Creepypasta Italia Wiki
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Ricordo ancora quel giorno. Erano le 11 e 30, ero fuori con il mio amico Stefano. Come ogni sera, uscivamo a prendere una boccata d'aria, a guardare qualche cretinata sul telefono o più semplicemente a parlare (per lo più spesso di ragazze; in particolare una bionda). Il nostro punto di ritrovo era il parchetto della città che ogni sera era magnifico. Magnifico per il fatto di essere vuoto, desolato, guardarlo il giorno sembra in un modo; guardarlo la notte in un altro...

Dopotutto oltre al parco anche il resto della cittadina dopo un certo orario si svuotava. Avevano tutti paura, paura di aggirarsi soli per strada, anche in macchina, soprattutto dopo gli avvenimenti successi qui qualche tempo fa. Esatto dico qui perché successero esattamente in questo parchetto.

Si dice si aggirasse un killer, uccise molti ragazzi nel giro di pochi mesi, per poi scomparire nel nulla, nello stesso modo di come è comparso. Ma la cosa più bizzarra fu il suo modus operandi: i giovani non avevano niente in comune tra loro, non erano particolari soggetti e soprattutto non opponevano mai resistenza. Forse questa la cosa più strana del suo modus operandi, una coltellata dritta al cuore, la morte era istantanea; ma la vittima non se lo aspettava mai.

Come se conoscesse già il suo carnefice, come se egli stesso prima di privarla del dono che ci ha concesso dio, la rassicurasse. Infatti ogni vittima la quale veniva ritrovato il corpo non aveva mai espressioni particolari, ben sì serene, quasi felici dinanzi al killer.

Ma questo a me e Stefano non importava. Noi eravamo considerati temerari da tutti qui. Non avevamo paura di nulla in particolare e in ogni caso, di fronte ad un attacco saremmo stati in due contro uno. Comunque... quella sera dopo aver parlato per incessanti quarti d'ora di stupidaggini varie, venne il momento di ritirarsi a casa; senza accorgercene si era fatta quasi l'una di notte.

Un densa nebbia si era creata intorno a noi, che neanche ci eravamo accorti del tempo. Ad un certo punto Stefano mi disse:

"Fra, ho un bisogno urgente da fare, aspettami 5 minuti." Beh, andrà a pisciare tutta la coca cola bevuta in casa insieme al fratello, pensai fra me e me.

Però più il tempo passava, più Stefano non faceva ritorno, chiamarlo era impossibile, aveva il telefono spento e aspettarlo a casa sarebbe stata una condanna a morte conoscendolo. Quando ad un certo punto qualcosa attirò la mia attenzione, era un fruscio di foglie; come se qualcuno camminando le avesse leggermente urtate.

Poi udì dei passi, un brivido mi percorse tutta la spina dorsale e nella mia mente si aprì quella porticina che tutti vorremmo rimanesse chiusa il più a lungo possibile: la paura. Sudavo freddo, non riuscivo a credere di essere in queste condizioni; sarà che per la prima volta non c'è Stefano qui con me.

Mentre cercavo di tranquillizzarmi pensai magari di controllare le notifiche del mio iPhone, sapete a volte funziona. Ma non vedendo campo l'ansia mi salì ancora di più.

Ad un certo punto, il silenzio.

Sentivo solo i battiti del mio cuore, era velocissimo, quando iniziai a percepire dei passi. Erano lenti, inesorabili, e ogni secondo più vicini a me.

Temevo veramente che fosse quel pazzo che si aggirava di notte, in ogni caso, perlomeno prima di uccidermi mi avrebbe tranquillizzato.

D'un tratto sbucò Stefano, mi diede un colpetto con la mano sulla spalla, mi presi un colpo, sembrava preoccupato anche lui, dovevamo andarcene.

Prima di uscire dal parchetto Stè prese lo zainetto e iniziò a frugare dentro, io molto spaventato da tutta la situazione gli chiesi cosa diamine stesse facendo, e lui in tutta tranquillità mi rispose:

"Sto cercando la torcia, non si vede un accidente." 

Mi calmai un attimo, sudavo ancora freddo; vedendomi in quello stato, brandendo qualcosa che non sembrava per nulla una torcia, Stefano mi disse:


"Non ti preoccupare, non ti succederà niente..."

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