Tutti avrete sentito parlare dell'uomo nero. Una creatura, alta e cupa, che esce di notte a caccia di bambini impauriti.
La sua è la classica leggenda, con cui ogni bambino e il suo amico amano spaventarsi a vicenda durante i pigiama party. Le persone hanno inventato diverse versioni della storia: come quella secondo la quale l'uomo nero uscirebbe solo durante la luna piena, o quella per cui assumerebbe la forma delle tue più grandi paure; o ancora, quella per cui vivrebbe sotto il tuo letto e attenderebbe il momento giusto, proprio quando sei più vulnerabile, per prenderti.
Ma io so la verità. Non esiste l'uomo nero... Esiste solo qualcosa di molto differente. Qualcosa che si allontana decisamente dalle leggende, qualcosa che non ti aspetteresti. Come faccio a saperlo, potresti chiedere?
È perché ho visto la cosa con i miei stessi occhi.
Avevo undici anni quando è successo. Vivevo in una casa relativamente tranquilla in periferia con mia madre e mio padre. Essendo figlio unico, ebbi il privilegio di ottenere tutto ciò che chiedevo. Avevo una grande camera tutta per me, con a disposizione un vasto assortimento di giocattoli e videogiochi. Lo ammetto, ero un ragazzo piuttosto viziato. Con il passare delle settimane e lo spazio disponibile nella mia stanza che lentamente diminuiva, i miei genitori decisero che era giunta l'ora trovassi un posto dove conservare tutta la mia spazzatura - un posto che non fosse il pavimento.
Perciò, poche settimane prima dell'accaduto, avevano trovato un vecchio armadio di seconda mano e avevano pensato che avrebbe fatto comodo nella mia stanza. Da undicenne quale ero, non m'importava molto dell'armadio, pertanto lasciai che i miei genitori lo mettessero e sistemassero dove e come preferivano.
Passarono diversi giorni senza che accadesse nulla di anomalo. Di tanto in tanto vedevo i miei amici e, per il resto, mi occupavo dei giochi. I giorni si trasformarono in settimane, e in poco tempo, l'armadio fu completamente riempito della mia “spazzatura".
Polvere e ragnatele si erano accumulate nella parte superiore, segni di morsi coprivano la porta e parte dell'angolo era stata scheggiata a causa del fatto che i miei amici erano un po' troppo distratti durante le nostre zuffe. Se l'armadio di seconda mano prima sembrava vecchio, si era logorato ancor più rapidamente dopo aver trascorso alcune settimane nella mia cameretta.
Ripensandoci, c'era in quell'armadio qualcosa che mi aveva fatto sentire come se avesse sempre avuto un che di... strano.
Era come se avessi questa brutta sensazione.
Ero percorso da brividi ogni volta che capitavo da quelle parti.
Da bambino qual ero, non ci feci caso e lo ignorai come niente fosse.
La notte in cui accadde, stavo giocando con i miei peluche preferiti, facendoli combattere l'uno contro l'altro. Lo svago fu interrotto da mia madre la quale, una volta entrata nella stanza, mi disse che era ora di dormire.
Con riluttanza misi via le mie cose nell'armadio e m'infilai nel letto.
Mia madre mi rimboccò le coperte, mi diede qualche bacio sulla guancia e spense le luci lasciando la stanza.
Sapevo che avrei dovuto andare a dormire, ma in quel momento non potevo proprio. Ci provai, lo feci davvero, ma avevo ancora troppe energie.
Volevo continuare a giocare con i miei peluche, non dormire.
Sicuramente dieci minuti in più non mi avrebbero fatto male, pensai tra me e me.
Mi girai e guardai la porta per qualche istante finché non vidi la luce del corridoio spegnersi. Mi sedetti e mi misi subito al lavoro accendendo la mia lampada, poi mi diressi verso il vecchio armadio.
Nella penombra, sembrava sovrastare il mio corpicino. Fino a quel momento non mi ero mai reso conto di quanto fosse alto. Mi sentii tremare avvicinandomi al mobile, cosa che trovai strana, perché non sentivo affatto freddo. Noncurante, allungai la mano, aprii la porta il più silenziosamente possibile per non allertare i miei genitori e guardai dentro.
Giocattoli, carte e giochi da tavolo erano sparsi disordinatamente lungo il pavimento dell'armadio. Non riuscendo a vedere, mi avvicinai alla cieca, cercando di trovare la mia roba preferita, ma senza successo. Accigliato, mi piegai in avanti, quando all'improvviso caddi finendo nel disordine, facendo gracchiare rumorosamente le ante alle mie spalle.
Armeggiai alcuni istanti per recuperare l'equilibrio, ma mi accorsi che era impossibile alzarsi in piedi con tutto quel disordine attorno. Avanzai per cercare di trovare le pareti dell'armadio in modo da potermi sostenere, ma sembrava che non riuscissi a trovarle, non importava quanto lontano andassi. Inciampai ancora una volta su me stesso e caddi per l'ennesima volta. Il panico cominciò a farsi strada nel mio petto mentre correvo per raggiungere l'uscita dell'armadio.
Alla fine mi sentii spingere contro l'anta del guardaroba aperto e rotolai fuori.
Mi sedetti lì sul pavimento, respirando pesantemente, consentendomi di calmarmi.
Ci volle un momento, ma mentre i miei occhi si adattavano a ciò che mi circondava, mi resi subito conto che non ero più nella mia stanza... Lo sapevo perché potevo scorgere i sottili contorni delle pareti e rispetto alla mia stanza grande e spaziosa, il posto in cui mi trovavo era minuscolo. Non solo, potevo sentire qualcosa di morbido e intrecciato sotto il punto in cui sedevo, che era in contrasto con il pavimento duro e freddo della mia stanza. Mi alzai in piedi e camminai in avanti con cautela finché non urtai contro qualcosa di grosso e rigido. Non ero sicuro di cosa avessi esattamente urtato, ma prima che avessi la possibilità di allungare la mano e toccarlo, sentii un “clic" silenzioso.
Una luce era stata accesa, facendomi sibilare e strizzare gli occhi nel disperato tentativo di disabituarmi all'oscurità. Aprii gli occhi e finalmente potei vedere ciò che mi circondava. Ero in una specie di camera da letto; era piccola e dipinta di un colore rosa chiaro ed era adornata con diversi-
Un suono acuto proveniente da dietro di me interruppe i miei pensieri. Mi congelai in un istante. C'era qualcos'altro qui. Non ero solo.
Deglutii e mi voltai. Davanti a me, a poca distanza, intravedevo la forma di un essere che non poteva giunger da altro posto, se non dai miei incubi peggiori.
La sua pelle era pallida e segnata dalle intemperie, con macchie di un rosso intenso sotto i suoi occhi grandi. La sua testa era anormalmente rotonda e lunghe ciocche di capelli arruffati gli coprivano parte del volto . Due rigonfiamenti di forma ovale sporgevano da entrambi i lati del suo viso, parzialmente nascosti dalle sue ciocche di capelli ma ancora molto visibili. Forse la caratteristica più inquietante sulla sua faccia, era la verruca posta proprio al centro che trasudava liquido chiaro da uno dei suoi fori.
Era piuttosto basso di statura. Il suo corpo era stranamente simmetrico e proporzionato, con ossa appena visibili attraverso la pelle a causa dell'eccesso di grasso e carne.
I suoi arti snelli si erano arricciati su se stessi e dalle sue zampe sporgevano artigli corti e rotondi.
Una nuova ondata di paura mi pervase quando incrociai il mio sguardo con quello del mostro che, come me, era immobile. Non riuscivo a muovermi di un centimetro; le funzioni motorie si erano bloccate, come se il mio corpo avesse smesso di rispondere.
Poi, senza preavviso, cominciò a muoversi lentamente verso di me; tremava, si contorceva. Muoveva i suoi arti in modo incerto.
Si fermò, di colpo. Potevo vedere il suo torso sottile inspirare ed espirare a un ritmo irregolare.
Il mio cuore saltò un battito e tremai restando al mio posto.
Fissai gli occhi scuri della creatura e deglutii.
In qualunque momento, con un movimento improvviso, quella cosa avrebbe potuto saltarmi addosso, e sarebbe finita. Diedi un'occhiata alla stanza, ma c'era così poco spazio e nessun posto dove correre. L'unica uscita era stata bloccata dal mostro.
Allora successe qualcosa di strano.
La creatura indietreggiò e cominciò a emettere rumori.
Dalla bocca della cosa uscirono gracidii, scricchiolii e strani suoni, le sue espressioni facciali si trasformarono mentre biascicava; i suoi occhi iniziarono a perdere una specie di liquido trasparente.
Stava cercando di dire qualcosa? Stava cercando di intimidirmi? Doveva essere così, non c'era altra spiegazione.
Ma la sua voce... La sua voce suonava minuscola, come se fosse spaventata quanto me.
Non stava provando a parlarmi?
Fissai la creatura. Pensai che forse avrei potuto provare a comunicare con essa.
Avrei dovuto distrarla abbastanza a lungo, da correre finché non sarei riuscito a mettermi in salvo.
Così, permisi a una semplice parola di sfuggirmi dalla bocca e d'interrompere i suoni confusi della creatura.
"C-ciao?"
E poi calò il silenzio.
La creatura si irrigidì alle mie parole, gli occhi spalancati diventarono incredibilmente più ampi e la bocca rosa cadde in quella che riconobbi come un'espressione di shock. Per un momento pensai che forse mi capisse, finché dal mostro non eruppe un lamento assordante.
La creatura gettò indietro la testa e strillò emettendo un suono terribile, a dir poco animalesco, che non avevo mai sentito in vita mia. Intanto, immobile e terrorizzato, potevo vedere una luce iniziare ad illuminarsi dalla piccola fessura sotto la porta e sentire una serie di forti colpi che si avvicinavano sempre di più alla stanza, via via più intensi man mano che si facevano più vicini.
Fu allora che capii cosa stava succedendo: stava chiamando le sue sorelle. Il pensiero mi balenò in mente in fretta, mentre il panico cominciava ad assalirmi.
L'unica idea che mi passò per la testa in quel momento fu che se non fossi uscito in quell'istante, sicuramente sarei morto. Stavo per morire senza che la mia famiglia sapesse dove fossi finito o cosa mi fosse successo.
I rumori dei colpi si avvicinavano e potevo iniziare a udire il suono delle altre creature sempre più prossime. Le loro voci erano più profonde e meno acute della cosa di fronte a me, ma mi provocavano comunque i brividi.
Dovevo uscire. Ma come?
Guardai dietro la creatura e, in effetti, una replica esatta del mio armadio si ergeva contro le pareti rosa. L'adrenalina mi percorse e all'improvviso ripresi il controllo delle mie gambe, precipitandomi verso di essa; evitai goffamente la creatura, mentre fuggivo verso l'imponente armadio.
Mi agganciai alla maniglia e aprii l'anta con una forza che neppure pensavo di possedere. Mi gettai all'interno e quasi sbattei lo sportello, prima di fermarmi all'ultimo secondo e rendermi conto rapidamente che il suono avrebbe rivelato ai mostri la mia posizione.
Mi rannicchiai e rimasi il più immobile possibile, pregando che nessuno mi notasse.
Attraverso la sottile fessura dell'anta, potevo vedere solo la schiena del mostro e non la sua faccia. Il rumore di passi proveniente dalle sue sorelle cessò, ma ora potevo sentire chiaramente le loro voci e sapevo che dovevano essere arrivate, nonostante non potessi vederle.
Suoni smorzati e tonfi furono tutto ciò che udii per un paio di istanti, prima che una nuova figura entrasse nel mio campo visivo, e mi sentissi paralizzato a causa di una nuova ondata di travolgente paura. La cosa era enorme. Sembrava una versione adulta della creatura lamentosa; una versione sviluppata. Si accucciò per tenere la creatura più piccola, e dalla sua bocca uscirono quelli che sembrarono suoni rauchi e rilassanti - sembrò funzionare, perché la piccola creatura lentamente si calmò dal suo attacco isterico.
Un'altra voce ancora più profonda si fece sempre più vicina, fino a trovarsi proprio dietro l'anta, dove non potevo vedere.
La piccola creatura in qualche modo rispose.
Dalla sua bocca uscirono suoni incomprensibili e, con mio orrore, allungò le membra per indicare proprio nella mia direzione.
Proprio dove mi stavo nascondendo.
Potei vedere l'ombra di una creatura ancora più grande che si avvicinava alla mia direzione e sussultai col cuore in gola.
Chiusi gli occhi e tornai indietro il più possibile, preparandomi al peggio. Continuavo a strisciare avanti e indietro, aspettando il momento in cui la luce sarebbe entrata e quei mostri mi avrebbero fatto a pezzi.
Quel momento non arrivò mai.
Sentii la mia schiena sbattere contro diversi piccoli oggetti. Fecero un gran fracasso mentre indietreggiai tentando ostinatamente di farmi strada nell'armadio e di fuggire. Poi, mi scontrai contro quella che doveva essere l'anta del guardaroba e caddi fuori, rovinando dolorosamente all'indietro attraverso un ammasso di giocattoli, fino a quando non uscii finalmente dall'armadio buio.
Per molto tempo rimasi semplicemente sdraiato sul davanti, raggomitolato in posizione fetale, esitante a muovermi. Mi abbracciai forte con tutte le mie membra per cercare di impedire al mio corpo di tremare, ma non servì molto.
Poi, finalmente, lasciai che uno dei miei occhi si aprisse.
Ero... tornato. Nella mia stanza. Ero tornato nella mia stanza. Non potevo crederci.
Nulla era cambiato da quando me ne ero andato, tranne i giocattoli che ora erano sparsi tutt'intorno a me. Le porte dell'armadio erano chiuse. Feci l'unica cosa a cui potei pensare in quel momento. Urlai.
Non ho idea di quanto urlai.
Tutto quello che ricordo è che la mia voce stava iniziando a rompersi.
Non potevo più contenere le grida di angoscia assoluta che avevo trattenuto dentro di me.
Ero troppo confuso per notare il rumore dei passi dei miei genitori che si dirigevano verso la mia stanza, o le loro voci che gridavano freneticamente. Non notai le luci che venivano accese e smisi di urlare solo quando mia madre, in modo dolce e rassicurante, allungò le sue tre braccia per cullarmi tenendomi contro il suo petto ossuto.
“Tesoro, cosa c'è che non va? Dì alla mamma cosa c'è che non va".
"A-armadio." Allungai un braccio per indicarlo direttamente.
Sia mia madre che mio padre si scambiarono uno sguardo con i loro otto occhi rosso vivo. Poi guardarono l'armadio. E infine i loro sguardi si concentrarono nuovamente su di me.
Fu mia madre a parlare per prima: "Oh tesoro, cosa c'è che non va nell'armadio?"
“M-m-mostro...” borbottai, spingendo la mia faccia più a fondo fra le sue ossa confortanti.
Sentii mia madre sussurrare qualcosa a mio padre, ma non riuscii a capire bene cosa stessero dicendo. Una mano snella e artigliata mi percorse la schiena in un movimento circolare.
"Papà va a dare un'occhiata nell'armadio, ok?" mi sussurrò mia madre con la sua voce calma.
Volevo dire di no. Volevo dire a mio padre di non farlo, prima che fosse troppo tardi, ma non potevo; le parole mi si spensero letteralmente in gola come se qualcosa in me fisicamente appassisse e morisse.
Osai sbirciare con tre dei miei occhi e guardai mentre mio padre apriva le ante dell'armadio senza un attimo di esitazione, trovando-
Niente.
Non c'era niente, tranne una pila disordinata di giocattoli e una parete di legno dietro di essa.
Mio padre sorrise, mostrando le sue zanne affilate in modo rassicurante. “Vedi piccolo? Niente di cui preoccuparsi."
“M-ma - era lì! E-erano in tre, con due braccia e due gambe, e avevano così tanti capelli e così tanta carne."
Mia madre mi zittii e mi cullò dolcemente. “Shh. Sei davvero stanco tesoro, non c'è niente lì, vedi? Ora perché non torniamo a dormire? Perché non porti il signor Fluffles con te?”
Il signor Fluffles, il mio peluche preferito, era disteso per terra proprio accanto a me. Il suo unico occhio e il suo simpatico sorriso sdentato mi scrutavano dritto negli occhi. Mio padre si chinò, prendendo il signor Fluffles tra le sue braccia ispide, e mi guidò fuori dalle braccia di mia madre per sollevarmi tra le sue. Si trascinò verso il capezzale e mi posò sul letto, rimboccando le coperte a me e al signor Fluffles.
Infine mi diede un bacio sulla fronte.
Un'ondata di stanchezza mi sopraffece e non potei fare a meno di soffocare uno sbadiglio. Sentii mia madre ridacchiare leggermente mentre era in piedi accanto a mio padre sul bordo del mio letto.
"Farai bene a dormire ora, tesoro".
Nonostante percepissi ancora lo shock, annuii lentamente con la testa. Ero troppo stanco. Non volevo più giocare, volevo solo dormire. Dormire e far finta che non fosse mai successo.
L'ultima cosa che sentii prima di perdere conoscenza, fu la voce di mio padre che sussurrava:
"Ricorda ragazzo, non esiste l'uomo nero."
Ed era qualcosa di cui ormai ero sicuro.
Traduzione di Princeps
Narrazioni[]
Ho Incontrato Il Mostro Nell'Armadio - Creepypasta ITA
Narrazione di Princeps