Chi li ha visti in faccia e adesso è seppellito tutto intero può considerarsi fortunato, di solito loro nascondono gli organi interni delle loro vittime in posti diversi e sciolgono il corpo quasi vuoto dei malcapitati nell’acido.
Si dice vadano in giro con un furgone nero ma nessuno ne è sicuro. Le voci che girano su di loro sono solo leggende, non si sa niente di loro e nessuno vuole sapere niente.
G. e K., questi sono gli pseudonimi con cui la gente, anche se raramente, si riferisce a loro. Questa è l’unica prova certa che abbiamo.
“Erano e sono tempi duri, ognuno cerca la strada più facile. C’è anche chi fatica tutto il giorno come me, ci mancherebbe, ma chi non può, o trova un’altra strada o patisce la fame come molti. Comunque mi sembra esagerato arrivare a gesti così estremi.” Così la pensa il signor F. riguardo a G. e K.
Molti pensano siano due fratelli ma non è sicuro, la telefonata che la polizia ha intercettato poco prima della rapina avvenuta in una gioielleria è poco chiara sia perché i rapinatori usavano modificatori di timbro vocale sia perché tra di loro si chiamavano con le probabili iniziali dei loro nomi o cognomi.
20/12/2004
G. “Dove sei?”
K. “Sono sul retro, tu sei già là?”
G. “Sono davanti la porta di ingresso, comincia a salire”
Fine della conversazione.
Davanti la gioielleria “De Palmenti” vi era un via-vai di gente e la polizia non poté capire chi era il rapinatore. Poco dopo le telecamere esterne e interne della gioielleria persero il segnale ma dopo appena tre secondi ripresero a registrare. Quattro giorni dopo la rapina, si scoprì che le telecamere erano state manomesse probabilmente durante quei tre secondi di interruzione e che le cinque telecamere interne e le tre telecamere esterne a circuito chiuso registravano un filmato dalla durata di 3 ore registrato probabilmente il giorno prima.
Circa mezz’ora dopo ci fu un’altra conversazione tra i rapinatori
G. “Ok K. hai fatto?”
K. “Si è tutto ok, sei pronto?”
G. “Sono nato pronto”
K. “Allora andiamo”
La telecamera di un vicino bancomat registrò un tizio non identificabile chiudere le porte di vetro della gioielleria e alcuni secondi dopo la saracinesca automatica della gioielleria si abbassò. Sul retro della gioielleria vi erano due telecamere ma anch’esse erano state manomesse.
Non si conosce la dinamica della rapina poiché tutte le persone dentro la gioielleria al momento della rapina non ricordano niente a parte un suono ad alta frequenza e una guardia chiudere la porta. Nessuno ricorda il volto di quella guardia.
Vicino un cliente, che fu a lungo interrogata ma risultata innocente, fu ritrovato un biglietto su cui era scritto:
“G. e K. augurano buon Natale a tutto il personale e alla gentile clientela”
Il secondo fatto di cronaca legato a G. e a K. fu, come il primo, una rapina. Di questa rapina si sanno molte più cose anche se è stata fatta nella banca di un piccolo paesino.
Il colpo ci fu 4 anni dopo la prima rapina e si conosce la dinamica molto complessa e pianificata in ogni dettaglio della rapina. Purtroppo nessuno riuscì a intercettare le telefonate di G. e K. ma in compenso si hanno molte testimonianze.
La rapina avvenne l’8/05/2008
G. e K. entrarono nella banca mascherati da cinghiali e armati di fucili kalashnikov alle ore 10:00, fecero stendere tutti i presenti a terra. Uno dei due piazzò un esplosivo sulla porta del caveau. L’allarme scatto alle 10:06 ma la polizia arrivò solo 5 minuti dopo. Un rapinatore intanto aveva messo in una borsa nera tutta la refurtiva e il veicolo era pronto. Nella Chevrolet Camaro salì solo G. Ci fu un corto inseguimento e la macchina scomparve all’uscita di una galleria dove, all’imbocco, erano stati piazzati dei chiodi. I poliziotti che inseguirono il rapinatore riferirono che la Chevrolet entrò nella galleria dalla carreggiata sinistra e in controsenso, i poliziotti entrarono nella carreggiata destra dove era stata piazzata la striscia chiodata e non poterono proseguire l’inseguimento. La galleria fu bloccata ma non si trovò alcuna Chevrolet
Nel caveau, al posto dei soldi, trovarono, in un cofanetto, una mazzetta di banconote con le iniziali G. e K. e con scritto:
“Tanti auguri mamma
G. e K.”
Grazie a questa prova molti pensano che G. e K. siano fratelli.
Pochi giorni dopo uscì una notizia sul giornale. Un possessore di una Desert Eagle modificata aveva sparato a due persone. La pistola era stata modificata per sparare proiettili calibro 50 contenenti plutonio nella punta. I due quarantenni senza né moglie né figli restarono in prognosi riservata per sei settimane e a prima vista per loro non vi era niente da fare ma miracolosamente sopravvissero. Non si sentì parlare di serial killer durante quelle sei settimane, ma appena dopo cinque giorni dalla dimissione dei due uomini, ecco che ricomparvero.
Il signor Gianni Paranoso Fu ucciso in un Motel vicino un’autostrada. Fu molto difficile riconoscere il cadavere perché il volto era stato bruciato con l’acido comunque grazie a impronte parziali delle dita ritrovate seppellite in un bosco, si riuscì ad identificare il corpo. Nel bosco, insieme alle dita, fu rinvenuta anche una lettera con scritto:
“Dopo tanto tempo rieccoci”
Dopo le immediate deduzioni degli inquirenti, la polizia si precipitò subito all’ospedale per controllare i fascicoli e identificare i due serial killer che pensavano fossero i due uomini dimessi giorni prima ma mancava la lettera G e la lettera K e tutte le loro tracce erano sparite.
Appena due giorni dopo ci fu un’altra vittima: una prostituta era stata uccisa in un bosco e fu ritrovata una gamba vicino la strada e il resto del corpo seppellito in un bosco e con il volto sfigurato dall’acido. Gli investigatori trovarono il corpo perché la gamba era avvolta in un foglio di carta stagnola e, dentro questo vi era, attaccato alla gamba, un foglio con scritto:
“Il luogo giusto è un posto silenzioso, dove nessuno può sentirti”.
Tre giorni dopo una coppia di diciassettenni fu uccisa fuori da un ristorante e furono trovati seppelliti insieme nello stesso bosco dove erano stati trovati i corpi o i resti dei corpi precedenti.
L’unica cosa in comune che avevano questi tre omicidi era il bosco. Per due settimane non vi furono più omicidi da parte dei due serial killer ma dopo 30 giorni dall’ultimo omicidio un corpo fu ritrovato in stato avanzato di decomposizione. Per tre giorni fu impossibile identificare il corpo poiché era completamente sfigurato, nessuno venne a reclamarlo e nessuno denunciò la scomparsa di un amico, parente o conoscente che sia.
Tuttavia si riuscì a scoprire chi era la vittima grazie a una breve lettera trovata in un foro fatto vicino al cuore che insospettì la scientifica. La vittima si chiamava Bob, il cognome era indicato solo con l’iniziale, la K. Sulla lettera era scritto questo messaggio: “Io e Bob K. non andavamo più d’accordo, ora ucciderò in singolo” firmato G.
L’ultima vittima di G. fu un ragazzino di quindici anni trovato ucciso in casa sua mentre i genitori erano fuori città. Fu trovato sul divano dissanguato per via di un foro vicino la costola e profondo dieci centimetri. Era stato ucciso con un oggetto contundente, probabilmente un pugnale. Non furono trovate impronte di alcun tipo né sul corpo del ragazzo né sul pezzo di giornalino scolastico su cui era scritto un articolo firmato dal quindicenne su G. e K. l’articolo raccoglieva alcune testimonianze sui due killer col fine di aiutare gli inquirenti. Sul retro del pezzo di carta vi era scritto “Chiunque tenterà di fermarmi, chiunque saprà la mia storia, chiunque si metterà contro di me, MORIRÁ io sono G.”