. Quando la vide, i suoi occhi grigi si illuminarono di colpo. 


<< Buongiorno, Katy. Ti ho preparato una cioccolata calda e dei biscotti alla vaniglia, li vuoi? >>

<< Si.... Grazie, nonna. >>


L'anziana donna sorrise e porse un vassoio pieno di biscotti con una tazza bianca da cui provenivano un filo di fumo e un buon profumo di cioccolato. 

Di nuovo la bambina pensò a quanto avesse voluto che una scena del genere potesse accadere, eppure adesso non gliene importava molto. Prese un biscotto e lo immerse nella cioccolata fumante, poi lo addentò. Sentì caldo, si scottò la lingua, ma non fece smorfie né si lamentò. 

Sapeva di essere inespressiva come un fantasma, e la cosa probabilmente avrebbe inquietato i suoi genitori. Solo dopo un po' si accorse che sua nonna la stava fissando. 


<< Sei strana, Katy. >>


Sussurrò con una voce profonda, molto diversa da quella che aveva utilizzato fino a quel momento. La bambina deglutì inquieta non appena gli occhi grigi della nonna presero a brillare di una luce misteriosa.


<< Sei sicura di stare bene? >>

<< ... Si... >>


La donna ridacchiò e si avvicinò alla bambina, soffiando sul suo orecchio.


<< Se vuoi parlare, io sono qui. >>


Per un istante calò il silenzio. Katy ebbe la sensazione che sua nonna avesse appena letto la sua mente come un libro, che sapesse quello che in realtà provava. I brividi cominciarono a scorrere sul suo corpo, che raggiunsero la maggiore intensità quando l'anziana le baciò la tempia. 

Poi, di colpo, quella sensazione sparì. 


<< Katy, tesoro, sbrigati a fare colazione, così ti portiamo al parco. >>


Le disse la mamma dietro di lei. Katy guardò la nonna. L'aura di mistero che l'aveva avvolta pochi secondi prima era sparita. 



Passarono la mattinata a fare spese e a passeggiare. Madison teneva stretta la mano di Katy, senza mollarla neanche un istante. Una volta arrivati al parco, la bambina fissò lo sguardo sul bosco che affacciava sulla strada. Il padre le chiese i gusti del suo gelato e lei rispose, senza pensarci, cioccolato. 

I suoi occhi continuavano a catturare l'immagine di quella famiglia numerosa di alberi spogli e rinsecchiti, sperando di trovare, fra loro, l'unico figlio vivente dal volto vuoto e pallido. 

Il mondo sparì. Non respirava, non batteva le palpebre. 

Semplicemente fissava quel bosco, scrutando e analizzando ogni tronco, ogni ramo per captare un particolare che le facesse capire che Slender Man era lì e la stava osservando. 


<< Katy? Katy, tesoro, tutto bene? >>

<< ... >>

<< Madison, forse dovremmo tornare a casa... Il bosco... >>

<< Oddio, hai ragione. Vieni tesoro. >>


Madison la prese per il polso e la trascinò via, ma Katy non smise neppure per un attimo di scrutare il bosco. 

Ma non vide nulla. Slender Man non c'era.

Le venne da piangere.



<< Katy, perché non mangi? >>



Il silenzio in cui la bambina si era chiusa stava seriamente preoccupando i suoi genitori. Per di più quella giornata era stata riempita solo con sussurri e sguardi inespressivi, ma nulla che lasciasse intendere quello che Katy stesse realmente provando. Madison guardò Isaac, cercando un aiuto.


<< Credo che dovremmo lasciarla stare. Non deve essere facile per una bambina superare una cosa del genere. Vedrai che si riprenderà. >>


Madison annuì incerta, e lanciò un ultimo sguardo preoccupato alla bambina. Continuava a fissare nel vuoto, la sua bocca chiusa come se fosse cucita. Il mondo intorno a lei continuava a girare silenziosamente, estraniandola. 

Ad un certo punto si alzò dalla sedia e salì le scale, dirigendosi in camera. Non aveva fame, non ne aveva mai avuta. 

Madison e Isaac sospirarono, pregando che la figlia si riprendesse.

Katy si chiuse in camera, si mise il pigiama e si infilò sotto le coperte, provando il freddo del materasso e godendoselo, sapendo che tra non molto sarebbe arrivato il tepore del piumone. 

Ma si sentiva ancora tremendamente sola e vuota. E quella sensazione non accennava a lasciarla in pace. 


"Perché mi sento così? Sono a casa, con mamma e papà. E allora perché non mi sento felice?"


Aveva voglia di piangere e si detestava perché non ci riusciva, nonostante quel nodo in gola la stesse soffocando dall'inizio di quella monotona giornata. 

Abbracciò il cuscino e chiuse gli occhi, sperando di addormentarsi.



Era notte fonda. La casa era silenziosa e buia, e l'unico rumore che si sentiva era il ticchettio ridondante degli orologi. Katy lo odiava, sembrava che il rumore stesse diventando così forte da non sembrare più nemmeno un ticchettio.

Si mise a sedere sul letto, sbuffando, quando notò qualcosa fuori dalla finestra. Una strana sagoma romboide sbatteva contro i vetri, spinta dal vento. 

Katy scese dal materasso e andò ad aprire la finestra, acchiappando al volo quello che sembrava essere un aquilone. 

Lo scrutò nel buio per un po' di tempo, prima di realizzare che quell'aquilone era proprio lo stesso che aveva trovato impigliato nei rami del bosco quando era con Slender Man. 

Ormai lo aveva dato per perduto, e invece era arrivato fino alla sua finestra.

Sorrise, e d'istinto guardò fuori dalla finestra. La strada era isolata e solo un lampione illuminava il marciapiede.


<< !! >>


Inizialmente non ci aveva fatto caso, ma alla luce del lampione si innalzava una figura snella, decisamente alta, un vestito nero addosso e un volto pallido come la neve. Un volto che non esisteva.

Stupita, Katy appoggiò le mani alla finestra e rise silenziosamente. 

Slender Man era lì che la guardava, e quando capì che si era accorta di lui alzò lentamente una mano. 

E la salutò. 

La manina della bambina si mosse istintivamente, compiendo lo stesso gesto dell'uomo smilzo.

Slender Man provò l'impulso di sorridere, una voglia che non poteva soddisfare, ma gli bastava il sorriso di Katy, i suoi occhi di smeraldo luminosi, a farlo sentire bene. E la notte passò così, senza che il sonno riuscisse a vincere la bambina, troppo contenta di aver rivisto la leggenda vivente che tutti temevano.

501yep

Katy e Slendy

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