I miei Gigli sono, tra le cose che possiedo, quella che preferisco. Raccolti da solo. Colgo solamente i più belli e candidi. Devono essere bianchi come le ali di un angelo, e così soffici e delicati che, toccandoli, devi star attento a non rovinarli. Forse è egoista da parte mia proteggerli così avidamente. Ma dopotutto sono io il primo ad averli colti, sono Io che devo gioire del loro dolce, inebriante profumo e della loro divina eleganza.
Ascoltare la voce dei miei gigli è come ascoltare un suono meraviglioso, che eleva l'animo in un passionale tumulto. È per codesta ragione che custodisco i miei gigli, una dozzina alla volta, sempre. Ho bisogno di sentire il pianto della tanto agognata bellezza, vederli fruttare quel liquido cremisi, che rivela quanto io sia importante per loro. Inizialmente anche io, da persona devota che sono, mi sono domandato se questo desiderio era accettabile, ma il trovare la risposta mi ha donato gioia incommensurabile. Sembra che i miei adorati gigli si siano indeboliti al punto che Io sono l'unica cosa di cui loro hanno bisogno, poiché alla fin fine Io sono l'unica cosa cui loro rimane: tutto ciò mi permette di provare una soddisfazione indescrivibile che non si può capire, se non la si sente sulla pelle.
Ma nulla è perfetto per sempre. Uno dei miei gigli si è seccato.
Devo uscire immediatamente per rimpiazzarlo.