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                            THE EXECUTIONER :

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Ciao sono Clary Smith, una ragazza di 14 anni. Potrei dire che la mia vita è normalissima e anche invidiabile… (ovviamente quello che dicono i miei compagni di scuola); ma non è così.

Come ho detto, i miei compagni mi invidiano. Dicono che sono una bella ragazza, intelligente, educata, simpatica… un po’ tutte queste cavolate che si dicono alle bambine di quattro o cinque anni, quando le vedono per la prima volta le amiche della nonna.

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Mi reputano una ragazza “popolare” perché sono alla “moda”, sto con quelle ragazze tutte trucco e niente pelle che frequentano parecchi ragazzi carini. Bè, potete concludere che ho proprio una bella vita… non essere presa di mira, mangiare nel tavolo dei “popular”, avere soldi per comprarsi sempre un telefono di ultima generazione…

No. No e poi no. Per me non è così, la scuola è una maschera che si toglie e si mette ogni giorno della mia vita. Non mi piace essere al centro dell’attenzione (cosa che tutti vorrebbero essere), e ovviamente, non devi parlare con i “nerd”. Ed è questa la cosa più brutta, non socializzare con un semplice ragazzo/a che forse ha le stesse cose in comune che non hai con quegli idioti arrapati. Quindi potrei dire, grazie a loro, ogni mattina la passo standomene zitta a sentire flirtare quelle galline con quei cannati senza cervello. Quei cretini mi hanno fatto perdere numerosi amici, ma la colpa è solo mia. Quella colpa che ti mangia vivo… vorresti che ritornasse come prima, ma non puoi. No, non puoi.

Ma non è di questo che volevo parlare.

Dopo ogni mattinata, ritorno a casa con un finto sorriso, salutando mia madre ma non mio padre di cui sento la mancanza (grazie a quella separazione), ma meglio così, mi posso godere di più i miei momenti solitari. Dopo mangiato vado in camera mia, come sempre, a svolgere i miei lavori più belli del mondo…

Io tengo varie cose nascoste e queste sono i miei hobby pomeridiani. Invece di uscire io mi “nerdo” su anime, manga e storie horror.

Sono la mia passione!!! Adoro i manga, gli anime ecc. Ma soprattutto, le storie horror. Mi piacciono da matti, ne leggo ogni giorno! A volte, immersa nella mia solitudine, cerco di inventarmi qualche storia da far conoscere a qualcuno. Come una ragazza killer, un demone, pagliacci malvagi… sono sempre convinta che in quei racconti ci sia del vero… come uno perde la ragione e uccide, tagliare gole per divertimento, trovare piacere ad assaporare il sangue… o essere POSSEDUTI da qualcosa che non si sa se nemmeno esista.

Passo molte ore nella mia stanza a leggere manga su manga. Mi piacciono quei fumetti pieni di lotta, avventure, magie, pirati, ninja ecc.

Siccome ogni madre stressa il proprio figlio dicendo: ”Devi fare assolutamente uno sport! Non puoi stare lì per sempre, sul divano, attaccato a quel cellulare!”, mi sono presa la briga di scegliere uno sport che mi faccia “bene”. Così ho pensato *Ma perché no?! Ora ho la mia libera scelta e nessuno mi romperà le palle!*. Io mi devo sfogare con qualche cosa!!!”. Così pensai… pensai… e pensai…

Ma poi mi venne in mente una cosa; perché non fare un mestiere che desideravo da tanto… la spadaccina! Adoro quei costumi, le spade… wow! Sì sì, andrò a corsi di spada! Sarà l’unico modo per sfogarmi per tutte quelle mattinate depresse che affronto e che affronterò.

Un pomeriggio dovevo andare ai corsi, era già tardi, mi dovevo sbrigare, perché si era già fatto buio. Presi tutte le miei cose; indossai dei jeans neri sfocati, delle blazer nere, una maglietta grigia scura con scritto CONFUSED, una felpa nera con una cascata di brillantini dal cappuccio fino alle spalle e dei guanti neri a mezze dita per impugnare meglio la katana. E partii. Ero molto in ritardo, ma la mia attenzione si staccò dall’orologio e si soffermò sulla strada piena di luci e sirene. In quel momento lasciai perdere il corso che dovevo fare e guardai la strada con attenzione, per capire cosa fosse successo. Vidi una donna piangere dal dolore che diceva sbraitando, singhiozzando e guardandomi con aria minacciosa:” IO LO SAPEVO! SAPEVO CHE ESISTEVANO! QUEL FOTTUTO DEMONE HA PRESO LA MIA BAMBINA E L’HA UCCISA! CHE MALEDICA TUTTI VOI!”

Cosa?! Un… un… un demone?! Proprio un demone?!

Per quella parola mi si formò un nodo alla gola. Proprio l’altro ieri avevo visto un film su il diavolo che si impossessava degli uomini. Mi si gelò il sangue al sentire quella donna che sbraitava bestemmiando Dio e Satana, per aver ucciso la sua adorata bambina. Appena portarono via la donna dalla casa con una camicia di forza, uscirono fuori dalla casa dei poliziotti con una bambina in braccio, ormai morta. Quando la guardai mi venne il voltastomaco e un gelido brivido alla schiena. La bambina era piena di segni sulle braccia e sulle gambe… da per tutto. I suoi occhi avevano perso ogni espressione, erano bianchi. La sua bocca era spalancata, come se avesse buttato fuori l’anima. Quella bambina era senza un braccio… sembrava fosse stato strappato a morsi. Mamma mia, che schifo e che crudeltà.

Ma la cosa che mi sconvolse di più, fu che nella facciata principale della casa, c’era scritto "Io sono da per tutto e le mie prede le scelgo con cura. Voi non vi disfarrete di me”.

Quella è stata la botta finale. Avevo una paura addosso inimmaginabile; volevo scappare, andarmene… far qualcosa.

Solo dopo mi resi conto che ero in ritardo e dovevo andarmene. Ma non potevo, la strada era bloccata da quell’orribile episodio.

Ma io dovevo andare! Dovevo!

Così mi ricordai di una stradina che portava alla piazza dove c’era la palestra. Ma quella strada era piena di gente orribile, fatti accaduti mai ricordati per le troppe crudeltà, fatta sgomberare la strada più volte per rischio mine nel sottosuolo ecc.

Avevo i brividi a ripensare a quei fatti. Ma dovevo, quindi andai.

Quella stradina era buia, stretta e lunga; come se non finisse mai. Ad un certo punto vidi una figura umana bisognosa di aiuto. Implorava aiuto, ma… ma io… io non potevo aiutarlo. E se forse era un maniaco? E se avesse avuto cattive intenzioni?

Appena lo sorpassai quell’uomo gridò ancora più forte e si accasciò a terra, da lì mi girai e andai da lui correndo.

*Solo Dio sapeva quel che stavo per fare…!*

Appena mi inginocchiai vicino a lui, gli dissi, con voce allarmata e sbrigativa: ”Hei signore, si sente bene? Vuole che chiami un'autoambulanza?”

Appena l’uomo incappucciato si girò per rispondermi emisi un urlo così forte da rompere i vetri delle buie finestre.

Quell’uomo era senza una faccia, ci si poteva vedere l’interno del cappuccio; aveva solo due occhi grandi come palle da golf, e i colori erano agghiaccianti. Il bianco dei nostri normali occhi era di nero pece, l’iride era rosso sangue e la pupilla era strettissima.

Era inguardabile. Appena quella cosa si alzò io caddi per terra ai suoi piedi. E incominciò a parlarmi. La sua voce si addiceva perfettamente ai suoi occhi, era una voce stridula e gutturale; proprio degna di un demone. Mi disse: ”Ciao Clary.”.

Quando disse il mio nome mi cedettero le gambe. Ero pallida dalla paura che mi stava circolando nel sangue. Come faceva a sapere il mio nome?! Come?!

Poi continuò: “Sai chi sono, vero?”

Io con voce fioca dalla paura, dissi: “No… non lo so.”

Appena risposi, lui fece una forte risata agghiacciante. E mi disse: “AH AH AH AH AH. Sì che lo sai! Io sono quello che nessuno vorrebbe incontrare. Io sono quell’essere che tutti temono. Io sono un alleato di Satana. Io sono un DEMONE. Ah ah ah ah ah”

A quelle parole non potevo non credere. Ora mi venne in mente chi era quella cosa; era il famoso “demone” che si impossessò di quella bimba…

Poi aggiunse, ridendo come un pazzo: “Ti ricordi che cosa ho detto(?)… Io le mie prede le scelgo con cura… e se voglio quella determinata persona, sarà mia. E non scapperà mai da me. Mai. Ah ah ah ah ah”

Ero letteralmente pietrificata, non sapevo cosa fare. Più lo guardavo, più mi dicevo *Clary scap *; ma era inutile… lui mi avrebbe presa. Ero senza chanches. Ero delusa, terrorizzata, impaurita. Volevo piangere ma non ci riuscivo e poi a che sarebbe servito? A niente! Stavo riflettendo a cosa sarebbe stato di me… ma ad un certo punto, iniziò a parlare con la sua sinistra voce: “Sai Clary… Io ti ho osservata a lungo, e… mi piaci come personalità. Ma anche perché hai un cuore impavido; sei una ragazza forte e audace, che non si lascia abbindolare da qualcosa o da qualcuno. E mi dispiace dirti che sarai per tutta la tua vita di proprietà mia. E non potrai vivere con nessun altro, sarai solo mia.”

Da quel discorso mi caddero, finalmente, delle candide lacrime sulla mia pelle abbronzata di natura.

Come non potevo stare più con nessuno?! Che significava?! E aggiunsi: “Che vorresti insinuare con: << Sarai di proprietà mia e non dovrai vivere più con nessuno>> ?” Volevo capire cosa mi stava proponendo, mi puzzava parecchio quella proposta.

Ma ormai avevo già capito tutto… e così, mi scesero altre due lacrime. Quando le mie due ultime lacrime scesero, lui roteò i suoi lugubri occhi e mi disse: “Oh dai Clary… Non piangere! Rispondo subito alla tua domanda… Vuol dire che io sarò te. Tu sarai la mia macchina da guerra; lo so che in fondo in fondo tu sei una ragazza che ama la violenza e che vorresti “menare” qualcuno che ti ha dato fastidio in questi ultimi anni… bhè ce l’hai a portata di mano! AH AH AH AH”. Si sfilò il cappotto, era un orrore, ormai non potevo aver più paura di così. Il suo corpo era solo un fumo nero, nient’altro! Così presi coraggio, non volevo essere presa da lui. Mi alzai di scatto e mi precipitai verso la borsa a terra con dentro la mia katana e poi corsi verso la fine di quella stradina. Ma appena lui mi vide correre a gambe levate, mi disse: “Eh no! Tu non scappi!”. Così volò da me, mi prese per la testa e me la fece sbattere ripetutamente contro il muro, e poi caddi a terra dolorante e intanto quell’essere che mi teneva per i polsi seduto sopra di me a terra. La testa era un ruscello di sangue, mi faceva così male che non potevo tenere gli occhi aperti da quanto mi girava. Però cercai ancora di smuovermi; ma non ci riuscii.

Vidi a pochi centimetri da me la mia borsa. Così voltai la testa verso essa ma venni interrotta dalla sua voce: “Hmmm… Che cosa stai guardando ragazzina?”

Io girai subito il capo per non dar nell’occhio, ma lui aggiunse: “Hmm, la tua spada… ma guarda un po’! Cercavi di colpirmi eh? Ma no, cara mia. Non ci riuscirai… ah ah ah”.

Ero spacciata. Pensai: *E adesso? Che mi farà?*

Immersa nella mia disperazione più totale, lui fece un gesto che mi demoralizzò completamente. Pensai: *Ok. È la fine.*

Lui si eresse sopra di me e mi disse andando verso la borsa: “Oh oh oh oh. Guarda che abbiamo qui! Una bella katana… sai Clary, mi sorprendi proprio! Sarà una bella arma. Che ne dici del fatto che, quando sarai a mio comando, userai questo bel giocattolino? Eh eh eh. Mi immagino già… *Clary la spadaccina*; *La killer con la spada magica*; oppure…

*La giustiziera* . Sì sì, mi piace questo nome!”

Ormai non sapevo cosa dire, così con la rabbia e senza forze, gli dissi: “Fottiti demone di merda!”. Lui scoppiò in una risata come se lo avessi preso in giro in modo ironico.

Solo dopo mi resi conto che non dovevo dire quella frase…

Lui mi disse con voce potente da far paura: “AH AH AH AH. Mi fai sbellicare dalle risate. Ma dopo questo bel complimento… Ci dobbiamo legare con qualcosa… Ah ah ah ah”.

Lo guardai, ormai quasi sul punto di svenire, al che, lui aggiunse di nuovo impugnando la katana: “Cary, siccome ti stai annoiando (vedo), invece di impossessarmi direttamente del tuo bel corpicino, faremo un bel legame. Eh eh eh, tranquilla, farà solo male all’inizio, ma poi lo riavrai. AH AH AH AH”.

Cosa voleva dire quel farabutto?! Non capii più niente, si stava facendo tutto buio. Ormai stavo per svenire, avevo perso troppo sangue, non badai più a quel che voleva fare quel mostro. Intanto, stavo già per lasciare la mia vita…

Ma ad un certo punto, aprii gli occhi, come se qualcuno tentasse di aprirmi a forza le palpebre.

Un dolore lancinante alla spalla mi spinse ad urlare a squarcia gola ed a guardare quello stava succedendo. Un orrore, proprio da film horror, mi stava staccando il braccio destro con la mia katana. Stavo piangendo dal dolore, era impossibile resistere. Volevo morire in quel momento,  placai le mie urla quando arrivò all’osso… ma poi sentii uno “stock” e guardai il mio braccio. Non ce l’avevo più; aemisi un ultimo urlo pieno di dolore, mentre quel bastardo rideva come pochi. Potevo perfettamente vedere il mio osso spezzato e il mio braccio completamente fuori dal mio corpo. E poi, una pozza di sangue; sembrava un lago. Mi venne da vomitare, ma poi resistetti. Emisi un lamento; ma questo non era di dolore, ma di stanchezza e di seccatura. Ormai non potevo più sorprendermi di quel che avrebbe fatto il demone… Poi ripensai alle sue parole, <<Ma poi lo riavrai>>. Questa frase si ripeteva nella mia mente come un eco, e intanto cercavo di capire che cosa mi avrebbe fatto…

Il mio pensiero venne interrotto da lui: “Ah ah ah ah ah. Che pensi? Non è carino, eh(?) Ah ah ah ah ah… ora, stai tranquilla, non lo lasceremo lì per terra solo soletto. Ah ah ah ah ah“

Pensai solo, a questo punto, a che cosa stava per fare e che cosa voleva intendere con quella frase.

Magicamente; prese un ago e un filo, da non so dove, e prese il mio arto non funzionante a terra. Fece passare l’ago, per poi trapassarlo all’estremità del mio braccio ormai inuso. Io subito dissi, prima che facesse quell’azione ormai inutile: “Fermo!!! Che vuoi fare?! Non ti basta?!”. Lui mi rise in faccia e disse: “Ah ah ah ah, non ti ricordi che ti avevo detto? <<Ma poi lo riavrai>>? Ecco, è questo quello che volevo farti capire.”

A quella risposta mi saltarono i nervi; che senso aveva?! Non aveva fatto soffrire abbastanza una povera ragazza?! Così gli domandai arrabbiata: “Allora perché mi hai tagliato il braccio per poi riattaccarlo? Sai, per me non è stata una passeggiata, anzi mi stai rovinando la vita.” In quel momento mi misi a piangere ed ad urlare come una bambina di cinque anni.

Lui rispose con calma; con quella calma che ti fa salire la rabbia: “Cosa sbraiti ragazzina? Non te la devi prendere così tanto… Guarda, ti spiego tutto, così la finisci di piangere e far tutto questo fracasso. Sai, ci potrebbero sentire… e io non vorrei già farti sprecare energia per nulla. Ah ah ah ah.”

Non capivo niente di quel diceva. <<Non te la devi prendere tanto>>; <<Ti spiego tutto>>; <<Non vorrei farti sprecare energia>>… Che intendeva?!

Così gli feci cenno di parlare. La mia testa stava scoppiando da quanti pensieri mi si agitavano nella mente.

Mi disse, spiegandomi: “Allora… ascoltami bamboccia: non ti ricordi di quella bambina morta che hai visto? Ecco. Ho cercato di impossessarmi di lei, ma ovviamente il suo corpo cedette all’istante. Quando io mi impossesso di una persona, faccio un legame con essa. Cioè, nel mio caso, taglio un braccio e lo ricucio. E non c’è spiegazione a questo… Bè capirai poi il perché te lo ricucio. AH AH AH AH”

Ero rimasta a bocca aperta. Non sapevo che fare, urlare, piangere, contorcermi… nulla.

Volevo solo vedere che mi avrebbe fatto. Avevo una strana sensazione addosso… come se mi fossi già rassegnata che la mia vita stava per cambiare. Ormai l’emorragia si era fermata, non so come, e quell’essere stava cucendo il mio braccio destro alla mia spalla. Non faceva male, soltanto il fastidio dell’ago freddo che trapassava la mia pelle con quel ruvido filo nero…

Ma la cosa che mi sorprese di più, è che io rimanevo ferma, sdraiata a pancia in su, per terra, a fissare il cupo cielo che non da mai speranza. Non provavo emozioni, e neanche mi interessavano in quel momento… Non volevo fare niente. Il mio sguardo era inerte, non badava a nessuno, non riuscivo a pensare che sarebbe stato dopo quella serata. So soltanto che sarei cambiata in un batter d’occhio.

Appena finì il suo “capolavoro” mi disse: “Ahhh… Finito! Adesso arriva il colpo finale, mia amata Clary… ora vedrai che cosa diventerai…”.

Sentii la sua voce gutturale parlarmi, ma non emisi nessuna risposta, neanche un’occhiata; rimasi ferma a fissare il cielo.

Poi mi ridisse: “Smith sei pronta? Però ti voglio avvertire…” A quella frase mi girai di colpo per sentire la sua avvertenza.

Continuò: “Quello che sarai da ora in poi, non potrai non esserlo più. Ora stai calma e rilassati. E goditi lo spettacolo che metterai in scena tra breve… Spero che ti piaccia la carne… bè se non ti piace, te la farai piacere lo stesso. Ah ah ah”

Come sempre, non capii nessuna parola di quel che aveva detto, ma non mi importava. Volevo solo che si togliesse dalla mia vista e che non mi parlasse più.

Decisi di alzarmi e sedermi; ancora mezza intontita dai pensieri e dal dolore. Quando mi misi seduta guardai la mia spalla con il mio braccio cucito all’estremità; era pallido, molle, asciutto e pesante. Mi sbilanciava verso destra, ma si poteva rimanere in equilibrio senza problemi. Mi salì l’angoscia dai numerosi pensieri, pieni di malinconia. Cercai di farmi un film mentale di che cosa sarei stata; a che cosa avrei dovuto servire per quel mostro… e, più che altro, che cosa avrei dovuto fare a quelle innocenti vittime. Avevo capito che mi voleva sua soltanto per il gusto di uccidere… Ma era strano…

Sappiamo tutti che un demone lo può far benissimo da solo, non serve un aiuto da parte di un umano. Non di certo da una ragazza come me che non vuole neanche ammazzare una mosca… Eppure lui mi aveva scelta. La cosa ancor più curiosa è che non avrei saputo chi uccidere, con che cosa uccidere e poi, come avessi fatto ad uccidere. Io non sono esperta di queste cose…

La mia mente era un libro: più mi facevo domande, più mi davo risposte inutili o palesi. Tanto vale, chiederlo: “Ascolta un attimo…”

“Mi dica”

“…rispondi a questa domanda… Quando ti impossesserai di me, cosa dovrò fare?”

Fece un sospiro, come se dovesse prendere fiato per un discorso: “Eh eh eh. Ora ti faccio vedere…”

Volò verso la katana, e (con le mani che erano un fumo denso nero), la prese e delicatamente la tirò fuori per vederla. Subito gli dissi di non far nulla con essa, ma lui mi interruppe dicendomi: “Tranquilla, sto solo rispondendo alla tua domanda inutile… sai, era una sorpresa…” Quando la prese e la impugnò essa fece un leggero bagliore. Io rimasi a bocca aperta, per modo di dire, perché ormai la mia faccia non esprimeva più emozioni; forse, mostrava solo minaccia per il prossimo. E solo rabbia per quella “cosa” che non è degna neanche di avere un nome.

Aggiunse: “Ora saprai cosa fare. Questa è la tua arma, tu ucciderai per me… sai, molte persone non meritano il paradiso.”

Dopo questo, lui si allontanò ma rimase a fissarmi.

“Ti dico solo questa ultima cosa… tu ti sdoppierai in due diverse personalità quando ucciderai, ma non ti dico quando. Forse quest’ultima non sarai tu, ma io che mi risveglierò… però ricordati: io quando mi risveglierò avrò molta fame e non lascerò scampo a nessuno. A nessuno.”

Appena mi diede quelle indicazioni, io aprii la bocca per parlare… ma venni interrotta dalla sua voce forte che si avvicinava sempre di più: “ARRIVEDERCI CLARY”. Mentre lo diceva, volò come una scheggia verso di me, come se mi volesse trapassare con il suo corpo/fumo. Io gridai dal panico, si avvicinava sempre di più, poi ad un tratto, la sua faccia venne verso di me e il suo fumo entrò nella mia bocca. E poi buio.

Quado mi risvegliai, ero intontita ma mi sentivo… diciamo… piena. Come se fossi a posto, non mi mancava nulla… Per essere certa di non avere nessun cambiamento, mi guardai in una pozzanghera.

Appena mi specchiai alla pozzanghera, per vedere il mio riflesso, presi un colpo dalla paura e dalla stranezza.

Solo la mia parte destra della faccia era piena di ghirigori neri,  di cui uno grande che mi prendeva il sopracciglio fino ad arrivare con un ricciolo sotto la palpebra dell’occhio e poi gli altri erano messi a casaccio. La cosa ancor più strana, era il mio occhio destro… era come quello del demone. Nero; rosso; con la pupilla strettissima, mi facevo paura da sola. Poi guardai il mio braccio cucito, sempre destro, ed era un orrore. Aveva delle vene sporgenti nere/violacee, come delle radici di un livido sinistro. Da lì mi salirono un sacco di emozioni, troppe, e diverse. Tristezza, seccatura, voglia di ritornare indietro, rabbia. Sì, rabbia, molta rabbia. Volevo uccidere quel bastardo, ma ormai era troppo tardi. Urlai dalla tristezza e dalla rabbia. Volevo la mia famiglia, ma non potevo più vederla, perché sarei diventata una killer… una pazza che uccideva, ma dovevano scoprire la mia vera identità per dirlo. Non potevo rivederla, perché se no, avrebbero chiamato la polizia per disdire le ricerche, e io sarei stata costretta ad ucciderli. E io non voglio ucciderli, ad ogni costo, pur di sacrificarmi.

Riguardandomi nella pozzanghera, notai una cosa molto strana; la mia parte ricoperta da quelle linee astratte nere, era immobile. Se me la toccavo non sentivo tatto; e poi l’occhio non si muoveva, ci vedevo, ma non si muoveva neanche la palpebra. Immobile. Mamma mia che cosa ero diventata…

Mi salì un nervoso, che avrei spaccato tutto… o ucciso tutti.

Nella mia depressione più totale, mista a rabbia, la mia faccia aveva perso ogni espressione. I miei occhi, perlomeno, quello sinistro, non era più quel bel verde-foglia brillante, era diventato un semplice verde militare. Le mie labbra che formavano, anche quando ero contrariata, un accenno di sorriso, ora erano solo delle labbra, piene, carnose ma serrate.

Girai lo sguardo e vidi la mia felpa nera (ovviamente sfilata via dal demone per troncarmi il braccio) per terra, accanto alla mia katana sporca del mio sangue. Ormai la borsa della palestra non serviva più, quindi la lasciai lì, come se non fosse stata mai mia. Mi alzai, a stento, e andai a raccogliere le miei cose che servivano per il mio “travestimento”. Mi chinai per prendere la spada e poi la felpa, quando cercai di prendere la katana, mi rialzai subito e sbarrai gli occhi dall’impressione.

Il mio braccio non funzionante si stava muovendo a scatti, come se prendesse vita. Nel frattempo, la lama della katana, si illuminò per un nanosecondo e incise tre nomi: Mike, Star e Jason. Caso strano, conoscevo quei nomi, erano i miei “amici”, se si può dire così. Il mio braccio si agitò ancor più convulsamente e sentii dei richiami; voci molto conosciute… Il mio arto stava peggiorando, non riuscivo a tenerlo fermo, una fitta agli occhi e poi il buio più totale.

Eravamo io, Jason e Star. Stavamo gridando a squarcia gola, per sapere, se c’era qualcuno in quell’orribile via. Avevamo sentito delle urla femminili familiari e delle risate diaboliche. Volevamo sapere se era successo qualcosa, siccome ci aveva chiamato la mamma di Clary Smith e voleva sapere dove era finita.

Girato l’angolo che portava alla stradina, vedemmo una sagoma somigliante a Clary. Aveva i vestiti uguali e i capelli ricci castani che arrivavano sotto le spalle. Star mi bisbigliò di chiamarla, e poi Jason aggiunse con voce preoccupata: “Ehm… chiamala, vedi se è lei…”. Io annuii e poi risi in faccia a Jason, per la balbuzie provocata dalla paura e gli dissi in modo coraggioso: “Pff… tranquillo Jason, non ci aggredirà nessuno. E poi, è solo Clary, non aver paura!”. Star ribattè: “Io sinceramente, Mike… Ho un brutto presentimento. Sai quella non mi sembra Clary… vista da dietro sembra lei, ma si sarebbe subito girata quando ci mettemmo a gridare il suo nome…”

Pensai: *Allora, scopriamo se è lei…*. Aprii la bocca per gridare il suo nome, ma appena lo feci, venni interrotto da una voce. Era la voce di Clary, ma era molto strana, molto. La sua voce era allegra, imponente, ed euforica, una voce da joker, da pazzo maniaco.

Tirammo tutti un respiro, ma non di sollievo,ma, bensì di preoccupazione e di paura. Ci disse, più euforica che mai: “Salve miei cari amici! Siete venuti a cercarmi?”

Quella non era Clary, almeno non era in lei. Non  parlava così. Avevo una paura addosso inimmaginabile, così risposi con voce confusa: “C-clary. S-sei tu? Perché se sei tu, ci hai fatto prendere un bel colpo! Dai vieni qui e non fare la sciocca! Ci hai fatto prendere un vero spavento! E poi… tua madre è preoccupatissima! Dai molla tutto e vieni con i tuoi amici!”

Ci fu una pausa di silenzio, seccato aprii la bocca per urlarle, ma, disse subito: “Ah ah ah… Amici. Già dei veri amici.    

Sai, mi dispiace dirtelo ma io non verrò con voi.”

Cosa?! Che voleva dire?! Chiedetti stordito: “C-cosa? Dai su vieni. Non ti fidi di noi? Dai, fa vedere il tuo bel faccino e andiamo a casa dalla tua famiglia.”

Rispose in fretta: “Shhh… Mi dispiace dirvelo… ma il mio “bel faccino” non verrà con voi. Anzi verrete voi con me.” Quella frase  provocò a tutti noi un gelido brivido, seguito da un urlo stridulo di Star e un lamento di Jason. Quella cosa che aveva le somiglianze di Clary si girò lentamente, fino ad arrivare di fronte a noi.

Era un orrore! Il suo corpo era pieno di segni neri ( sembravano ghirigori); la sua bocca era agghiacciante, formava un sorriso pieno di cattiveria; i suo occhi erano così orribili che ti ipnotizzavano, con quei colori nero, rosso e con una pupilla strettissima. Ma la cosa ancor più paurosa e schifosa, era il suo braccio… Era pieno di vene sporgenti e si muoveva a scatti.

Quella cosa incominciò a parlare, mentre prendeva la spada di Clary: “Ah ah ah. Non avrete mica paura di me? Vero? Sono la vostra amica… Clary! Oh sì, giusto, non vi ho detto perché sono in questo stato, che sgarbata… il mio amichetto si è impossessato di me e ora vi dovrò uccidere tutti. Sapete… sono io che dico a Clary, attraverso la spada, chi deve uccidere. Vedete! Gli incido i nomi delle persone e lei le deve trovare per me.”

Ero sotto shock. Così gridai all’impazzata: “Tu non ci ucciderai cretina!”

Scoppiò in una risata malvagia e disse in modo tranquillo: “Già già… Io scapperei se fossi in te… se vuoi che non ti prenda. AH AH AH”

Appena si mise a ridere corse verso di noi con la spada fra le mani. Noi corremmo più veloce che mai, verso la fine della stradina, ma poi sentii un grido e un tonfo, seguito da una risata. Mi girai, a stento, per vedere cosa fosse successo… mi vennero le lacrime agli occhi. Il mostro aveva infilzato Star e Jason assieme, e ora, gli stava tagliando i bracci destri con un colpo netto. Quando lo fece, il sangue schizzò alle pareti e in quell’atto, venne fuori una risata diabolica.

Si girò verso di me, con il sangue e dei pezzi di carne tra i denti, non volevo pensare di chi fossero quei brandelli di carne! Mi tremavano le ginocchia; scoppiò in un'altra risata e si mise a correre, sempre con la spada fra le mani, verso di me. Avevo così paura che i muscoli delle gambe non rispondevano più al comando del cervello, così urlai follemente e poi “sbam”.

Il mostro, dalle sembianze della ragazza, era seduto sopra di me, a cavalcioni. Era orribile, non si toglieva mai quel bianco sorriso, stampato sopra la bellissima faccia di Clary, ricoperta da quei ghirigori. E gli occhi erano spaventosi (da vicino), sembravano disegnati con un pennarello, da quanto erano ben definiti. Non potevo guardare, per l’insopportabile fastidio del suo sguardo penetrante, così girai il capo. Quella cosa però, continuava a fissarmi. Poi si avvicinò al mio orecchio e mi sussurrò, con voce allegra: “Non avere paura… tanto, tra un po’, sarà tutto finito, Mike. E guardami quando ti parlo! È maleducazione girare gli occhi. E ricordati… io non sono Clary… Io sono La Giustiziera. Ah ah ah”

C-cosa: “Hei aspetta un attimo, io non volev-“




Sono La Giustiziera. Ho scritto la mia storia per avvertirvi. Io giro nella notte per “giustiziare” le persone che mi elenca la katana. Come ho detto, vi ho scritto la mia storia, solo per avvertirvi di cosa potete incontrare nelle strade di notte. Se vedete una ragazza incappucciata nera, con i capelli riccioli castani che scendono dalle spalle, e un ciuffo che copre la parte destra della faccia… bè vi dico solo di scappare più velocemente possibile. E per tanto; se vedete una ragazza, sempre ricciola, con una maglietta grigio scuro, girata di spalle, che ride da sola… girate l’angolo e andatevene all’istante!

Ma che dico... siete spacciati lo stesso… lui vi troverà sicuramente, attraverso il mio corpo.

Vi ho elencato la mia descrizione, perché possiate riconoscere le mie due identità, ovviamente, come mi aveva anticipato il demone.

Potrei dire, per “aiutarvi”, che qualche volta il demone si risveglia, non sempre. Più che altro, si risveglia quando la mia katana è piena zeppa di nomi, ormai segnati con una riga incisa su di essi. Lui viene in possesso di me, uccidendo un’ultima persona e resettando tutti i nomi dalla spada, così che possa ricominciare la caccia. Per fortuna… quel bastardo, una volta al mese, esce fuori dal mio corpo e mi lascia solo un giorno di normalità, che non so come lo potrei affrontare. Poi si riprende il mio corpo, per ricominciare il suo/mio lavoretto e andando in giro a sussurrare alle mie vittime: “Mi dispiace, ma è la mia spada che ti vuole”.

Qui sotto, vi riporto due mie foto, dove sono le mie due sembianze. Come ho detto, per agevolarvi… poi sta a me decidere se incontrarvi oppure no…




 

 

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