Creepypasta Italia Wiki
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Se c'è una cosa che, sin da piccolo, ho sempre amato sono i Pokémon, senza alcun dubbio. L'idea di catturare questi esserini, allenarli e farli combattere faceva impazzire il mio cervello da bambino, suscitando in me una passione che ho avuto verso pochissime altre cose nella mia vita. Avevo ormai smesso di giocarci quando tutto questo è iniziato, avendo iniziato l'università a Yale, e le nuove versioni non mi facevano più lo stesso effetto di un tempo. Ero ormai arrivato al punto da considerare questo brand come un semplice ricordo d'infanzia. All'inizio del mese scorso però le cose sono cambiate.

Ero tornato a Branford, nella casa dove sono cresciuto, per fare visita ai miei genitori e al mio fratellino e prendermi qualche giorno di pausa dagli studi. Una sera, annoiandomi, decisi di dare un'occhiata ai miei vecchi videogiochi, e non avete idea del senso di nostalgia che mi pervase nel vedere il mio vecchio Nintendo DS, ancora in buone condizioni nel cassetto in cui lo avevo lasciato. Credevo che mia madre lo avesse buttato. Provai ad accenderlo, ma era scarico ovviamente, erano anni che non veniva messo in funzione. Presi il cavo e lo attaccai, e mentre aspettavo mi misi a cercare la vecchia borsetta nella quale conservavo le schedine di gioco. Volevo prendere quella di Pokémon Platino, il mio preferito, perché non ricordavo se avevo già completato tutto il dopo-storia. Non riuscendo a trovarla, rovesciai tutte le schedine sul letto, e fu allora che una in particolare attirò la mia attenzione.

Ceksta

Era un po' impolverata e attirò la mia attenzione per il suo sfondo dorato e la sua grafica simile a quella degli altri giochi Pokémon, anche se il logo del brand non era presente. C'era scritto solamente "Ceksta" e in basso appariva il logo di Nintendo, ma scritto male: "Nitemend". In effetti, ogni scritta su quella schedina era come distorta e rovinata. Spiccava, però, una figura. Era disegnato un piccolo pokémon, cosa che capii per via dello stile grafico identico a quello dei mostriciattoli tascabili. Era bianco, rotondo, senza braccia o gambe, e ricordava un uovo, con due piccoli occhi rossi, inespressivi. Che cos'avevo trovato? Magari era un gioco pirata, non era raro a quei tempi trovarne nei negozi, ma non ricordavo di averlo comprato. Scesi in cucina mostrando la schedina a mia madre, e le chiesi spiegazioni. Lei mi rispose che lo aveva comprato nel vecchio negozio di videogiochi, ormai chiuso, nel centro commerciale cittadino, quando avevo iniziato le superiori anni fa, ma notando che ormai non ero più interessato non me lo diede mai, e lo dimenticò nella borsetta insieme a tutti gli altri giochi.

Non ero sorpreso, non era la prima volta che mia madre se ne tornava a casa convinta di avermi preso la nuova versione del mio videogioco preferito facendomi invece trovare una brutta copia malriuscita. Tuttavia, come vi ho già detto, quella sera mi annoiavo e quindi tornai di sopra, in camera mia, con l'intenzione di provarlo. Presi il Nintendo ormai carico, inserii la schedina e feci partire il gioco. Ci mise un po'. Lo schermo rimase nero per circa un quarto d'ora, credo, fino a quando un rumore statico partì, e sullo schermo apparve il professor Oak. Strano. Nessun titolo. Non diedi peso alla cosa, anzi, ero soddisfatto, almeno ebbi la conferma che il gioco era incentrato sui Pokémon. Premetti A, e lo statico si fermò. Nessun rumore. Il professor Oak iniziò a parlare, ma non disse le solite cose come "Benvenuto nel mondo dei Pokémon", no...

"Io non ce la faccio più, prenditi tu cura di questa cosa" disse Oak, facendo apparire sullo schermo il pokémon presente sulla schedina "Prendilo e non tornare, sono stanco, ho capito cos'è il dolore"

E poi accadde qualcosa che mai mi sarei aspettato. Lo sprite di Oak iniziò a muoversi, in modo stranamente ben animato, estrasse una pistola e si sparò in testa. Lo schermo tornò nero. "Ma che diavolo aveva comprato mia madre" mi chiesi. I miei pensieri furono però interrotti da una musichetta 8 bit distorta: il gioco era cominciato. Il protagonista aveva uno sprite identico a quello di Red, dei primi giochi pokémon, ma al posto del tipico colore rosso era quasi del tutto grigio. Si trovava davanti al laboratorio del professor Oak, che risultava inaccessibile, e accanto a sé aveva quel piccolo mostriciattolo a forma di uovo. Ci cliccai sopra, non sapendo che fare, e una scritta apparve sullo schermo:

"Ceksta è il pokémon uovo! Cammina, fino a compiere duecento passi, lungo il sentiero dell'erba alta. Raggiunto questo numero, Ceksta si schiuderà, e la triste verità ti sarà rivelata"

Oddio. Credevo di essere incappato nella tipica hackrom horror. Non le ho mai sopportate. Pensai di mollare tutto e uscire a fare una passeggiata, ma guardando fuori dalla finestra vidi che stava piovendo, e cambiai subito idea. Ripresi a giocare. Lo scenario di gioco era per la maggior parte buggato. Il villaggio iniziale era pieno di aree vuote o inaccessibili, e non c'era nessun npc a dare vita a quel luogo spento. Solo Red e il suo inquietante uovo pokémon. Salendo però, vidi che si apriva un piccolo e stretto sentiero composto unicamente dagli sprite dell'erba alta, quella, per chi non fosse familiare con questi giochi, in cui incontri e combatti i pokémon selvatici. Decisi di completare l'obiettivo che il gioco mi aveva dato, duecento passi, tanto per vedere cosa sarebbe successo. Per qualche minuto Red continuò a camminare senza che succedesse nulla. Ad un certo punto però, più o meno intorno al cinquantesimo passo, iniziò una battaglia. E me la ricordo ancora. Dio, che schifo.

Dall'altra parte, invece di un pokémon selvatico, apparve una foto, molto nitida, di un ragazzo, morto, con la pancia squarciata ed un coltello in mano. Il mio pokémon invece, era Ceksta, l'uovo. Tutto accadde in pochi secondi. Ceksta emise un verso distorto, la foto sparì, e la battaglia finì. Una scritta apparve:

"Continua a camminare. Passi rimasti: 150"

Che diavolo mi era capitato in mano. Pensando a quella foto mi venne la nausea. Spensi il Nintendo, corsi in bagno e vomitati. Di ritorno, tolsi la schedina, la infilai nella borsetta e la chiusi nel cassetto. Non volevo più vedere quel dannato gioco.

Due giorni dopo me ne andai, tornai a Yale e ripresi gli studi, e pian piano dimenticai l'accaduto. Dio, avrei dovuto portare quella roba alla polizia, mi sento ancora in colpa per non averlo fatto. Perché? Semplice. Ieri mia madre mi ha telefonato, piangendo, chiedendomi di tornare a casa. Mio fratello si era suicidato, tagliandosi la pancia con un coltello da cucina, in camera mia, lasciando solo un biglietto con scritto "Ho capito cos'è il dolore". Non mi fu permesso di vedere il suo corpo, ma ebbi la possibilità di visitare camera mia. La polizia pensava che magari avrei potuto trovare qualcosa. Tutto ciò che però attirò la mia attenzione fu il mio Nintendo DS, accesso, sul letto. Sullo schermo lampeggiava una scritta:

"Complimenti. Hai raggiunto 200 passi. Ceksta si è schiuso! Ora hai capito cos'è il dolore!"

Mi ritornò in mente la foto che vidi quel giorno e fui nuovamente preso dalla nausea. Uscendo dalla camera dissi tutto ad un poliziotto che, anche se mi prese palesemente per pazzo, mi assicurò che avrebbero esaminato la schedina. Penso che l'abbiano presa in custodia, o roba simile. Oggi, il giorno dopo che mio fratello si è suicidato, scrivo su questo forum per avvertirvi. Se siete in possesso di una copia di questo dannato gioco, di "Pokémon Ceksta", non provatelo. Non accendetelo neanche, distruggetelo. Io ho perso mio fratello per colpa sua. Forse è questo il dolore.