Non sono solito raccontare di me a qualcuno, alla fine non ricordo poi molto di ciò che è stato, ricordo solo l'indispensabile, ciò che mi ha portato ad essere quello che sono oggi: un terrorista.
Mi starai già odiando suppongo, ti basta sapere che il sentimento è reciproco. Io ti odio. Ti stai chiedendo se ti conosco? No, non ho la benché minima idea di chi tu sia.
Ti odio semplicemente perché sei come tutti gli altri.
Ero ancora un bambino quando ho vissuto quello che suppongo sia stato il peggior trauma della mia vita.
Non ho mai conosciuto mia madre, e a quei tempi non sapevo nemmeno chi fosse, dove fosse, e perché non era mai stata al mio fianco. Tutto ciò che avevo era mio padre. Non era di certo mai stato un padre amorevole, tutto ciò che faceva era guardarmi con disprezzo. Io non capivo, perché lo disgustavo così tanto? Avrei tanto voluto entrargli nella mente e scoprirlo, lui non parlava mai con me, fingeva semplicemente che io non esistessi.
Eravamo ancora nel pieno della Guerra Fredda, una minaccia missilistica sembrava essere sempre alle porte, per questo c'era molta tensione nel nostro paese, e l'istruzione ai giovani era sempre molto trascurata a causa delle numerose notizie che alimentavano le preoccupazioni della gente, quindi la maggior parte della mia vita la passavo a casa con mio padre.
Non ero capace di provare odio, non volevo odiare mio padre, lui era tutto ciò che avevo, come avrei potuto farlo...?
Una notte stavo dormendo nella mia stanza, quando mi sono accorto che qualcuno mi osservava. Ero sicuro ci fosse qualcuno dinanzi all'entrata della mia camera, qualcosa luccicava aldilà dell'uscio, era qualcosa di metallico e acuminato.
Mi spaventai parecchio e urlai, la figura si mosse fuggendo via, evidentemente voleva cogliermi di sorpresa, ma scoprire che fossi sveglio lo fece rinunciare.
Avrei voluto andare da mio padre e dirgli cosa mi era successo, ma cosa avrei risolto? Non gli sarebbe importato nulla, al contrario, se mi avessero ucciso gli avrebbero solo fatto un favore.
Ricordo che eravamo a cena, il giorno in cui io scoprii di avere qualcosa di speciale. Fissavo mio padre, come al solito, avrei tanto voluto capire perché mi disprezzava così tanto... per un attimo mentre lo fissavo intensamente, ho udito qualcosa nella mia mente.
“TI UCCIDO”
Sono balzato all'indietro cadendo dalla sedia, mio padre per la prima volta sembrò preoccupato, era come se il mio gesto, fatto in quel momento, avesse disturbato i suoi pensieri.
Il giorno seguente andai a scuola, uno dei pochi giorni di istruzione che riuscivamo ad avere, era un villaggio per bene, quei momenti lontani dallo sguardo pieno di odio di mio padre mi aiutavano a stare in pace con me stesso, adoravo la scuola e la gente del mio villaggio. Ricordo che per un attimo riuscivo a dimenticare la mia triste e pesante vita a casa, queste persone erano una vera famiglia per me, le uniche persone che mi facevano sentire apprezzato.
Era giunta di nuovo l'ora di cena, il pranzo e la cena erano gli unici momenti in cui io e mio padre eravamo nella stessa stanza. Decisi di provare nuovamente ciò che avevo fatto il giorno prima. Ho fissato mio padre concentrandomi al massimo, volevo saperlo... volevo sapere perché mi odiava così tanto... se lui non voleva dirmelo allora avrei provato io stesso a scoprirlo.
Ma non accadde nulla questa volta, o perlomeno, non sentii nessuna voce nella mia testa. Quando mio padre mi ricambiò lo sguardo, guardandomi sempre con i suoi occhi sprezzanti, ho avuto come una visione.
Mentre fissavo negli occhi mio padre, ho visto come un'immagine sovrapposta al suo viso, un'immagine di lui avvolto nelle fiamme mentre urlava il mio nome.
Ero terrorizzato, questa volta non avevo proprio idea di cosa fosse ciò che avevo visto, ricordo solo che mio padre non aveva smesso di fissarmi... era forse lui ad avermi mostrato quell'immagine? Che cosa avevo visto?
Ricevetti le mie risposte quella notte stessa.
Ebbi di nuovo la sensazione di essere osservato, controllai nella stanza se c'era qualcosa, ma non vidi nulla. Tuttavia, la strana sensazione non voleva smettere, per cui accesi la lampada ad olio per controllare meglio. Era lì, la figura che avevo visto qualche notte prima, stava ai piedi del mio letto con un coltello in mano.
Non è facile per me ricordare quella notte, ma ricordo perfettamente che da quel giorno cambiò tutto quanto.
L'uomo col coltello era mio padre, il suo odio aveva raggiunto il culmine, non poteva più permettere che io continuassi a vivere.
“Perché stai facendo questo papà...? Cosa ti ho fatto...?”
“Stai zitto. È solo colpa tua.”
Piangeva. Che cosa era colpa mia? Sarebbe stato inutile chiederlo, e pochi attimi dopo mi fu addosso.
Mi pugnalò la gamba e io uscii in fretta e furia dal letto per poi mettermi con le spalle contro al muro.
Mio padre voleva uccidermi.
E io finalmente capii il perché, lo fissai nuovamente intensamente come avevo fatto quel giorno e il giorno prima ancora. Questa volta ero riuscito a capire che cos'era quello che vidi, era il passato di mio padre.
Vidi per la prima volta mia madre. Vidi tutto il tempo che avevano passato insieme, erano sempre stati una coppia felice, si conoscevano fin da bambini, durante il periodo della seconda grande guerra loro già stavano insieme. Ho visto la proposta di matrimonio che mio padre le fece, vidi quello che un tempo era l'uomo più felice del mondo mentre camminava verso l'altare in cui c'era la donna che aveva sempre amato. E poi, arrivarono le risposte.
I miei genitori mi volevano più di ogni altra cosa, ma qualcosa è andato storto, io uccisi mia madre. Mia madre non sopravvisse al parto, morì a causa delle complicanze, e mio padre mi incolpava per questo.
Mio padre non mi aveva mai amato, mi aveva odiato fin dal primo giorno, e ora voleva addirittura togliermi di mezzo.
Non potete capire come mi sono sentito in quel momento. Avete un'idea di cosa significa essere stato odiato per tutta la vita dall'unica persona con cui avevo un legame di sangue?
Fu in quel momento che ricambiai l'odio di mio padre. Non perché voleva uccidermi, non perché mi incolpava di aver ucciso sua moglie, ma per il suo pensiero.
Il pensiero atavico ed egoistico di aver voluto una prole, di aver voluto a tutti i costi un figlio che lui ha poi odiato fin dalla sua nascita.
Questa è la cosa che ora più mi disgusta delle persone, tutto ciò che loro vogliono è avere un erede che possa portare avanti ciò che è stato di loro, gli esseri umani sembrano essere nati solo per questo scopo, uno scopo che mi schifa più di ogni altra cosa.
Ho lanciato la lampada ad olio contro mio padre, il fuoco divampò in fretta su tutto il suo corpo, l'intera casa di legno fu presto avvolta dalle fiamme. Era questo ciò che avevo visto, mio padre morire nel fuoco mentre urlava il mio nome.
Avevo visto il suo futuro quella sera, il suo passato poco prima di ucciderlo e il giorno prima avevo letto nella sua mente, cioè il suo presente.
Mentre il corpo di mio padre si scioglieva per via delle fiamme, ricordo di essermi sentito felice, il primo momento felice che avevo vissuto con mio padre, fu il momento in cui io lo uccisi.
Le fiamme però non mi erano amiche, non ancora almeno, per cui rimasi sfigurato in volto a causa di quelle, con la gamba sanguinante e le ustioni sul mio viso però riuscii comunque a mettermi in salvo lanciandomi dalla finestra.
Ciò che avvenne dopo fu ancora più terribile di quello che avevo fatto qualche minuto prima. Ricordo la gente del mio villaggio che arrivò a soccorrermi, e che tentarono di spegnere le fiamme.
Capii che non era solo mio padre ad odiarmi, tutti nel villaggio mi odiavano.
Loro non sapevano che io potevo leggere il loro pensiero, nessuno di loro mi era stato veramente amico, conoscevano mia madre, e proprio come mio padre mi odiavano per lo stesso peccato che avevo commesso.
“Sembra che finalmente quell'uomo si sia deciso a togliere di mezzo quell'impiastro."
“Che sia stato quello strambo e inquietante ragazzino ad appiccare l'incendio?”
“Non gli era bastato far fuori la madre, ora ha forse ucciso anche il padre.”
«Zitti... dovete stare zitti...»
“Perché quel bastardo mi sta fissando in quel modo?”
“Forse dovremmo rigettarlo nelle fiamme e lasciare che il fuoco finisca quell'orrendo muso”
E poi, accadde.
I loro pensieri mi stavano uccidendo dentro, dovevano morire tutti, dovevano bruciare tutti quanti.
Ricordo solo che l'incendio nella mia casa divampò su tutto il villaggio, a quei tempi ancora non lo potevo sapere, ma avevo controllato io quelle fiamme, avevo bruciato vivo tutti quanti.
Quando finalmente non c'era più nessuno che poteva pensare, svenni, e poi non ricordo più altro di quella notte.
Ricordo che poi sono stato trovato e reso cavia da una qualche agenzia segreta, mi diedero una maschera specializzata in maniera tale che io potessi controllare al meglio i miei poteri, senza essere influenzato e reso pazzo dai troppi pensieri che potevano scorrere nella mia mente.
Sono stato al fianco di un tizio il cui aspetto era molto simile al mio, a quei tempi nessuno poteva nascondere i suoi pensieri da me, e capii ben presto che voleva solo usarmi per raggiungere i suoi scopi, tuttavia continuai a seguirlo per un breve periodo di tempo, i suoi pensieri di vendetta nei confronti di un altro uomo mi affascinavano... come mi affascinavano tutti coloro il cui passato era stato distrutto da qualcuno, e che volevano così vendicarsi di tutto quello che gli era stato fatto.
Ma non era questa la mia strada, io non volevo avere il controllo su qualcosa o su qualcuno, io volevo solo uccidere. Uccidere, e uccidere.
Perciò quando ne ebbi l'occasione, tradii quell'uomo con colui che io considero come mio solo e unico capo.
Era un bambino a quei tempi, avevamo praticamente la stessa età, anche lui come me era stato ripudiato da suo padre, voleva vendetta su di lui e la voleva su tutto il mondo. No, non voleva conquistare il mondo, lui voleva solo portare il caos. Era l'unica persona che aveva uno scopo simile al mio, lui voleva il caos, io volevo la morte di tutti. Sarebbe stata la mia scusa per uccidere più gente possibile.
A lungo andare persi i miei contatti con lui. Mi rapirono e mi lobotomizzarono con il tentativo di farmi perdere la memoria e di poterla usare a loro vantaggio. Per un breve periodo di tempo ho perso i miei ricordi, e sono stato arruolato nell'FBI.
Ciò che non potevano prevedere è che entrando in contatto con i pensieri di molti spietati serial killer, ho presto ricordato ciò che ero e ciò che volevo fare.
Poco tempo dopo mi arruolai per mia volontà in un gruppo di forze speciali, per un solo e semplice motivo: il ragazzo che conobbi quando ero ancora un bambino, ora capitanava quell'unità, i nostri destini si erano incrociati nuovamente, e non poteva essere solo un caso.
Nella mia vita ho letto il pensiero a molte persone, ma tutte hanno sempre avuto quel pensiero orripilante che non potevo accettare, nessuno apprezza veramente la vita, lo scopo dell'essere umano è solo quello di moltiplicarsi, di passare il testimone a qualcun altro, e molti come mio padre, poi scoprivano che non era affatto ciò che volevano, non ne facevano parola con nessuno, arrivavano fino al loro letto di morte senza mai confessare questa cosa.
Ma io ho letto il pensiero di ognuno di loro.
Volete sapere qual è il nome in codice che mi diedero in quelle forze speciali?
Ora mi chiamano Mantide.
Le mantidi femmina mangiano il maschio una volta che hanno copulato, ma io, come una forma di vita difettosa, sono quello che ha ucciso sia la mantide femmina che quella maschio. E ora sono quello che impedisce alle altre mantidi di creare altre vite.
E tu? Osi dubitare del mio potere?
Non è un trucco. È tutto vero.
Io sono Psycho Mantis.