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Fotografia scattata da Thanos Riela

Fotografia scattata da Thanos Riela

Questa è una fan-fiction de La Casa Senza Fine, creata in occasione del terzo Contest della Creepypasta Italia Wiki. La storia è un sequel dei primi due capitoli e non tiene in considerazione il terzo, che doveva fungere da finale ma rimasto incompleto.

Parte Uno

Quel giorno sentivo che era diverso da tutti gli altri.

Non sapevo il perché, sapevo solo che una mattina mi alzai dal letto, che tra l’altro da qualche settimana a quella parte lo sentivo estraneo e scomodo, e iniziai a sentirmi come se stesse per succedere qualcosa. Forse questa sensazione era legata al mio brusco risveglio, causato dall’ennesimo incubo sulla Casa Senza Fine.

Era stato un miracolo che ne sia uscito vivo, non avevo idea di quale pazzo l’avesse progettata o come potesse solamente esistere, ma non era più un mio problema e non volevo averci niente a che fare. Era finita, avevo guadagnato i miei 500 dollari pagandone il caro prezzo con ferite di un certo spessore, sia a livello fisico che psicologico, ma ormai era soltanto un brutto episodio ancora fresco dentro la mia mente. Erano passate settimane da allora.

Scesi in cucina per preparare la colazione, e per preparare intendo mettere il latte e i cereali in una ciotola. Ammetto di non essere mai stato un amante del latte, ma da quando ero tornato a casa tutto ciò che mangiavo aveva lo stesso sapore cartonato, e all’inizio era quasi disgustoso mangiare la pasta che sapeva di cartone, ma poi ci feci l’abitudine. Dopo aver finito, presi una scatoletta di tonno e gliela diedi al mio gatto, Barkersville, chiedendomi se anche il suo cibo avesse quel sapore, ma in fondo non ero così curioso da saperlo arrivando persino ad assaggiarlo.

Erano ancora le nove di mattina e decisi di andare a fare una passeggiata, prendendo il telefono e le cuffiette per ascoltare un po’ di musica nel frattempo. Feci il giro del quartiere, notando che più mi allontanavo da casa mia e più le abitazioni diventavano... semplici, come se fossero state messe come sfondo e oggetti secondari, tipo in un cartone animato. Potevo giurare di vedere qualche edificio in lontananza senza porte e finestre. Pensai che fosse la mia immaginazione a fare brutti scherzi, così tornai a casa mia gettando uno sguardo su quel “10” inciso nella mia porta d’ingresso. Ero stufo di quel numero, mi faceva addirittura pensare che fossi ancora dentro quell’inferno da cui ero uscito, così afferrai dello scotch e ci appiccicai un foglio di carta come soluzione temporanea, nascondendo quei sgradevoli numeri. Ora non potevo più pensare di essere ancora alla Casa Senza Fine.

Feci una bella doccia calda e mi sdraiai sul divano per guardare un po’ di televisione. Erano tutti programmi che avevo già visto, in tutti i canali su cui facevo zapping, il che era alquanto bizzarro. Ricevetti una telefonata da Maggie, la mia ragazza, ma la rifiutai essendo che avevo l’impressione che sarebbe stata portavoce di sciagure e scombussolamenti da quando ero uscito, per quanto assurdo potesse sembrare. Mi sentivo uno stronzo ma mi fidavo del mio istinto. Piuttosto, stavo cercando di mettermi in contatto con Peter, il quale ignorava bellamente i miei messaggi, smettendo di provare a contattarlo dopo una settimana. Tornai a concentrarmi sullo schermo della TV, cambiando canale e iniziando a recitare le battute a memoria di un film che avevo visto più e più volte e che stavano trasmettendo proprio in quel momento. Però, la mia recita fu interrotta da un rumore che non sentivo da troppo tempo e che mi era mancato, quello delle ruote di una macchina che sfregiano nella strada. Come un bambino curioso, uscì fuori per controllare e vidi la macchina blu di Maggie posteggiare vicino casa mia. Da una parte ero felice di vederla, dall’altra anche preoccupato perché avevo un orribile presentimento. Scese dalla macchina come se andasse di fretta, tenendo con entrambe le mani una busta di plastica che le copriva la pancia.

“David, ti devo parlare”

“Maggie, che succede?”

“Ecco... io sono incinta”

Appena sentì quelle parole corsi ad abbracciarla, afflitto da una sensazione di estrema gioia che di ansia. Essere padre era una cosa a cui stavo pensando da molto tempo, sono una di quelle persone che trova un senso nella vita solamente con la famiglia e col stare assieme con la persona che più si ama, e Maggie era la ragazza con cui volevo che la mia vita avesse senso. Io la amavo profondamente, e sentire che era incinta mi ha fatto sentire orgoglioso ma anche preoccupato: e se non fossi stato un bravo padre? Ma tralasciando ciò che pensassi io, magari era lei stessa a non volerlo tenere, e non avrei potuto che starle accanto.

La invitai dentro casa e ne parlammo. Mi disse che anche lei voleva un bambino con me, ma c’era qualcosa che non andava, qualcosa che era fuori posto, o meglio, una serie di cose che mi ha fatto storcere il naso. Per cominciare, era continuamente agitata e ansiosa, guardava spesso la porta d’ingresso e si mordeva le unghie; e poi, non era da Maggie dire di voler fare una famiglia, mi parlava sempre di come voleva aspettare perché voleva prima esplorare il mondo e avere una carriera, e ora di punto in bianco voleva fare una famiglia con me, abbandonando i suoi sogni? Infine, teneva stretta la busta di plastica, che le copriva la scritta nella maglietta ed ero curioso di vedere cosa contenesse.

“David, io non sono Maggie.”

“Cosa? Che vorresti dire?”

“Non abbiamo molto tempo, quindi cercherò di essere breve. Sono una sorta di attrice della Casa, mi hai già incontrato sotto l’aspetto di una terrificante bambina bionda e del tuo clone. Come avrai capito, sei dentro la Stanza 10.”

Ero in preda allo shock, anzi, ero sull’orlo della follia. È vero, ho sempre saputo di essere nella Stanza 10, dall’orribile sapore del cibo allo scomodo letto, dalla scomparsa di persone alle case che divenivano più innaturali. Non c’era via di fuga e non ero disposto a continuare così per il resto della mia vita, così ho fatto finta che fossi fuori dalla Casa Senza Fine, cercando di convincermi di essere tornato alla normalità. In quel momento, lei mi diede la busta che aveva tenuto tra le mani per tutto questo tempo, e indovinate cosa conteneva.

Una fottutissima pistola! Con attaccato un bigliettino sul quale c’era scritto: “Ti tornerà utile. –Amministrazione”.

“La Casa voleva che tu mi sparassi al ventre, facendoti uccidere ciò che poteva diventare tuo figlio. Sai, il motivo per cui ti stavi accorgendo che il mondo sembrava così finto è perché sarei dovuto venire molto prima, la stessa sera in cui sei entrato in questa Stanza, ma non penso che te lo meriti, ti ho osservato a lungo. Ascolta, la Casa in qualche modo è arrabbiata, e dobbiamo agire in fretta!”

“Che dobbiamo fare? Come posso scappare?”

“Ogni stanza ha una porta secondaria, la cosiddetta Stanza di Controllo. L’ingresso cambia con ogni stanza, passa da delle porte nascoste fino a dei confini della Stanza, come in questo caso. I confini a cui mi riferisco sarebbero quelli del mondo creato dalla Casa per questa stanza, e come puoi immaginare sono limitati. Oltre a questo ambiente creato apposta, si trova un’estesa zona bianca dove puoi trovare la Stanza di Controllo. Per raggiungerla, devi guidare fino a Russell Road e la vedrai davanti a te. Buona fortuna, David.”

“Ma perché mi stai aiutando? E come sai il mio nome?”

“Non ti meriti di soffrire così, ma non posso spiegarti tutta e non devi sapere altro, l’unica cosa importante è che tu te ne vada da qui!”

Presi la macchina e guidai fino a Russell Road, lasciando indietro quella che pensavo fosse Maggie e la mia falsa visione del mondo, dentro quelle quattro mura. Più mi avvicinavo e più sembrava che la Casa Senza Fine non volesse farmi avvicinare, ma se era l’unica via di fuga ero pronto a superare qualsiasi ostacolo. Appena mi trovai a Russell Road, effettivamente c’era una estesa zona vuota con una porta nera visibile in lontananza. Ad ogni passo che facevo, realizzavo quanto fosse piccolo il mondo che aveva creato questo posto. Un piccolo scarabocchio in un enorme foglio bianco. Era una parte della Casa che non dovevo vedere, e quasi quasi mi faceva paura, più ero vicino e più mi sentivo ansioso, col fiato al collo. Un po’ la stessa sensazione di quando mi avvicinai alla porta d’ingresso della Casa Senza Fine per la prima volta.

Stavo camminando già da un po’ e la porta diveniva sempre più vicina, fino a quando non arrivai davanti ad essa, notando il cartello “Stanza di Controllo” posto sopra l’asse superiore. Non sapevo cosa aspettarmi una volta entrato, ma non avevo tempo da perdere e così girai la maniglia, ritrovandomi in un’immensa sala piena di porte uguali tra loro. A un’occhiata più discreta, vidi che anche la porta da cui ero entrato era la stessa e che entrambe avevano dei piccoli schermi, su scritto dei codici. Dalla porta in cui ero uscito, ad esempio, c’era “S10DVD”, mentre un’altra “S9MGG”.

Tra tutte quelle porte, solo due erano diverse: una era tinta di nero ed era la porta di accesso al lobby, mentre la seconda era bianca e serviva come porta secondaria per la Casa Senza Fine. Senz’ombra di dubbio entrai in quella bianca, finendo sul retro della casa. La porta dietro di me si chiuse bruscamente, e vidi che non potevo tornarci dentro: non aveva nessun pomolo, era un passaggio segreto dal quale si poteva solo uscire. Finalmente sentivo che ero libero!

Corsi verso la mia auto sentendomi osservato, senza osare voltarmi indietro per paura di essere fissato da qualcosa – o qualcuno – che non dovevo vedere, e che d’altronde non m’importava nemmeno più di tanto. L’incubo era finito, guidai lontano da lì convinto che non ci sarei più tornato, cercando di dimenticarmi di tutto una volta per tutte.

Non avevo idea di quanto mi sbagliassi.

Parte Due

Era passata qualche ora da quando ero uscito da quell’inferno, rifugiandomi in un motel non poco lontano da lì. Stavo leggendo le migliaia di notifiche di gente preoccupata per me, alcuni mi avevano addirittura detto che ero finito sul telegiornale, mandandomi anche la foto del servizio. Ero sfinito e irrequieto, mi sentivo come se la Casa Senza Fine mi avesse risucchiato via tutte le energie, come se se ne fosse cibata, ma non potevo fermarmi ora, dovevo sapere chi fosse dietro tutto questo e avevo una pista abbastanza promettente e solida: quel coglione di Peter Terry. Mi aveva mentito riguardo la Casa, ne ero sicuro e d’altronde, come faceva ad esserne uscito illeso senza nessun aiuto? Come faceva a sapere della sua esistenza, per prima cosa? Era da mezz’ora che stavo cercando di mettermi in contatto sia con lui che con Maggie, quando all’improvviso mi venne l’idea di accedere ad AIM. Di norma lo facevo dal mio computer, ma effettivamente potevo accedervi facilmente anche dal cellulare.

E fu allora che vidi la conversazione tra Peter e Maggie fatta col mio profilo. La mia ragazza era andata a cercarmi.

D’impulso mi misi a urlare e a piangere, sentendomi come se venissi pugnalato al cuore da numerosi coltelli affilati. La donna che amavo era andata a salvarmi ed era rimasta intrappolata nel mio stesso inferno, tutto per colpa mia che volevo fare soldi facili. Ma io ne ero uscito, lei invece era ancora lì dentro! Dovevo starci io al suo posto, me lo meritavo. Prima di fare qualunque cosa e di tornare alla Casa Senza Fine, dovevo sapere chi altro avesse mandato Peter in quel posto, e così entrai dentro il suo account grazie alla poca cura nel proteggere la  propria privacy, utilizzando password prevedibili e alquanto stupide.

Aveva un sacco di conversazioni, tutte di persone che non conoscevo ma che ero sicuro avessero frequentato il mio stesso college. In preda alla curiosità, aprì la chat di un certo Brian e rimasi paralizzato appena lessi la discussione.

“Brian, amico, dobbiamo parlare”

Era lo stesso messaggio che mi aveva inviato prima di parlarmi della Casa Senza Fine.

Anche i seguenti messaggi seguivano le stesse cose che mi aveva detto. Quel bastardo aveva distrutto la mia psiche con un copia-incolla, e non solo a me o a Brian, ma anche a tutte le altre persone di OGNI sua chat.

Mi sentì male, aveva mandato tutte quelle persone lì e probabilmente non erano mai uscite, passando di stanza in stanza nel loro inferno personale. L’idea di sapere che delle persone stessero soffrendo come soffrì io senza che potessi aiutarle in alcun modo mi terrorizzava, ma cercai di tranquillizzarmi digitando su internet il nome di ogni persona con cui Peter aveva chattato, per vedere se fossero ancora... scomparsi.

Nessuno di loro era mai tornato.

Dovevo tornare lì, sia per quelle persone che per la mia Maggie, nonostante avessi l’impressione di andare in un posto in cui non dovevo starci a prescindere, come se la casa non mi volesse al suo interno o nei dintorni. Appena arrivato mi fiondai alla porta, che scoprì essere chiusa a chiave, così presi una pietra e spaccai il vetro della finestra alla sua destra, arrampicandovi ed entrando nel lobby. Quest’ultimo appariva uguale a come lo avevo lasciato settimane prima, se non che avvicinandomi al banco della reception vidi una gigantesca chiazza di sangue. Non prometteva bene. Seguì la scia di sangue fino ad un piccolo ripostiglio socchiuso, dal quale proveniva uno strano odore. Una volta aperto, vidi il cadavere di Peter rannicchiato con un’espressione di orrore in faccia. Gli era stata tagliata la gola.

Peter ed io eravamo sempre stati grandi amici, eppure non provavo dispiacere in quel momento. Forse perché ero stremato o perché ero incazzato con lui, ma l’unica preoccupazione fu che Maggie potesse essere in pericolo da chiunque avesse ucciso Peter.

Ricordai di aver visto la scritta “Lobby” mentre ero all’interno della Stanza di Controllo, quindi mi misi ad ispezionare ogni angolo alla ricerca di questa fantomatica porta, trovandola dietro ad alcune tende rosse in una sorta di magazzino. Sentivo che ero sempre più vicino a Maggie. Girai la maniglia e quell’enorme ambiente pieno di porte di legno mi fece sentire così piccolo e vulnerabile, anche se era la stanza più innocua che avessi visto in quel buco. Ero sicuro che lei fosse dentro una di queste porte, ma dovevano essere almeno una cinquantina e non avevo intenzione di controllarle una per una. Ognuna di queste aveva un codice al posto di un numero, in un piccolo schermo digitale nel centro della porta.

Andai nel computer all’angolo della stanza e scoprì che ogni stanza aveva una sorta di sistema di videosorveglianza, che mostravano solo le stanze in cui c’era attività. Con grande sorpresa, vidi che erano solo 3 le stanze attive, il che significava che le persone contattate da Peter o erano riuscite a scappare, o erano… morte.

La prima registrazione che mi passò sottomano fu della stanza “S11MRGT”, il che riflettendoci su stava per “Stanza 11 Margot”, il nome della ragazza intrappolata. Si trovava in una specie di stanza degli specchi, e ironicamente sembrava quasi senza uscita, pieno di specchi e di corridoi infiniti. Margot sembrava aver perso ogni speranza di tornare alla normalità, e dopo aver sbattuto all’ennesima parete di vetro, colpì la testa contro uno di essi per poi afferrare una scheggia e ferirsi nell’addome. Subito dopo, la registrazione si spense, col corpo morente di Margot disteso a terra, sola durante i suoi ultimi istanti mentre si percuoteva come reazione involontaria. Fu davvero orribile. Questa sarebbe stata la mia fine se fossi andato avanti con le stanze? Il solo pensiero mi metteva l’angoscia, e speravo con tutto il cuore che Maggie non avesse rinunciato così facilmente, ma in fondo sapevo che non l’avrebbe mai fatto.

Cambiai registrazione e questa volta la stanza era “S27BRN”, ossia “Stanza 27 Brian”. La stanza era diversa da quelle normali, poiché invece di avere quattro mura era letteralmente un deserto, nonostante il pavimento in legno fosse ancora presente. Brian sembrava più distrutto rispetto a Margot, considerando anche che era ad un livello più avanzato rispetto a lei, ma nonostante sembrasse esausto continuò ad andare avanti mentre veniva attaccato da insetti immaginari, come mi era successo nella stanza 5.

Rimaneva solo una stanza dove potesse trovarsi Maggie, e non sapevo se sperare che fosse lì, intrappolata o che non fosse mai entrata lì dentro di principio. Quando ebbi il coraggio premetti sulla terza registrazione, chiamata “S11GRG”, che stava per “Stanza 11 Greg”. Ero confuso, dove poteva essere Maggie se questa non fosse la sua stanza? Sentivo che fosse ancora viva. Guardai attentamente l’inquadratura e fu allora che la vidi, uscire fuori dalla stanza mediante la Stanza di Controllo. Questo voleva dire che stava venendo verso di me.

Udì la maniglia aprirsi lentamente, rivelando la figura della persona per cui avevo perso la testa anni prima. Eravamo entrambi increduli, uno non si aspettava di rivedere l'altro in quella situazione. Corsi ad abbracciarla con le lacrime agli occhi, dicendole che ero venuto per lei. Però, nel mentre la stringevo sentì qualcosa di rettangolare e duro toccarmi nel petto, che scoprì essere una targhetta su scritto “Amministrazione”. Mi tolsi di botto, come un gatto terrorizzato dal proprio riflesso.

 “Non è come sembra, Peter era la vera Amministrazione, ti aveva mandato volontariamente qui e vale lo stesso per me, solo che mi portò nel lobby dopo aver superato la nona stanza senza capirne il motivo. Ero sotto shock da ciò che era successo in quelle stanze e l’ho ucciso in un momento di panico. Ero furiosa. Ma appena è morto, è apparsa questa maledettissima targhetta e iniziai a percepire una serie di informazioni legate alla Casa Senza Fine”

“Hai ucciso tu Peter?! Dio, Maggie-”

“Peter non è importante in questo momento. Comunque, ci tenevo a dirti che se non ti avesse salvato quell’attrice l’avrei fatto io, solo che nello stesso momenti in cui sei uscito dalla Casa, ero appena diventata l’Amministrazione. Sai, ti ho visto mentre te ne andavi via, non riuscivo nemmeno a raggiungerti perché la porta era chiusa da un qualche blocco della serratura fatto da Peter. queste sono una piccola parte delle informazioni che percepisco, ogni cosa che accadde qui dentro la sento come se fossi io stessa la Casa Senza Fine”

“Sono troppe cose da mandare giù, ma dobbiamo andarcene da qui! Dobbiamo scappare subito”

“Non posso andarmene, prima ti devo far vedere una cosa per capire. Vieni, andiamo nella stanza di Brian”

Ero decisamente confuso dal comportamento di Maggie, ma credevo in lei e se riteneva importante mostrarmi qualcosa della stanza di Brian, che ben venga. Però, quell’uomo era passato nella stanza 29, ben 19 livelli in più di me. Come aveva fatto a reggere? Come potevamo salvare, perché volevo salvarlo, un uomo così distrutto psicologicamente?

Spuntammo in una cantina di una casa a più piani, ma nonostante questo riuscimmo a trovare Brian abbastanza facilmente, in un modo a dir poco preoccupante. Stava urlando come se lo torturassero, eppure Maggie non era ai miei sensi livelli di preoccupazione per quel pover’uomo. Si trovava dentro una stanza per bambini, colorata di rosa. C’erano molti letti a castello, dovevano essere più di dieci bambini. Brian si trova al centro della stanza, in mutande e con gli arti legati nel soffitto. Era sofferente e dolorante, nemmeno ci aveva visto. Maggie mi disse di non fare niente se non di nasconderci nell’armadio, e così fu.

Poco tempo dopo arrivò una bambina bionda con un coltello in mano, avvicinandosi lentamente a Brian per colpirlo. Non sembrava morire, ma sono sicuro che fosse molto doloroso. La bambina estraeva e rimetteva il coltello nella sua pancia, formando dei puntini in diverse parti del corpo. Dopo aver finito, prese una forbice e iniziò a tagliare via la sua pelle, e capì che stava unendo dei puntini per formare il numero “30”. Prima che potesse completare, mi gettai d’istinto fuori dall’armadio urlando.

“David? Che ci fai qui?!” esclamò la bambina. Era quell’attrice che mi aveva fatto scappare dalla Casa Senza Fine, ne ero certo.

Brian si accorse finalmente di noi e iniziò a percuotersi e urlare, pregandoci di aiutarlo. Prima che potessi fare qualsiasi cosa, la bambina mi bloccò dicendomi che non dovevo tornare. Maggie venne verso di me, mi guardò e poi si mise a parlare con Brian.

“Brian, quanto tempo eh? Mi pare ieri che frequentavamo lo stesso college, ma ora i tempi sono cambiati. So tutto di chi entra qui dentro, e tu non sei una brava persona. Sei ripugnante, un porco e un cazzo di pedofilo! Pensi di meritarti la libertà dopo che l’hai fatta franca coll’aver violato quelle povere bambine?!”

“Puttana! Fammi uscire da questo cazzo di posto!”

“No, non penso proprio. Quanti anni avevano, Brian, nove? Dieci? Eppure, questo non ti ha fermato, né la prima volta né le altre. Sei riuscito a svignartela, eri un uomo libero mentre quelle bambine soffrono ancora! E hai continuato a farlo, fino a quando non hai ricevuto quel messaggio da Peter e guardati adesso, intrappolato in questo tuo purgatorio. Proprio come Greg, ma presumo che non lo conosci e in caso te lo stia chiedendo, ha ucciso svariati uomini. Addio, Brian”

Maggie mi prese per la mano mentre mi portava via da lì, sentendo le disperate urla di Brian mentre la bambina continuava il suo lavoro. Ero troppo sconcertato per poter fare qualsiasi cosa. Non proferimmo parola durante il percorso, ma iniziammo a discutere non appena entrati nella Stanza di Controllo.

“Sembro senza cuore e sadica, ma non è così, credimi. Ho dovuto farti vedere cosa stava succedendo, e ora ti spiego il perché. Come hai capito, Brian aveva stuprato delle bambine e non era mai stato arrestato, ma continuò a farlo fino a quando non entrò qui dentro tempo fa. Queste sono informazioni che mi ha dato la Casa – o Peter – e ti assicuro che sono una piccola parte di quello che ho ricevuto”

“Cosa vorresti dire, Maggie?”

“Peter aveva sbagliato approccio, mandava qui dentro persone che detestava o addirittura a caso. Lui sì che era sadico. Sto iniziando a pensare che ti avesse mandato qua perché era geloso, ho sempre pensato che provasse qualcosa per me e ne ho avuto conferma quando mi liberò dalle stanze, mandandomi al lobby per parlare. Forse voleva provarci, ma non gli è finita bene. Tornando a prima, mandare qui Brian e Greg forse è stata l’unica cosa sensata che abbia fatto, entrambi criminali che non hanno scontato la loro pena, ed è qua che arriva la Casa”

“Non mi piace dove sta andando la discussione…”

“Quando sono divenuta l’Amministrazione erano rimaste solo quattro persone, loro due e altre due persone che sono morte nel frattempo. La Casa Senza Fine è la loro prigione, è il loro inferno sulla terra. Non voglio intrappolarvi persone innocenti, che sia chiaro, ma gente che se lo merita e ti assicuro che Brian non era nemmeno il peggio di tutte queste persone”

“Quindi cosa vuoi fare? Uccidere ogni criminale?”

“Assolutamente no, non tutti i criminali sono cattivi e non tutti i cattivi sono criminali. Le persone che meritano di stare qui dentro è gente senza speranze, vivono la loro vita nella violenza a discapito di altre persone, e non lo fanno nemmeno per necessità. Pensi che manderei mai un ladro che ruba perché non ha da mangiare, qui dentro? Pensi che manderei mai una donna che uccide suo marito a sangue freddo dopo essere arrivato all’orlo degli abusi? Il mondo è un posto malato e noi possiamo aiutarlo un po’. Io insieme a te”

“Vuoi rimanere qui dentro, a dirigere la Casa?! Senti, non so se sia la cosa giusta. Dovremmo pensarci”

“Ti ricordi che mi avevi parlato di voler diventare un poliziotto per poter fare la cosa giusta? Volevi rappresentare la giustizia e portarne un po’ a questo mondo. Ma sappi che ciò che un poliziotto può fare non è nemmeno comparabile al potere che ha la Casa Senza Fine”

 “È una follia, Maggie e-”

“Senti, io voglio e devo rimanere qui, ma tu, tu puoi andartene ma spero che tu sappia che non voglio che mi abbandoni. Ti amo col tutto il cuore. Prima di prendere una decisione, lascia che ti racconti ogni informazione riguardo la casa senza fine, e poi dimmi se vorrai andartene o no.”

“Okay, sentiamo...”

Sono passati anni da allora, da quando io entrai in quel posto, da quando ne ero scappato e da quando avevo parlato con Maggie. Mi ero fatto una nuova vita, sempre nella stessa città ma cambiando totalmente il mio stile di vita. Avevo trovato un lavoro come artista, e nonostante non guadagnassi molto ero molto felice della mia vita, più che altro perché ero assieme alla donna che più amavo con cui gestivo la Casa Senza Fine. Io e Maggie abbiamo mandato molte persone lì dentro, persone che se lo meritavano però, e anche se può sembrare assurdo, una volta venuto a conoscenza dei segreti di quel posto cambiai visione del mondo. Non posso dirvi molto, ma anche le Forze dell’Ordine ne sono al corrente e diciamo che ci aiutano nel nostro progetto.

Col passare degli anni iniziai a capire cosa fosse effettivamente la Casa Senza Fine nel senso astratto del termine, e credo fermamente che oltre ad essere dentro tutti noi, sia un labirinto di dolore e di colpe che tutti attraversiamo almeno una volta nella nostra vita. Questo labirinto mentale però è concreto in questa casa, un viaggio verso la scoperta delle proprie paure e delle proprie colpe, che non può che finire con la morte, o rinascita se così vogliamo dire.

Io e Maggie non sappiamo se esistono altri posti così, non ci è dato saperlo, ma supponiamo proprio di sì. Magari è l’edificio abbandonato dietro casa, o una casetta in mezzo al bosco, o una grotta in mezzo al nulla. Ma so che se dovessero esistere, sono pronte a consumarci stanza dopo stanza, pezzo dopo pezzo.

E saremo noi a decidere la nostra fine e quando avverà, dipenderà solo da quando ci abbandoneremo al destino.


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Prequel

La Casa Senza Fine (Parte 3 esclusa)

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