Creepypasta Italia Wiki
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PARTE 4°

La pioggia batteva forte, il fango mi arrivava fin sopra le caviglie e io mi ritrovai nuovamente a dover fuggire. Continuavo a correre e correre senza mai fermarmi, il freddo mi aveva preso i polmoni e anche respirare ormai risultava doloroso, ormai, non ricordavo nemmeno più da quanto stavo scappando. La fame incalzava e le ferite per il recente scontro continuavano a sanguinare.  Strane figure hanno incominciato ad apparire tra gli alberi e lo spazio attorno a me ha incominciato a distorcersi. Non riuscivo a capire se tutto ciò fosse solo un parto della mia mente o fosse reale talmente era realistico, poi una di queste incominciò ad avvicinarsi, inizialmente era solo un immagine sbiadita, poi prese forma e riuscii a distinguere chiaramente la sagoma di un corvo, era avvolto da una cortina di fumo che fuoriusciva ad ogni battito d'ali.

Seguii l'animale, lui volava basso poco sopra la mia testa e mi stava chiaramente indicando la strada, poi... incominciai ad intravedere le luci di una casa in lontananza, mi avvicinai passo dopo passo fin quando non riuscii a distinguerla meglio, notando del fumo uscire dalla kappa del camino e delle voci ovattate provenire dal suo interno. Arrivai nelle vicinanze della porta quando all'improvviso tutto riprese a girare e caddi al suolo.

Pian piano ripresi conoscenza, ero ancora completamente disorientato ma riuscii perfettamente a distinguere il calore di un fuoco nelle vicinanze, un odore di biscotti appena sfornati, una musica da atmosfera in sottofondo e il morbido letto su cui ero stato adagiato, poi c'era qualcosa di umidiccio e caldo nella mia mano ma quello non riuscivo proprio a capire che cos'era. Mi alzai di scatto realizzando che quello non era un bel sogno ma una vera casa, al mio gesto improvviso la figura che prima mi stava affianco indietreggiò velocemente, era un bellissimo Setter inglese con un manto folto bianco e nero. Mi incominciò a guardare piegando la testa su un lato, dopo di che alzai la mano completamente coperta da bava e finalmente realizzai che cos'era quella sensazione di umido che percepivo prima.

<<Hahahahah scusalo e sempre molto curioso con gli ospiti>> disse una voce proveniente dal margine della porta. Era una anziana signora, con un sorriso stampato in volto e un grazioso grembiulino da cucina ricamato <<Buon Dio figliolo non dovresti alzarti così velocemente hai la febbre molto alta e numerose ferite, come hai fatto a ridurti così!?>> quella gentilezza improvvisa mi spiazzò, non ricordo nemmeno quanto tempo è passato dall'ultima volta che qualcuno si era rivolto così premurosamente nei miei confronti <<Be i-io>> balbettai, dovevo cercare una scusa e doveva essere plausibile sennò sarebbe andata male << Be ecco mi ritrovai a cacciare nei boschi quando un grosso cinghiale mi ha preso alla sprovvista e mi attaccò>> dissi di getto. <<Oh che brutta esperienza, avrei chiamato l'ambulanza ma qui il segnale è ostacolato dagli alberi e per fare una chiamata sarei dovuta andare alla cabina telefonica vicino alla strada, ma dal momento che pioveva così forte mi è stato impossibile>> a quelle parole tirai un sospiro di sollievo, a quanto pare la fortuna era dalla mia parte: se avesse chiamato l'ambulanza per me si sarebbe messa male...

<<Be', le sono infinitamente grato ma non posso disturbarla oltre>> . << Fai piano le medicazioni sono ancora fresche, sai io ero un infermiera da giovane ma chi l'avrebbe detto che avrei dovuto continuare a lavorare anche dopo la pensione hahaha>> incominciò a ridere di gusto sfoggiando una risata che diventò contagiosa, <<hahahha le chiedo nuovamente scusa>>.

Così siamo rimasti a parlare ed è saltato fuori che lei viveva da sola in seguito alla morte del marito, mentre il figlio è andato a fare il militare al nord. L'unica che gli faceva compagnia era la nipote, che ogni tanto veniva a trovarla quando si prendeva delle pause dagli studi. Io gli raccontai di essere uno studente venuto da fuori paese per studiare, gli dissi anche che non avevo ancora trovato un'appartamento ma che alloggiavo in un hotel e che ero andato a caccia per prendermi una pausa quando poi sono stato aggredito. Mettendo su una storia quanto il più realistica possibile. Però non avevo sempre mentito, nei nostri dialoghi per forza di cose entrarono anche domande difficili a cui dare una risposta. Tanina... così si chiamava, mi chiese quale fosse il motivo o la necessità di portarsi a caccia diverse maschere da Carnevale, ed effettivamente non aveva tutti i torti. Be' le dissi semplicemente la verità << Fu mio padre a regalarmi queste maschere, da piccolo mi ero fissato con un personaggio degli anime che aveva come animale da compagnia un corvo e così incominciai a richiedere di continuo giocattoli e maschere inerenti a questo animale e ora che mio padre non c'è più me le porto sempre dietro in sua memoria>>. <<Oh cielo figliolo mi dispiace davvero tanto... ma toglimi una curiosità... che cosa è un anime??>> . << Hahahaha be' sì è un cartone animato>>.

Il tempo passava. Io mi ero ripreso completamente e Tanina mi aveva concesso di restare occupando la camera del figlio che tanto non utilizzava più, in cambio svolgevo i lavori di casa: pulivo, tagliavo la legna, aggiustavo cose e ogni tanto le portavo della selvaggina. È saltato fuori che anche il marito di Tanina era un cacciatore e che da quando non c'era più non aveva avuto più modo di poter mangiare della carne selvatica. Però non avevo dimenticato i miei obiettivi, la sera con la scusa di seguire un corso serale di studio scendevo in paese a cacciare le mie vittime, cercando sempre di fare attenzione a non farmi rintracciare, nessuno poteva pensare che mi nascondessi a casa di una dolce vecchietta, ma per sicurezza la maggior parte della vittime erano all'altro capo del paese. Certo questo mi rendeva più faticoso il rimanere nell'ombra ma non potevo rischiare di venir rintracciato avrei messo in pericolo Tanina e lei non se lo merita.

Ma un giorno c'è stata una visita inaspettata... Stavo tagliando la legna quando sentii il rumore di una macchina risalire la verde collina dove era situata la casa, in quel momento il cuore iniziò a palpitare, incominciai a serrare le mani sull'ascia pronto a veder spuntare una pattuglia. Non avevamo mai ricevuto visite, Tanina non aveva molti parenti e quei pochi che le rimanevano lavoravano all'estero, chi poteva essere... Poi la vidi, era semplicemente una vecchia fiat panda che aveva seguito il sentiero e si stava dirigendo verso casa. Comunque l'ansia di prima si era dissolta, ritornai a respirare regolarmente e allentai la presa sull'ascia.

La macchina si fermò proprio di fronte a me, e dal lato guidatore scese una ragazza, poteva avere un anno più di me se già portava la macchina poiché dal suo aspetto non si direbbe una ragazza in là con l'età. Aveva dei lunghi capelli color corvino e due grandi occhioni verdi.<<E tu chi sei?>>

Esclamò la ragazza squadrandomi dalla testa ai piedi, non ebbi nemmeno il tempo di rispondere che Tanina si precipitò fuori dalla soglia di casa. <<Nipotina miaa>> si scaglio su di lei con una velocità che non sospettavo stringendola così forte da farmi tenere che l'avrebbe soffocata << Ma cosa ci fai qui??>> .  <<Be' sono venuta a trovarti nonna è da un bel po' che non vengo a trovarti e ormai mi stavo preoccupando, senti, chi è questo ragazzo>>. Disse lei tirandomi un'occhiata acida... <<Oh che sbadata lui è Dante, da un po' mi dà una mano con la casa in cambio lo faccio alloggiare nella camera di sopra>>. Non sapevo bene come reagire in quella situazione così mi limitai a fare un sorriso di circostanza, ma lei rimase impassibile <<Nonna non dovresti fidarti degli sconosciuti, non hai sentito che c'è un assassino a piede libero?>>. A quella affermazione non potevo dissentire, effettivamente Tanina era troppo buona d'animo la gente se ne poteva approfittare. <<Oh tranquilla tesoro ne sono a corrente, anche io guardo il telegiornale ma sembra che questo assassino uccida solo mascalzoni e criminali>>. Rimasi di stucco a quella affermazione, una buona donna come Tanina poteva davvero credere che fosse giusto uccidere o comunque di minor importanza la vita dei criminali... <<Ma cosa stai dicendo nonna quello è uno psicopatico, hai sentito cosa fa alle sue vittime, le espone come se fossero trofei dopo averli martoriati, chi fa questo genere di cose non può avere una morale o una coscienza>>. In questo dibattito che era nato non me la sentivo di intervenire, penso che sarebbe stato troppo da ipocrita... <<Be' questo non è il caso di Dante è un bravo ragazzo, ormai sta con me da un bel po' e da quando c'è lui è tornata ad esserci vita nella casa, mi aiuta, sistema tutto e porta pure quel vecchio cane di Romeo a caccia con sé...>> la rimproverò Tanina.

A quelle parole gentili quasi mi stavo commovendo, mai nessuno si era speso così tanto per difendermi. Poi Tanina continuò << E tesoro dal momento che ora starai da me per un po' mi piacerebbe che andaste d'accordo>>. Così dopo una smorfia, si avvicinò a me tendendomi la mano <<Piacere Maria>>. <<P-piacere Dante>> balbettai ancora confuso da quello che era appena successo. <<Oh meraviglioso dai su tutti a tavola che è pronto il pranzo>> esclamò Tanina, mentre ci incamminavamo all'interno dell'abitazione.

Così passò il tempo... ormai mi ero abituato alla presenza di Maria in casa, inizialmente non interagiva molto, in realtà passava il suo tempo a studiare o ad aiutare la nonna chiedendomi il minimo indispensabile, comunque sia la sua presenza mi aveva imposto più attenzione nello svolgere la mia caccia, prima di rincasare passavo sempre a sciacquarmi il sangue di dosso in un torbido torrente lì vicino. Ma non ostante la sua freddezza sentivo che ormai anche lei mi aveva accettato, ogni tanto andavamo a fare commissioni insieme quando la nonna ce lo chiedeva, oppure preparavamo i biscotti assieme a lei, passandoci gli ingredienti a vicenda anche se finivamo con lanciarci la farina addosso e a volte scattava qualche battuta tra di noi che sfociava in una risata. Credo che questa sia la cosa più vicina a una famiglia che io abbia mai avuto.

Una sera stavo rincasando dalla caccia, quando iniziò a piovere e pian piano che mi avvicinavo alla casa incominciavo a sentire voci sconosciute, mi nascosi dietro a degli alberi cercando di capire cosa stava accadendo all'interno della casa fino a quando non sono uscite due figure dalla porta di ingresso, il loro aspetto era inequivocabile, le loro divise erano le stesse degli agenti che mi avevano dato la caccia tempo prima, con quell'acronimo stampato sulla spalla S.C.P.   Come avevano fatto a trovarmi? era impossibile che mi avevano seguito, forse mi sono mantenuto sullo stesso territorio per troppo tempo e saranno arrivati a setacciare le zone limitrofe. Poi uno di loro iniziò a parlare <<Maledizione non doveva finire così, se quello stupido cane non ci avesse attaccato non sarebbe partito il colpo e alla vecchia non avrebbe preso l'infarto>>. <<E con la ragazza invece cosa dobbiamo fare? sarà meglio sbarazzarci di lei, dobbiamo ripulire la zona>>.

A quelle parole qualcosa si ruppe in me... non provavo tristezza eppure le lacrime non smettevano di scendere, le mie orecchie iniziarono a fischiare, le voci divennero ovattate e i miei occhi si fecero rossi dalla rabbia, rabbia pura ma non solo verso quelle persone provavo odio per me stesso per la sofferenza e il dolore che porto alle persone che mi stanno attorno, provavo rabbia per la mia incapacità di saper proteggere ciò che amo. Mi scagliai di getto verso gli agenti, prima che riuscirono a distinguere la mia sagoma nell'oscurità mi trovavo già sotto di loro, con il coltello sguainato che affondai nello stomaco del primo agente provocando uno squarcio che fece riversare le sue interiora al suolo, il collega resosi conto di ciò che stava accadendo puntò il fucile contro di noi e aprì velocemente il fuoco senza nemmeno prendere la mira, in quel momento mi abbassai velocemente e lanciai il coltello contro di lui infilzandolo alla gamba, quest'ultimo stramazzò al suolo urlando, in quel momento mi eressi sopra di lui calciando via il suo fucile, <<Che tu sia dannato>> esclamò l'agente, in quel momento misi il piede sulla ferita premendo con forza, l'agente incominciò a contorcersi dal dolore urlando e dimenandosi.. <<Io... sono già dannato>>. Mi scagliai sopra di lui colpendo e colpendo finché le mie nocche non hanno iniziato ad aprirsi, sentivo le ossa di quello che una volta era il suo viso sbriciolarsi sotto i miei colpi, i suoi denti erano finiti in fondo alla sua gola e i suoi occhi furono perforati dalle mie unghie.

Solo in seguito notai uno sguardo rivolto contro di me che osservava la scena dall'interno della casa, era Maria, era stata imbavagliata e ammanettata ad una sedia, nei suoi occhi potevo leggere benissimo il terrore che provava nei miei confronti, le lacrime le avevano prosciugato il viso e i suoi occhi un tempo di un verde così acceso ora erano di un rosso appannato, non volevo che guardasse questo scempio e sapevo che se l'avessi liberata si sarebbe messa ad urlare impedendomi perfino di toccarla. Così mi avvicinai a lei e con le lacrime agli occhi la sfiorai, ma iniziò a scalpitare non voleva che io la toccassi, come biasimarla, <<Sai, alla Fine credo che Tanina sapesse chi fossi veramente, eppure non mi ha mai denunciato né ripudiato in nessun modo, solo di recente ho scoperto che tuo nonno è stato una vittima di mafia, ma non credo che sia questo il motivo principale per non avermi denunciato, una persona buona come lei sapeva che ciò che facevo era sbagliato eppure mi ha accettato, ha visto solo il buono in me e ogni sera quando tornavo dalla mia caccia la sua espressione non cambiava, rimaneva sempre la stessa, allegra e radiosa, pronta a riempirmi di affetto e ad ascoltare le mie menzogne su quello che avevo fato annuendo continuamento come se ci stesse credendo. Poi sei arrivata tu, magari io e te non abbiamo avuto i migliori dei rapporti ma sei la cosa più vicina a una sorella che io abbia mai avuto e ti giuro che mi mancheranno i tuoi insulti di prima mattina, o le tue imprecazioni quando cercavi del silenzio per studiare. Questo è un addio, spero con tutto il cuore che riuscirai a superare questo evento e che tornerai la ragazza di prima>> La abbracciai forte, ma stavolta non si agitò né provò a ribellarsi ma si lasciò sciogliere all'interno di quell'abbraccio che avrei voluto fosse eterno...

Prima di andarmene contattai la polizia da una delle radio satellitari degli agenti, ci avrebbero pensato loro ad aiutare Maria, mentre io mi allontanai scomparendo nell'oscurità della foresta.

Chissà magari un giorno quando saremo entrambi vecchi ci rincontreremo e potremo riabbracciarci per un'ultima volta.

Il cacciatore (Un addio)