Stavo a scuola, in terza, quando Mattew ha riso di me.
Una volta io ho riso di lui e la maestra mi ha detto:
-Accomodati fuori, per favore.
Lui però ha riso tante volte di me!
Sempre per come leggevo o per un disegno.
Io, però, ho riso solo una volta in matematica.
Ma non era giusto!
Era questa la pagina strappata dal diaro di Jessica, a lei non piacevano i bambini cattivi; lei li odiava, tutti.
I bambini la trattavano male, lei era diversa dagli altri tipetti della sua età.
Aveva sette anni, andava per gli otto, non li aveva ancora compiuti. Jessica diventava grande il 31 Luglio.
La data dell'appunto era appena nascosta, non si vedeva troppo bene, ma si dice fosse il... 30 Luglio.
Si diceva che in classe puntava gli occhi al di là della finestra, perennemente posizionata di fianco al proprio banco; lei amava guardare il paesaggio fuori. Non la lasciavano uscire, mai, da casa. Non poteva; quel bosco era un fattore di richiamo per lei, ed i genitori non volevano che si risvegliasse quella Bestia.
Artic non doveva uscire fuori dalla sua mente, non doveva nemmeno essere pronunciata o ricordata.
Aveva lasciato la piccola Gemella solo pochi anni prima. Prima che essa potesse imparare a ricordare che aveva qualcuno con sè, che non era poi così sola...
La mamma ha detto che le voci che sento sono solo impressioni... Che non esistono... Ma io ti sento sorellona... Io ti sento...
La piccola aveva paura per la sorte di quelle immagini e di quelle voci; aveva sentito poco prima i genitori parlare al telefono.
<Voglio che la portiate via... Non possiamo più tenerla in casa, dovete rinchiuderla... È un abominio...>
Jess non voleva andare via dalla mamma. Le voleva bene... Doveva rimanere con lei... Per sempre.
[Io sono sempre qui con te... Vai nel Bosco Jessica... Io sono lì... I tuoi amici sono tutti lì ad aspettarti...]
Quella voce le faceva paura; ma allo stesso tempo voleva incontrare la persona da cui derivava quel suono dolce... E tetro allo stesso tempo.
Il giorno dopo non si presentò a scuola, le maestre pensarono che i genitori l'avessero lasciata portare alla casa di cura, nel manicomio.
Sapevano cosa dovevano farle, ma non volevano crederci.
Incominciarono la lezione.
Lei era fuori.
Faceva freddo... molto freddo...
Era tutto troppo silenzioso...
Il bosco la chiamava...
' Jessica... Vieni... Ci manchi... '
I fantasmi che vedeva in classe, seduti nei posti vuoti al posto dei compagni scomparsi le parlavano, Sempre.
Le volevano bene.
Sentiva ancora quelle voci... La neve non aveva più quel rumore dolce e soffocato.
Lo stivale affondava muto nello strato di bianco.
Sentiva il corpo stretto in un abbraccio Gelido. La sorella era così fredda... Così... Strana.
Piangeva la bambina.
Si sentiva in pericolo, ma era finalmente dalla sorella. Erano insieme...
<Artic... Perché? Perché mi stai portando via dalla mamma? Perché non mi lasci rinchiudere? È quello che vogliono...>
Jessica non sentiva più nulla.
Il corpo era freddo... Sentiva delle braccia tirarla su e trascinarla lontano da quel posto.
Il gelo di Artic si sentiva appena, su quella pelle pallida, quasi morente.
Il sangue che scendeva dagl'occhi, come lacrime, e dal naso era molto fluido e pieno d'ossigeno.
A Jessica piaceva il rosso.
<Mi stanno portando via, Artic... Sono su una barella, mi stanno vestendo con una sacca strana... Ho le braccia legate... Ho gli occhi chiusi, ma sto urlando... La mamma sta piangendo... Papà è a terra, con un coltello ficcato in gola... Tu mi stai salutando... Un'ultima volta... Mi stai abbandonando a tutto questo, Artic? Rimani con me...>
Piccola Jessica... Ora sei in una stanza bianca... Spoglia... Vuota.
Non c'è più nulla che ti identifica come essere umano...
Ma Artic è di fianco a te... Ti guarda tutti i giorni... Ti parla; Sempre.
Non la senti piccola mia?
Tu, fissi fredda un punto impreciso di questa stanza silenziosa.
Non mi vedi più, forse? Non importa... Noi staremo insieme Per Sempre.
Per sempre.