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Voglio raccontarvi la storia della mia vita in compagnia della donna che ha fatto di me suo marito. 

Iniziamo da quando andavo alle superiori. Ero un ragazzo asociale, mi piaceva stare in disparte piuttosto che relazionarmi con i miei compagni; il mio passatempo, dopo lo studio, era calciare la mia palla contro il muro del cortile sotto casa mia. Mia madre era molto severa e ogni volta che facevo qualcosa che per lei era sbagliato (e ripeto per lei), tipo non pregare durante pranzo e cena, mi picchiava (essendo ateo non trovavo spiegazione nel pregare); mio padre invece non c'era mai:o lavorava o era a prostitute o a bere. Il suo lavoro gli permetteva tutto questo.

A diciott'anni decisi di scappare di casa; presi un treno per una città dall'altra parte della contea.

Durante il viaggio incontrai una ragazza con un anno in meno di me; grazie alla bellezza di questa, me ne innamorai subito e sconfissi la mia asocialitá, perlomeno verso di lei.

Mi presentai e le parlai della mia triste adolescenza, ma lei stette zitta per un'oretta. Poi, quando fui sul punto di perdere le speranze, si alzò e mi abbracciò.

Mi imbarazzai e le chiesi il perché di quel gesto improvviso e lei rispose che ha vissuto quasi la mia stessa storia, a parte qualche particolare sul fatto che i suoi erano separati ed era suo padre che la violentava, anche sessualmente.

Diventammo subito amici e, dopo esserci conosciuti scoprii che lei scendeva alla mia stessa fermata. Ci frequentammo molto e alla fine la conquistai; decidemmo di andare a vivere insieme, quindi prima trovammo un lavoro e poi cercammo una piccola casa di periferia e aprimmo un mutuo.

Una notte mi svegliai in seguito ad un incubo e trovai la mia ragazza in piedi davanti allo specchio; era inquietante e curioso allo stesso tempo. La chiamai ma non mi rispose. La guardai in faccia e lei ebbe uno sguardo assente, con gli occhi spalancati e pallida in viso. Mi spaventai e la percossi; lei si svegliò e mi guardò dicendomi che stava sudando freddo e che aveva sognato demoni e le sue paure più grandi. Decidemmo di andare a dormire. Mesi dopo l'accaduto decidemmo di sposarci e per fortuna quell'episodio non si ripeté... fino al rientro della nostra luna di miele...

Ritornammo a casa e subito lei incominciò a sentirsi osservata. Non ci demmo peso, pensando che fosse il gattino che avevamo adottato mesi prima. Ci sbagliammo! Dopo alcuni giorni mia moglie divenne più chiusa con me; se ne stava sempre in camera a fissare lo specchio, a fissare se stessa. Io chiamai uno psicologo ma non servì a niente. L'indomani la trovai però più tranquilla, a eccezione che, durante il pranzo, dopo averle servito una bistecca al sangue come aveva richiesto, la divorò tutta prendendola con le mani, senza pietá.  Il suo disturbo col passare del tempo divenne sempre più grave; la vidi intenta a mordermi e spesso, quando la baciavo, mi mordeva le labbra e me le faceva sanguinare. La rimproverai su questo fatto ma non mi diede ascolto. Ogni qual volta vedeva del sangue impazziva. Divenne sempre più sadica.

Un giorno d'inverno la polizia arrivò a casa nostra. Chiesi loro il perché di questa visita e loro risposero che mia moglie fu accusata di omicidio; mi fecero vedere delle foto dove il suo datore di lavoro era squartato e smembrato. Io chiesi se c'erano prove che fosse stata lei e loro mi dissero che avevano trovato sue tracce di DNA sui vestiti della vittima. Guardai impaurito mia moglie, che arrivò lentamente verso di me. Mi scansai e lei proseguì il suo cammino verso i poliziotti.

Lo spettacolo fu orribile. Scappai. Mi rinchiusi a chiave dentro allo sgabuzzino, però lei mi sentì. Riuscì a intravederla tramite la serratura della porta mentre avanzava verso di me lentamente. Pensavo che finché fossi stato rinchiuso in quello sgabuzzino non mi avrebbe fatto niente. Mi sbagliavo.

Scardinò la porta solo con la sua forza; ero impressionato e terrorizzato. Non sapevo che fare. Mi graffiò e mi spezzò un braccio. Ebbi paura di morire. Fortunatamente il nostro vicino sentì tutto e col fucile che aveva in casa sparò alla donna dritto al cuore. Tirai un sospiro di sollievo e andai a ringraziare il vicino per avermi salvato la vita. 

Sono appena finiti i funerali e tutti se ne sono andati. 

Vedo qualcosa smuovere la terra.


Una mano.



Ho sposato un demone.

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