Creepypasta Italia Wiki
Advertisement
Creepypasta Italia Wiki

Finita l’ennesima scorribanda, ritorno a casa soddisfatto del mio bottino, sono riuscito a racimolare solo una piccola somma ma di certo basterà per pagare l’affitto del prossimo mese:

“questo cesso di casa continua a non valere neppure quei pochi spiccioli che mi costa” penso mentre salgo le scale del condominio che portano al mio appartamento; arrivato al terzo piano un quasi silenzioso CRACK anticipa un più sonoro tonfo seguito dal rumore di qualcosa che si sgretola, e improvvisamente inizio a starnutire, i miei occhi diventano rossi, le lacrime appannano la mia vista già disturbata dalla fatiscente lampadina in preda allo sfarfallio e, come ogni sera finisco per batterci il capo su, essa dondola avanti e indietro come il pendolo di un ipnotista sul suo filo elettrico che fa capolino dal muro.

“Cazzo!” Esclamo tra gli starnuti e gli occhi intrisi di lacrime “questo intonaco che si stacca dai muri mi ucciderà un giorno” e continuando a starnutire per qualche altra rampa finisco per arrivare davanti al portone fatiscente del mio squallido monolocale, situato al sesto piano dell’edificio.

“Hanno tentato di nuovo di scassinare la serratura…cosa diavolo pensano che ci sia di tanto valore qui dentro? Mi avevano obbligato a cambiare la serratura solo la settimana scorsa” penso, mentre l’ansia che il malvivente, nel tentativo di scassinare la serratura, ne abbia rotto il meccanismo interno rendendo impossibile utilizzarla persino con la chiave originaria inizia a dare i suoi primi fastidi all’addome.

Fortunatamente la serratura funziona e riesco ad entrare nel mio “nido”, poso la refurtiva sul tavolo accanto al mio letto, davanti ad esso è stata installata una finestra verticale lunga tutta la parete, attraverso la quale è possibile vedere la parte bella della città:

“un vero colpo di fortuna per noi poveracci” penso sconsolato, alla sinistra della finestra un piccolissimo banco da cucina, un lavabo e sopra, avvitata saldamente al muro, una piccola credenza, più a sinistra un forno munito veramente di poca potenza e che consuma tantissima luce con sopra quattro fornelli, più a sinistra la parete; alla destra della finestra c’è la parete opposta con un piccolo armadio munito di due cassettoni alla base, davanti al fornello un piccolo letto, a sinistra dalla porta di ingresso una porta in legno scolorito conduce ad un piccolissimo bagno. Entrando dalla porta di ingresso questo patetico spettacolo inizia a prendere forma davanti agli occhi di un eventuale ospite. Ogni giorno che passa sento le mie mani stancarsi sempre di più, le mie gambe iniziare a cedere sotto il peso della fame, della vita di strada e delle innumerevoli corse per sfuggire dalla polizia, per sfuggire dal regolamento di uno stato che prima ci butta in un cortile recintato mettendoci uno contro l’altro per poi punirci se ci sbraniamo per la fame, sono stanco.

“Quanti anni aveva?” Penso tra me e me “quanti anni aveva la ragazza di stasera? Era forse più vecchia rispetto alla ragazza di due giorni fa? Se solo non avesse fatto storie…” il suo volto, come composto dal fumo afrodisiaco di un’erba non appartenente a questo mondo inizia a materializzarsi nel buio, piange e le sue lacrime, anch’esse gocce composte di fumo che, partendo dagli occhi finisce per salire su verso il soffitto, quelle lacrime mi chiedono perché, per quale motivo io abbia posto fine alla sua vita solo per consentire alla mia miserabile di proseguire.

Avvolgo il capo tra le mani e stringo gli occhi tanto che mi fanno male, sembra che io sia in procinto di piangere ma sono anni oramai che dai miei occhi non sgorgano lacrime, sono anni ormai che non provo qualcosa che non sia odio o fame, sono così oramai dai tempi del licenziamento e dai tempi in cui persi mio figlio, divorato da una malattia che non mi potetti permettere di curare, per mancanza di soldi per le cure mediche. La mia compagna non ha retto il dolore e si è lanciata proprio da quella maledetta finestra che si trova accanto al banco da cucina sporco e trascurato, pieno di rimasugli di cibo, da qualla maledetta finestra che osservava con occhi malinconici da quando ci trasferimmo qui a seguito del licenziamento. I commenti delle persone che seguirono il suo disperato e folle atto sono stati la cosa più difficile da digerire, chi la reputava debole o chi pensava fossi stato io ad ucciderla, purtroppo il bisogno viene interpretato dalle masse come debolezza.

Accantonando con un sospiro tutte queste elucubrazioni mi svesto e mi sdraio sullo scomodo letto, tentando di prendere sonno ma un ronzio inizia a vanificare i miei tentativi, è lo stesso ronzio che, come fosse una coincidenza capita proprio in quelle sere dove commetto qualcosa di moralmente sbagliato (ovvero quasi ogni sera). Assonnato guardo la sveglia posizionata sul tavolo la quale segna le cinque del mattino, cerco di ignorare il ronzio e di addormentarmi, ma improvvisamente una fitta di dolore si abbatte sulle tempie, cerco di gridare ma la voce mi muore in gola, e improvvisamente un liquido inizia a colare per tutta la mia faccia rigando le mie guance, quando una goccia mi finisce in bocca mi rendo conto che si tratta di sangue.

L’atmosfera si fa insostenibile, il mio cuore inizia a battere a fatica e inizio a sentirmi immobilizzato ma il vero orrore arriva non appena alzo lo sguardo: un grosso insetto, enorme sta stringendo tra le sue mascelle la mia testa.

Aguzzo lo sguardo sfocato e noto che ha la faccia della ragazza che sono stato costretto a freddare stasera e improvvisamente da dietro il frigo, dal bagno, da dei buchi sui muri e da ogni lato della fatiscente stanza uno stuolo di insetti enormi si precipita su di me, hanno tutti  il volto delle persone a cui ho fatto del male e gli occhi iniettati di sangue.

Si avventano spietati su di me, sbranando ogni parte del mio corpo nel tentativo di pareggiare i conti, io li lascio fare tentando di sanare la mia coscienza.

..

TUNF!

Improvvisamente si sente il suono di vetri e lamiere frantumarsi, tutti gli abitanti della zona accorrono per vedere un uomo, lanciatosi dal sesto piano, precipitato sul tettuccio di un furgone bianco.

Advertisement