Creepypasta Italia Wiki
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Ero un giovane come tanti, studente di Filosofia, quinto anno. Decisi di studiarla per capire il pensiero umano. E ci riuscii.



Riuscii in tutto.
Ora mi chiamo Noa.
E sono un essere perfetto.



Quanto state per leggere è il modo per raggiungere tale stato e il posto in cui mantenerlo. Se non volete o credete ciecamente in qualche religione o nella reincarnazione, abbandonate la lettura.



Se ho scritto ciò è anche per dare la salvezza a chi merita.



Ho sempre avuto l'impressione che qualcosa non andasse. Mi vorreste chiedere in cosa.

In cosa? In tutto.

Non ho mai accettato certe... verità? Chiamiamole così.

La morte di mio nonno. Di mia nonna. E poi di mia madre. Non provavo dolore, no...

Solo quella strana sensazione – qualcuno di voi capirà – come se ciò non dovesse succedere.

E perché Dio permette certe cose?


Gli parlai, a Dio. Ma non mi rispose.


Fu mio padre a spiegarmi che Dio risponde solo quando vi è veramente bisogno di Lui.

Ero un bambino intelligente, fin troppo, e in me era come se vivesse da sempre la convinzione che da qualche parte avessi quella maledetta risposta... sì, era lì...


Rimaneva ora da chiarire la questione “Dio”. O io o Lui. Uno dei due stava sbagliando.

C'era un modo per capirlo.



Dovevo fare ciò col mio migliore amico, il mio coniglietto, Mr. Snap, regalatomi dalla mamma prima che il tumore al cervello la portasse al punto di sbavare persino davanti ai talk show domenicali o scambiare qualunque sedia per il water.

Amo tutti gli animali, ora più che mai, ora che so la verità.



Provai a negare l'essenza di Dio. Avrebbe dovuto farmi capire ora che ne avevo bisogno, ed ero disposto a tutto.

Fermai Mr. Snap che mi saltellava intorno e gli misi pollice e indice sugli occhietti umidi. Il coniglietto si divincolò ma non troppo, apprezzava sempre le mie coccole e rimase fedele in attesa di riceverle, io in attesa di sentire Dio.


Nulla?

Rabbit


Spinsi le dita dentro. Mr. Snap urlò, sembrava un fischietto impazzito. Mi sfuggì lasciandomi roba gelatinosa dal sapore dolciastro sulle dita, e zampettò qua e là prendendo muri e mobili.

Mio padre spalancò la porta. A nulla servì spiegargli che ora dovevamo andare avanti senza l'idea di dio, mi portò in quell'istituto dove andavamo a trovare mamma prima che si ammalasse.


Studiai lì, solo. Internet mi permise di scegliere i libri, tenermi aggiornato. Ai miei 18 anni avevo il diritto di scegliere se rimanere in cura o uscire, uscii, sostenni l'esame da privato e mi diplomai.

Mi iscrissi all'università e mi ritrovai dopo il primo anno a dover studiare per gli esami del quarto.


Il mio tempo libero lo dedicai alle ricerche, sopratutto a colui che aveva ampliato la mia idea.

L'iperuranio di Platone era quasi ciò che intendevo. Da tempo avevo capito che tutti esistiamo per un motivo, che accettiamo tutto il male che ci viene offerto il silenzio. Scontiamo un'infinita condanna senza sapere il delitto commesso.

Continuai i miei studi e cominciai a capire e a svolgere la matassa, che sapevo aveva un inizio.


Ma non qua.


Fu una notte che mi svegliai e sedendomi sul letto mi ritrovai al suo cospetto. Premetto, non è possibile descrivere qua. Ma dirò ciò che ho visto, o creduto di vedere, o immaginato.


I lunghi capelli fluttuavano intorno a lui. Braccia incrociate al petto. Guardarlo negli occhi era come guardare dal tetto di un grattacielo improvvisamente a terra, sporgendosi pericolosamente.


“Mi puoi chiamare Eloith, è ciò che suona più simile al mio nome qui concepibile. Non mi tratterrò a lungo, quindi ascoltami. Sappiamo che senti noi e quella che possiamo chiamare la nostra dimensione. Per ognuno di noi, essere puro che nasce, ne deve nascere uno qua, dove abbiamo lasciato la corruzione che da noi non ha più posto. A volte sentiamo qualcuno dei nati qua sfiorarci col pensiero, ma il tuo lo percepiamo da tempo ormai. Non possiamo ignorare ciò, a costo di rischiare di vedercela col male, ancora. Verrai illuminato sul percorso, ma sta a te prenderlo. Devi seguire il filo che hai sempre seguito, ora che sai di noi. È rimasto un unico collegamento percorribile dagli umani. Devi vedere la consapevolezza che ti ha sempre spinto. Presto i Custodi verranno a reclamarti per incatenarti a questo posto. Per allora tu devi averlo trovato.”



Risposte a tutte le mie domande. Era tutto chiaro, quasi come se fosse ciò che avevo sempre saputo, ma lo avessi solo dimenticato.



Ora cerco quel collegamento, e i Custodi non hanno tardato. Ognuno di loro sembra vivere per sé, ignaro degli altri. Molti sono da me, non possono uccidermi, no. Ma sanno far provare il dolore che sentono in giro, e di cui vivono.



Ora sono una ragazza. Giovane, bella, la mia pelle è profumata. Ho fatto qualcosa a mio marito...

Perché...?

Mi tiene legata a una sedia sul tatami, nella penombra. Sento il mio panico mischiarsi alle ombre della stanza. Il sudore freddo mi scorre sui fianchi.



Mi obbliga a guardarlo negli occhi.



Ah...



Ho guardato un giovane cameriere e l'ho disonorato d'innanzi ai suoi colleghi di lavoro che hanno riso di lui.



Ho la nausea. Piango, tremo, voglio rimettere, ma mi frena un dannato senso di costrizione, regole, comportamenti, decenza, da dove vengono? Mi avvicina la lametta alla palpebra e la passa finché non rivede quegli occhi che lo hanno disonorato. Il sangue mi brucia la cornea e mi viene da sbattere le palpebre che non ho provocandomi un dolore lancinante ogni volta. Urlo.

Asian

Vedo un cappio in fondo, e lui che porta la nostra figlia, ha appena tre anni, la sta prendendo a pugni in faccia. Urliamo ambedue, voglio morire, mi mordo la lingua, digrigno i denti fino a spostarmeli e scheggiarli. Sono costretta a vedere lui che la rompe, la mia bambina, ne abusa fino a soffocarla col suo membro, sangue e sperma le colano dalla bocca, svengo.



Rivedo il mio PC con scritto tutto ciò, ero pronto a scrivere il racconto ma non ho ancora la risposta e devo trovarla vedendo ciò; oddio voglio strapparmi gli occhi. Non la so; svengo.

Sono con degli uomini, abbiamo cucinato qualcosa, la mia mano, urlo stupendomi della mia voce. Sono un impiegato ma i soldi piacciono a tutti, volevo prendere solo ciò che ritenevo la mia parte, per averli aiutati. Intanto è pronto anche l'avambraccio, riesco a sentire il coltello straziarmi i tendini e la forchetta fare delle mie vene spaghetti, tirarle e strapparle con un dolore così gommoso e disgustoso. Mi viene avvicinato un boccone, serro la mascella, ma non volevano altro. Da dietro una specie di pinza mi spacca gli angoli delle mascelle costringendomi a urlare. La forchetta mi buca la lingua più volte fino a bucarmela e uscirmi da sotto, desidero solo la morte, uccidetemi. Mi infilano il pezzo in bocca, sono costretto a ingoiare vomito, sangue e carne. Ridono. Vedo l'uomo al centro, risoluto dallo sguardo, non mostra alcuna pietà. Muoio, o forse solo svengo.

Bloodyhands



Eheheh. Ahahah. Ohohoh. “Ora hai il naso rosso proprio come il mio, aaaha!” Il maniaco truccato grottescamente sopra di me dalla chioma verde e il sorriso dipinto sul volto mi dà una violenta testata e sforzandosi di ridere come un folle continua nel mangiarmi il viso a brandelli, si allontana solo per controllare che sia vivo, e io spero di non rivedere quegli occhi così privi di senso.



Intravedo il mio PC.



Di nuovo nel corpo di una ragazza. La sensazione ormai familiare ma sempre nuova del dolore mi sale sulla spina dorsale. Migliaia di ami mi trafiggono la pelle. Al tirare della fune di un grasso maniaco davanti a me, mi viene strappata tutta la pelle. Perdo il sostegno che mi teneva così. Da ammasso rosso informe quale sono cado su un pavimento di sale, vermi, chiodi e insetti, preparati per me. Stupidamente non riesco a non rotolare in preda al dolore folle che mi invade, attaccando sul corpo roba che brucia più di qualunque ustione e dilania, ma brucia più di tutto lo sperma che a fiotti mi arriva dal grassone, il suo sguardo... è l'opposto del mondo che cerco, di quello di Eloith... la sua canottiera bianca si fonde con la luminescenza bianca dello schermo del PC.


Sono ancora qua. E vorrei morire. Ho un coltello pronto per questo caso, ma non ce n'è bisogno, ora devo solo scrivere la premessa che avrete già letto all'inizio, immagino. Ho la risposta, non mi resta che raggiungerlo e prepararmi. So che fare, e ora che sapete di noi, del vero mondo, sapete cosa fare prima che i Custodi vengano da voi.



Sapete qual è il collegamento?



O lo sapete, o magari questo mondo è tutto un sogno.



Andate in bagno e sciacquatevi dunque, magari dopo vedrete la risposta da voi.



Fatelo, vi conviene, tutto sommato...

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