Creepypasta Italia Wiki
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Non sapevo da dove cominciare.

Mio padre aveva vissuto in quella specie di baracca che chiamava "casa" per tutta la sua vita da adulto. Col passare degli anni aveva completamente perso la testa. Vecchi rifiuti, soprattutto bottiglie, si trovavano sparpagliati su tutto il pavimento.

Alcuni muri erano attraversati da fitte ragnatele di crepe, e il soffitto era gonfio di umidità in più punti. Riuscivo a malapena a credere che il vecchio fosse riuscito a vivere in questo posto. Mi sentivo allo stesso tempo in colpa per non essere mai andato a visitarlo e… molto, molto sollevato di non averlo fatto.


La finestra. Fu lì che cominciai.

Quella finestra nella stanza da letto sul retro in quel momento mi sembrò qualcosa di cui mi sarei potuto occupare. Impugnando uno straccio e uno spray all’arancia, mi misi al lavoro. Anni e anni di sporcizia scura e ammassi induriti di muffa rotolarono giù per il vetro in scaglie voluminose. Le lasciai cadere sul pavimento, perché tanto avrei dovuto pulire anche quello.

Strofinai a fondo un pannello, poi l’altro, e poi un terzo. Ognuno sembrava più difficile da pulire del precedente. “Salve, vicino!” la voce mi fece sobbalzare. Mi allontanai dalla finestra con un salto mentre un uomo imponente con un cappello da baseball e una folta barba incolta apparve dietro il vetro.

“E tu chi diavolo saresti?” chiesi, ancora scosso dallo stupore.

L’uomo barbuto rise, scuotendo la pancia grassa sotto la camicia di flanella.

“Chiamarti ‘vicino’ non è stato abbastanza chiaro, eh?” sorrise compiaciuto, “Mi chiamo Sal. Sal Timbocca. L’hai capita?”

Rise di nuovo, ma io non potei far altro che studiare la sua faccia sorridente con sospetto.

“Che cosa vuoi?” chiesi.

“Wow, vai subito dritto al punto, eh?” si avvicinò alla finestra e si appoggiò sul davanzale con le braccia incrociate, “Volevo solo darti il benvenuto nel quartiere! Avevo visto una persona nuova frugare in questa vecchia casa, e ho pensato valesse la pena dare un’occhiata!”

Dietro l’uomo… Dietro Sal… L’erba verde e la rigogliosa fila di alberi rappresentavano un’immagine ideale di un paradiso di campagna. Gli alberi ondeggiavano piano nella brezza e degli uccelli giravano in circolo nel cielo estivo.

“Quindi sei il figlio del vecchio?” si grattò la barba distrattamente, “Non lo vedevo spesso. Sai, in seguito a…”

“Immagino di no.” Fissai la pila di sporcizia polverosa che avevo liberato da poco dalla superficie di vetro.

“Va tutto bene lì dentro?” chiese Sal.

“Sì,” risposi, “Senti… Dovrei ricominciare a pulire.”

Sal fece un cenno di assenso e si tolse dal davanzale ridacchiando.

“Beh, è stato bello conoscerti! Spero che rimarrai nei paraggi ancora per un po’.” Salutò con un gesto della mano e se ne andò.

Rimasi fermo per alcuni attimi, ignaro di qualsiasi cosa al di fuori del paesaggio al di là della finestra e della luce danzante che proiettava nella stanza. Non avrei neanche saputo dire se stavo respirando.

Schiarendomi le idee, mi avvicinai con cautela alla finestra e la sollevai da dove era poggiata sul pavimento.

Finì senza indugio nel ripostiglio.

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