(by Vincent "Vena" Cava)
Considera questo un avvertimento. Nell'eventualità che venga mai da te durante un momento di debolezza, come successe a me anni addietro, di' no all'Uomo Pastello. Non importa quanto tu possa amare la persona che promette di aiutare, nulla vale ciò che vuole in cambio. Te lo dico nella speranza che tu non commetta lo stesso errore che feci in quella gelida notte invernale, inginocchiato accanto al corpo contorto di mio padre sul pavimento del salotto.
Era il 1997 quando incontrai per la prima volta la creatura e da allora non è passato un solo giorno in cui il suo orribile volto non abbia infestato i miei pensieri. Al tempo ero un adolescente, ma guardo a quella sera come la fine della mia infanzia, corrotta e violata da una bestia infernale con la pelle blu pallido.
Nonostante sia accaduto anni fa, ricordo ancora vividamente gli eventi di quel fatidico primo incontro. Potrei dirti cosa indossavamo io e mio padre, quali erano i condimenti sulla pizza che stavamo mangiando, persino il punteggio della partita di football in TV. Fu circa verso la metà del suo discorso che mio padre iniziò a biascicare, cosa che trovai strana in quanto aveva bevuto solo una bottiglia di birra. Ancora più strano, l'avevo visto bere in passato una confezione da sei senza nemmeno sembrare ubriaco, quindi faticavo a capire come una singola bevuta potesse avere un tale effetto su di lui. Mi resi conto che non era l'alcol quando il suo corpo si afflosciò e scivolò giù dal divano. Gli chiesi se stesse bene, ma le sue parole erano divenute incomprensibili. Afferrai il telefono dal tavolino e chiamai il 911.
"911, qual è la vostra emergenza?"
"Credo che mio padre sia in preda ad un ictus." Il pensiero mi attraversò la mente solo un secondo prima che l'operatore rispondesse al telefono.
"Va bene, abbiamo il vostro indirizzo, l'ambulanza è partita. Dovrebbe arrivare presto. È cosciente?"
"Sì. Lo è, ma non riesco a capirlo." Suoni senza senso e bizzarri stavano uscendo dalla sua bocca. Avevo paura. Era tutto ciò che avevo. Mia madre era morto dopo la mia nascita e non ebbi mai l'occasione di conoscerla, ma mio padre c'era sempre stato per me - facendo la parte di due genitori. Se lo avessi perso, sarei rimasto solo.
"È normale durante un ictus. È buona cosa che sia sveglio-" E non udii il resto perché fu il momento in cui lasciai cadere il telefono a terra.
Stavo vivendo uno di quei momenti in cui tutto svaniva sullo sfondo mentre il mio mondo si zittiva. La partita di football in televisione, l'operatore che mi dava istruzioni al telefono, persino il suono della voce di mio padre mentre si lamentava in agonia sul tappeto si trasformò in rumore bianco - dissolvendosi nell'aria mentre perdevo ogni consapevolezza di ciò che mi circondava. Tutta la mia attenzione e concentrazione era ora su una cosa. L'orribile abominio che stava in piedi in cucina a guardare mio padre e me con un sorriso contorto sul volto disgustoso.
La sua testa per poco non andò a strusciare contro il soffitto della nostra cucina. Si spostava da una parte all'altra, agitandosi con eccitazione come un bambino nervoso in classe durante l'ultimo giorno di scuola, in attesa che la campanella segni l'inizio delle vacanze estive. La pelle blu pastello che copriva tutto il suo corpo, dalla testa della creatura fino agli orribili piedi sudici, sembrava segnata dal tempo ed appariva rugosa come cuoio lasciato fuori al sole per giorni. Appesa alla sua lunga e allampanata figura vi era una semplice borsa marrone con cuciture nere. Accarezzò leggermente il cinturino della sua sacca con un lungo dito mentre guardava con un'espressione entusiasta sul suo viso.
In principio pensai di essere impazzito di fronte alla vista di mio padre in preda ad un ictus, ma più la mostruosità si avvicinava, più mi rendevo conto che non era un'allucinazione. Abbassò la testa sotto il lampadario in salotto e mise una delle sue gambe sottili sopra al divano. Sebbene quel mostruoso scherzo della natura fosse chiaramente bipede, si era spostato a quattro zampe e sembrava studiarci come un animale selvatico che caccia la sua preda. Avrei dovuto essere terrorizzato, ma l'orribile sorriso sulla sua faccia bestiale mi fece provare più rabbia nei confronti della cosa che paura. Era come se provasse piacere nella sofferenza di mio padre. Quando si avvicinò ancor di più afferrai la mano di mio padre per la disperazione, nel misero tentativo di proteggerlo. La creatura si fermò a pochi centimetri da me prima di spostare la sua attenzione su mio padre.
"Posso salvarlo, se vuoi" Rimasi sorpreso. Mi ero preparato a qualcosa di terribile, come sentirmi strappare un pezzo di carne dal collo con i suoi denti o vedermi tagliare il viso con le sue unghie incrostate di nero, ma che mi parlasse era l'ultima cosa che mi sarei aspettato. "Sta morendo, ma posso salvarlo. Se lo vuoi."
Mi sedetti, a bocca aperta, stringendo la testa di mio padre tra le braccia e fissando quei bulbi oculari rosa che occupavano almeno un terzo della faccia di quella cosa. Ricordo di aver pensato che mi ricordavano le uova di Pasqua - la più bizzarra connessione che la mia mente avrebbe mai potuto fare in quella situazione. Si rialzò su due piedi e ancora una volta mi resi conto di quanto fosse imponente l'essere. Mi disse il suo nome, che non oso ripetere poiché mi spiegò che pronunciarlo è il modo migliore per evocarlo. Per il resto della mia storia farò riferimento a questa entità come l'Uomo Pastello - solo un nome che mi è venuto in mente a causa del pigmento della sua pelle e della leggera tonalità di rosa dei suoi occhi. Per qualche ragione il dare alla creatura un nome sciocco mi ha sempre aiutato a farmi sentire meno spaventato. Non molto meno però.
Alla fine, la mia mente si riprese abbastanza dallo shock per permettermi di balbettare qualche parola, "Cosa intendi con posso salvarlo?"
"Quello che faccio è fare affari, giovanotto." La sua voce era sorprendentemente angelica-come mille cori che cantano all'unisono. Se avessi chiuso gli occhi mentre parlava, avrei potuto immaginare di ascoltare un serafino, non un orribile mostro che sfoggiava un sorriso depravato nel mio salotto. Non trovai giusto che qualcosa di così bello potesse appartenere a una creatura tanto ripugnante. L'Uomo Pastello indicò la sua cartella. "Ho la possibilità di salvare la vita di tuo padre, ma dovrai accettare un accordo con me."
"Tutto accade per una ragione, anche la morte."
Il suo sorriso meschino si allargò giusto un poco come se avesse appena fatto una battuta. “È vero che sono in grado di salvargli la vita, ma qualcuno deve morire al suo posto. Uno deve morire, cosicché un altro possa vivere. Questo è il patto.” Mi strinsi al petto. “Non tu, che senso avrebbe altrimenti? No, ti sto dando la possibilità di scegliere la persona che sostituirà tuo padre stasera.”
Rimasi incredulo da quel che stavo udendo. “Sei la morte?”
L'Uomo Pastello gettò la testa all'indietro e lanciò un terribile ululato. Solo più tardi mi resi conto che era così che rideva quella creatura disgraziata. "No, non sono certamente il Cupo Mietitore, anche se non sei il primo a chiedermelo. Non sono neppure il Diavolo, né lavoro per lui. Diciamo solo che sono un contrattatore indipendente, nevvero?" Due minuscole fessure al centro della sua faccia senza naso si contrassero con soddisfazione per la spiegazione data.
"Posso scegliere chiunque?"
"Beh, non chiunque. Non sarebbe molto divertente no?” Vidi una fila di denti da squalo nascosti nelle sue fauci mentre separava le labbra per parlare. “Il rimpiazzo di tuo padre dev'essere qualcun altro che fa parte della tua vita.”
“Non sono un'assassino.” La mia voce si fece minuscola. A malapena uscì dalla mia bocca. Guardai di nuovo verso mio padre. Aveva perso coscienza e la sua pelle era divenuta pallida. “E non credo potrei uccidere nessuno in questo momento.”
“Non devi uccidere nessuno, giovanotto.” La scaltra creatura stava venendo al vero punto. “Tutto quel che devi fare è dirmi chi vuoi morto e io mi occuperò del resto. Certamente deve esserci qualcuno di cui non ti dispiacerebbe liberarti? Un insegnante, una ex-fidanzata, un rivale a scuola magari?”
Ce n'era uno. Ci avevo fantasticato diverse volte, ma nemmeno nei miei sogni più sfrenati lo avrei fatto. Tutti abbiamo quella persona che si rivela tossica nella nostra vita. Qualcuno che rende più difficile alzarsi la mattina, e io non facevo di certo eccezione. “Walter Flannigan,” mormorai con un sospiro.
“Chi?”
“Walter Flannigan. È il tipo a scuola che mi ha fatto questo. ”Sollevai la maglietta e mostrai il livido a forma di mano sul petto che Walter mi aveva procurato durante una delle sue note “sessioni di umiliazione” nella camera degli armadietti la settimana prima. “Mi ha chiuso negli armadietti, e picchiato sin da quando sono entrato a scuola. La facoltà non ha mai preso provvedimenti, considerato che è il miglior giocatore di football nella storia della nostra scuola. È una matricola a cinque stelle che frequenterà un famoso college il prossimo anno. Gli hanno pure dedicato un pezzo.”
"Ahhh," L'Uomo Pastello cominciò a ridacchiare da solo. In qualche modo allargò i suoi già abnormi occhi rosa, poi si accovacciò per tornare faccia a faccia con me. "Che divertimento è essere un re, senza servi da tormentare, eh?"
"Beh, sono stanco di essere tormentato, quindi vai e uccidilo prima che cambi idea!"
L'Uomo Pastello tirò fuori una mano massiccia e avvolse le sue lunghe dita attorno al mio viso. Il sorriso che aveva stampato in volto da quando l'avevo visto visto per la prima volta venne sostituito da un cipiglio. "NON MI DICI COSA FARE! SIAMO STATI CHIARI!?" Annuii sottomesso. La presa che aveva sul mio viso era davvero forte. Capii allora che se avesse voluto, la creatura avrebbe potuto facilmente spezzarmi il collo o schiacciarmi il cranio come un uovo. "Bene, perché non è così semplice, giovanotto. Ci sono delle regole da seguire."
"Regole?"
"Sì," un sorrisetto giocoso apparve nuovamente sul suo volto. "Dovrai essere presente quando questo Walter Flannigan morirà. Infatti, ho bisogno che tu mi possa evocare, altrimenti non potrò completare la mia parte. Incontralo da solo e pronuncia il mio nome. Dovrai vederlo morire per l'alba o in caso contrario violerai i termini del nostro accordo. Allora abbiamo un patto?" Annuii di nuovo e il mostro lasciò la presa dal mio volto prima di afferrarmi le mani. Le sue zampe giganti inghiottirono il mio palmo mentre siglavamo l'accordo. "Eccellente. Con questa stretta di mano il nostro patto è stato stretto, giovanotto."
Osservai incuriosito mentre l'Uomo Pastello allungava la mano nella sua cartella armeggiando finché non trovò quello che cercava. Tra le sue dita ripugnanti reggeva un insetto abbastanza piccolo. Questo aprì le ali nel tentativo di svolazzare, ma non riuscì a sfuggire alla presa dell'Uomo Pastello. Con l'altra mano, spinse verso il basso la mascella di mio padre aprendogli la bocca.
"Cosa stai facendo?" Gli chiesi, ma l'Uomo Pastello non rispose. Infilò poi violentemente l'insetto nella bocca di mio padre e lo conficcò nel suo esofago con le sue dita nefaste.
l'Uomo Pastello si rialzò in piedi. "Ecco, ho fatto. Tuo padre si riprenderà totalmente. Ora è il tuo turno. Ricorda, il ragazzo muore all'alba, o l'affare è chiuso."
Mi voltò le spalle ed iniziò a scivolare via.
"Cosa accadrebbe se cambiassi idea?" Domandai.
La creatura si fermò quasi a metà dei suoi passi e si girò. Ancora una volta il suo sorriso venne soppiantato da un terribile sogghigno. Mi sentii ancora meno sicuro di quanto non lo fossi nella morsa di prima.
"La salute di tuo padre è già stata ripristinata, quindi qualcuno deve sostituirlo. Uno deve morire affinché un'altro possa vivere. Questo era il patto. Se non riuscirai a completare la tua parte dell'accordo, allora quel qualcuno sarai tu. Credimi quando dico questo ragazzo, non avrò bisogno di essere chiamato una volta che il nostro accordo verrà infranto. Verrò per te. Questa è una promessa. E se accadesse, ti augurerai di non incrociarmi mai."
Detto ciò continuò fuori dalla cucina ed attraversò la porta sul retro. Lo inseguii, ma quando uscii in cortile, l'essere era scomparso. Fu allora che vidi le luci dell'ambulanza che si era fermata dall'altra parte della strada di casa mia. Dopodiché portai mio padre dal medico d'emergenza.
Non fu difficile trovare Walter. Sapevo esattamente dove sarebbe stato, ma avevo completamente perso la cognizione del tempo mentre aspettavo di udire dai dottori notizie di mio padre in terapia intensiva. Dovevo fare in fretta a casa di Eddie Gillen. I genitori di Eddie erano fuori città e aveva parlato per tutta la settimana a scuola del "Rage party" che aveva in programma di dare. C'erano due cose che sapevo su Walter:
1) Eddie era il suo migliore amico
2) Non mancava mai ad una festa.
Erano circa le 3:30 del mattino quando arrivai con l'auto da Eddie. Parcheggiai in fondo alla strada in modo da non essere notato. Dato che mi ero trattenuto in ospedale, temevo di aver perso la possibilità di beccare Walter. Le mie preoccupazioni svanirono quando vidi il suo pick-up ancora parcheggiato nel vialetto. Un altro pensiero mi attraversò la mente. E se Walter fosse stato troppo ubriaco e fosse svenuto? Pensai di andarmene da Eddie e di tenere Walter da solo abbastanza a lungo da permettere all'Uomo Pastello di fare qualsiasi cosa avesse programmato. Fortunatamente per me, non passò molto tempo prima che Walter uscisse dalla porta della casa di Eddie e salisse sul suo camion. Emisi un sospiro, essendo appena sfuggito a una potenziale complicazione.
Mise in moto e mi misi a seguirlo da dietro, tenendomi a una certa distanza in maniera che non si insospettisse. Era ubriaco. Persino da lontano che lo pedinavo, potevo vedere il suo mezzo sbandare e uscire dalla traiettoria. La voce ultraterrena dell'Uomo Pastello si ripeteva continuamente come un dischetto rotto nella mia mente.
“Devi guardarlo morire all'alba…”
Mi chiesi se avrei avuto ancora il coraggio di invocare la creatura. Vederla una volta quella notte era stato abbastanza traumatico. Sarei davvero riuscito a guardare il suo orribile volto un'altra volta? E Walter? Anche se era davvero uno stronzo, non meritava di morire e certamente non per mano di quella cosa.
Ti ucciderà se non glielo lasci uccidere. Ricordati solo, che lo stai facendo per tuo padre.
Non ero sicuro se a sussurrarmi ciò all'orecchio fosse stato l'angioletto o il diavoletto sopra la mia spalla. Guardai fuori dal finestrino. Un nastro rosa delineava l'orizzonte, il vero e primo segno dell'alba che dava nota della sua presenza nell'oscuro cielo notturno. In un paio d'ore si sarebbe fatto giorno, e sarebbe stato troppo tardi per completare la parte del mio accordo. Avrei rivisto nuovamente l'Uomo Pastello in un modo o nell'altro.
Walter viveva ai piedi delle colline, fuori città, dove alcune delle persone più ricche possedevano case. Ero stato lì una volta per un progetto scolastico - uno in cui io feci tutto il lavoro e di cui lui finì per prendersene il merito. Eravamo arrivati a una parte della strada che portava verso casa sua, che tagliava in una zona boscosa. Sapevo che non ci sarebbero state case per un tratto, quindi decisi di fare la mia mossa in quel luogo. Accelerai fino a quando non andai a finire quasi addosso al camion, poi iniziai a lampeggiare con i faretti e a suonare il clacson. Ero pronto a tamponarlo da dietro per farlo smettere di guidare, ma non ce ne fu nemmeno bisogno per portare a termine il lavoro. Doveva essere andato nel panico. Il suo camion cominciò a sterzare violentemente dall'altra parte della strada prima di andare a finire al di fuori di essa, sbattendo contro un albero per poi fermarsi completamente.
Mi piazzai dietro a lui e poi esitai per un attimo. L'immagine del ghigno della creatura attraversò la mia mente facendomi tremare. Uscii dall'auto, ma la lasciai in moto e con i fari accesi. “Hey Walter!” Urlai.
Lo sportello del camion di Walter si aprì e saltò fuori atterrando sul terreno sottostante. “Sean il testa di merda?” era confuso, ma chiaramente infastidito. Sean testa di merda era il nomignolo che mi aveva affettuosamente affibbiato la mia seconda settimana di scuola. In un mese tutta la classe aveva preso a chiamarmi così.
“Credi che tutto questo sia divertente? Ti faccio a pezzi puttanella!”
Marciò furioso verso di me con entrambi i pugni serrati. Di nuovo mi vennero dubbi su quando sarebbe stato il momento adatto. Colpevolezza iniziò a pompare attraverso le mie vene. La vita di Walter stava per essere messa al termine e sarebbe stato a causa mia. Ricordi guizzarono attraverso la mia coscienza: tutte le botte prese dopo scuola dalle mani di Walter, il maligno sorriso dell'Uomo Pastello, lo sguardo sul volto di mio padre che si accasciava e urlava sul pavimento del salotto. Infine quelle parole, pronunciate con la snervante e angelica voce di quel terribile mostro.
"Uno deve morire cosicché un altro possa vivere."
Walter si stava avvicinando. Ora o mai più. Dovevo decidere se evocare o meno la bestia prima che la situazione mi sfuggisse di mano. Gridai il vero nome dell'Uomo Pastello in un impeto di emozioni dirette alla stella dei giocatori di football. Walter si fermò per un secondo, guardandomi in confusione per poi ricomporsi e procedere ancora verso di me – L'Uomo Pastello non si vedeva da nessuna parte. Per la seconda volta quella sera mi chiesi se stessi impazzendo. E se tutto ciò che era accaduto quella notte fosse stato nella mia testa? Cos'era reale?Mio padre era veramente malato? Ripetei ancora il nome dell'essere in un tentativo di chiamarlo, ma stavolta l'azione non distolse Walter dal suo obiettivo.
Mi spinse violentemente contro il cofano della mia auto, sollevandomi per il colletto e facendomi volteggiare, ed alzò il pugno per colpirmi. Trasalii e misi le mani in alto preparandomi all'impatto, ma non arrivò. Fu solo quando aprii gli occhi che capii che non ero pazzo. Walter era sbiancato. La sua mascella era aperta almeno quanto lo era la mia quando vidi per la prima volta l'Uomo Pastello quella sera. Mi voltai per scorgere quell'inconfondibile, lunga, snella figura spuntare fuori dalle ombre e piazzarsi davanti ai fari della mia auto. Il suo viso aveva ancora dipinto quel sorriso incurvato e sapevo bene che dietro a quelle labbra vi era una bocca piena di piccoli pugnali capaci di strappare i muscoli dalle ossa. Né io né Walter spiccicammo parola. Probabilmente ero terrificato tanto quanto lui. Il mio stomaco iniziò a dolere quando l'Uomo Pastello si fece ancora più vicino. Non guardai Walter in faccia. Come avrei potuto? Il ragazzo stava per morire per mano di quell'orribile mostro a causa mia. Non avrei dovuto evocarlo. Non avrei dovuto stringergli la mano.
"Mi dispiace."
Lo ero davvero e lo sono ancora.
Non distolsi lo sguardo dall'Uomo Pastello, ma credo fosse più per il fatto di non essere in grado di guardare in faccia Walter che per la paura di morire. Walter non disse nulla. I faretti della mia auto illuminavano il viso della creatura e riuscimmo a vederlo chiaramente. I grandi occhi rosa dell'Uomo Pastello sembravano brillare alla luce.
Walter mi lasciò andare e fece per correre al camion, ma la bestia inferocita gli si avventò addosso con velocità ed agilità sorprendenti, come non avevo mai visto. Le sue urla furono accolte solo dall'apatia della creatura mentre gli affondava le unghie sporche e nere nell'addome. Cercai di distogliere lo sguardo, ma l'Uomo Pastello si assicurò di ricordarmi del nostro accordo.
"DEVI GUARDARE, RAGAZZO! NON DIMENTICARE CHE ABBIAMO UN PATTO!"
Mi sforzai a guardare il resto del massacro. Il sorriso della creatura era mutato da malizioso a depravato. Sembrava che stesse ricavando una sorta di malato piacere sessuale dalla tortura che stava infliggendo a Walter. Ancora più a fondo, andò a scavare con le sue lunghe dita ossute nello stomaco di Walter. Con uno strattone, la cosa efferata tirò fuori una mano piena di intestini e li trascinò attraverso il terreno mentre mi si avvicinava, facendo svanire i buchi sul suo volto che gli facevano da naso, chiaramente compiaciuto del suo lavoro manuale.
"È finita allora?" Non sono sicuro se stessi chiedendo o implorando la creatura mentre ci guardavamo l'un l'altro nella strada deserta.
l'Uomo Pastello tirò all'indietro il capo e lasciò uscire ancora una volta quell'orripilante ululato.
"Finito? Abbiamo appena cominciato."
Si diresse di nuovo verso Walter, che a quel punto stava gattonando per terra cercando ancora di raggiungere il camion mentre si trascinava dietro le sue interiora. L'Uomo Pastello lo strappò via dall'asfalto, sollevandolo facilmente per la testa con una mano. Ci giocò per un po', costringendolo a guardarlo in volto. Con la mano libera, la creatura tirò fuori dalla sua borsa un insetto, molto più grande questa volta. Era diverso da quello che mio padre aveva inconsapevolmente ingerito, sia per dimensioni che per aspetto. Se l'insetto che la creatura aveva incastrato nella bocca di mio padre era abbastanza piccolo, allora questo doveva essere grande quanto una pallina da golf. Era viscido - la membrana mucosa che avvolgeva il suo corpo brillava ai fari delle macchine. l'Uomo Pastello fece penzolare il brutto insetto di fronte al viso di Walter per qualche secondo.
"Adesso fai il bravo ragazzo e apri la bocca."
Walter urlò. Questo procurò all'animaletto blu l'apertura di cui aveva bisogno. L'insetto viscido fu spinto nella sua bocca e venne passato fra le sue tonsille con le dita lercie del mostro. Guardai Walter dimenarsi, mentre quella larva sovradimensionata gli si faceva strada in gola. Presto incominciò a diventare blu. Stava soffocando a morte, ma anche avessi voluto salvarlo, non c'era nulla che potessi fare. Un minuto dopo, L'Uomo Pastello lasciò cadere a terra il suo corpo senza vita.
Esaminò la carneficina per un momento, ammirandolo come se fosse un capolavoro in una galleria d'arte. Poi il demone si voltò, ritirandosi all'ombra e scomparendo nella notte senza dire una parola. Rimasi lì sulla strada, guardando la scena e sentendo ancora dolore allo stomaco per quello a cui avevo appena assistito. Non so cosa mi aspettassi. Non ci furono esplosioni, nessun brillante spettacolo di luci in cui avrei visto l'anima di Walter venir trascinata giù all'inferno o ascesa verso l'alto in paradiso - solo un ragazzo morto sulla strada. Un ragazzo morto e il suo assassino. l'Uomo Pastello era la pistola, ma io avevo premuto il grilletto. In un certo senso ci furono due ragazzi morti sulla strada quella sera.
Sapevo che non c'era tempo da perdere. In qualsiasi momento un'auto sarebbe potuta sbucare giù per la strada e trovarmi nel bel mezzo di quel disastro. Fuggii verso la mia macchina e con essa accelerai dritto verso la città.
La corte attribuì la morte di Walter ad un'incidente d'auto causato dall'eccessivo alcool, nonostante vi fosse un fondato sospetto riguardo le particolari circostanze che aleggiavano intorno all'accaduto. L'autopsia non rivelò nessuna evidenza del melmoso scarafaggio che l'Uomo Pastello aveva ficcato in gola a Walter. La città era devastata. Mi ricordo che vi fu una fiaccolata tenuta in suo onore. Un paio di grandi notiziari diffusero la notizia, dato lo stato d'elite di Walter come recluta del gruppo di football al college. Mio padre si rimise completamente e solo dopo una manciata di giorni dopo l'ictus venne dimesso dall'ospedale. Andai alle superiori per diplomarmi ed incontrai l'amore della mia vita al primo anno dell'Università. Si chiamava Diana, ed era la ragazza più bella che avessi mai visto. Ci sposammo poco tempo dopo il college, ci sistemammo ed avemmo un meraviglioso bambino che chiamammo Matthew. Eppure, in conclusione, non dimenticai mai della parte che ebbi nella morte di Walter. Mi sono portato dietro il rimorso peccaminoso sin dagli eventi di quella notte. Non importava quanto volessi, non sarei mai riuscito a dimenticare. L'Uomo Pastello me lo avrebbe impedito.
Doveva avermi visto come una facile preda perché la creatura tornò da me ancora e ancora ogni volta che una persona a me cara stava per morire, offrendomi lo stesso accordo che accettai quella dannata sera. Sebbene la creatura fosse persistente nella sua ricerca, in brama di sangue, l'immagine della macabra morte di Walter non lasciò mai i miei pensieri e mi diede la forza per dir di no alle sue proposte. Anche anni dopo, alla vigilia della morte di mio padre, riuscii a rifiutare la proposta dell'Uomo Pastello quando mi visitò nella sua stanza d'ospedale.
Sono stato condannato a veder la mia anima messa alla prova dall'Uomo Pastello, fino al giorno in cui sarei morto. Superai per anni il test fino ad una sera in cui la mia vita cominciò a crollare ed ancora una volta la creatura approfittò di me in un momento di debolezza.
Diana e Matthew stavano tornando dall'aeroporto dopo aver visitato i miei suoceri. Ero sommerso dal lavoro e dovetti fare nottata per terminare un progetto entro la scadenza. Così mia moglie prese un taxi piuttosto che chiamarmi per poterli andare a recuperare.
Era circa mezzanotte ed ero da solo in ufficio, quando ricevetti una chiamata dal dipartimento di polizia. Mi dissero che un autista ubriaco si era scontrato con il loro taxi sull'autostrada. Mia moglie e il tassista furono uccisi nell'impatto, mentre mio figlio era in condizioni critiche. Mi sedetti lì alla mia scrivania, incapace di muovermi o formulare un pensiero coerente. Fu allora che mi resi conto che non ero più da solo in ufficio. Appollaiato sulla scrivania del mio capo c'era L'Uomo Pastello, il sorriso ripugnante ancora dipinto sul suo viso rugoso e corrucciato. Non ebbe bisogno di fare un'offerta. Credo che la creatura già lo sapesse.
"Puoi salvarli?" Chiesi.
"Sì e no"
"Cosa intendi? Sputa il rospo!"
Il sorrisino dell'Uomo Pastello scomparve e potei dire che non fosse contento del mio tono di voce. I ricordi della presa che ebbe sul mio viso l'ultima volta che gli ordinai qualcosa mi affluirono in mente. Forse si rese conto che avevo superato la paura delle sue minacce perché invece di avventarmisi contro come aveva fatto in passato, decise di chiarire la sua risposta criptica. "Non posso strappare qualcuno dalle grinfie della morte, ma solo salvarlo prima che essa riesca ad afferrarli. Tua moglie è morta. Fattene una ragione. La vita di tuo figlio, invece, può essere salvata. Ad un suo prezzo ovviamente."
Ero tormentato. Non riuscii a pensare ad una singola persona nella mia vita che meritasse di morire per mano di quella mostruosità blu pallido. Persino qualcuno così terribile come Walter non meritava il raccapricciante destino che aveva ricevuto quella notte a causa della mia stupida decisione. Ma mio figlio era tutto ciò che avevo, e neanche lui meritava di morire. Non se lo meritava a causa di qualcuno troppo ubriaco per poter guidare.
La melodiosa voce dell'Uomo Pastello riempì di nuovo la stanza. Mi sembrò di sentirlo da ogni direzione. "L'autista ubriaco che si è schiantato contro il taxi della tua famiglia è ancora vivo e si trova nello stesso ospedale di tuo figlio. Perché non lui?"
Per la prima volta quella sera guardai nei grandi occhi rosa della creatura. "Hai detto che deve essere qualcuno che conosco." "Dettagli. Deve solo essere qualcuno che ha avuto un impatto diretto sulla tua vita. Nel momento in cui si è schiantato contro il taxi in cui si trovavano tua moglie e tuo figlio, è divenuto un candidato." L'Uomo Pastello allargò i piccoli buchi sul suo volto con gioia, come accadeva sempre quando era soddisfatto di sé stesso.
“Va bene. Facciamolo", dissi. Strinsi la sua mano gigante per rendere ufficiale l'accordo. E con ciò l'Uomo Pastello mi dette le istruzioni per completare il nostro patto.
Quando incontrai i medici dell'ospedale, mi aggiornarono sulle condizioni di mio figlio. "Abbiamo fatto tutto il possibile, è un combattente", i dottori fingevano ottimismo, ma vidi nei loro occhi che non si aspettavano che potesse superare la notte.
Mi condussero nella sua stanza e mi diedero del tempo da solo con lui. L'Uomo Pastello era già lì quando feci il mio ingresso, sorridendo sopra al corpo ferito. Chiusi velocemente la porta dietro di me e annuii verso la creatura. Mise un braccio nella sua cartella e tirò fuori lo stesso tipo di strano insetto che aveva spinto giù per la gola di mio padre. Aprii la bocca di Matthew e con due dita ammassò l'insetto nella sua cavità orale.
"Si riprenderà completamente. Adesso tocca a te." L'Uomo Pastello si mise dietro la tenda d'ospedale nella stanza di mio figlio. Sapevo che non avrei dovuto controllare per vedere se fosse scomparso. Se fosse apparso di nuovo in ospedale quella sera, allora sarebbe stato perché avrei pronunciato il suo nome.
Quando accettai il patto nel mio ufficio, L'Uomo Pastello mi rivelò in che stanza era ricoverato il conducente. Le sue ferite erano molto meno gravi di quelle di Matthew, quindi si trovava in un'ala diversa della struttura. Sentii il cuore battermi forte mentre mi dirigevo verso la sua stanza. A ogni passo il battito nel mio petto si faceva più potente. Lo stesso senso di colpa che provai mentre guardavo il cadavere di Walter giacere in mezzo alla strada mi investì. Stavo per prendere la vita di un'altra persona. Chi ero io per decidere se qualcuno meritava di vivere o morire? Mi sentii brutto e orribile proprio come l'Uomo Pastello. Forse non avevo denti appuntiti o pelle blu rugosa, ma visto il patto che avevo accettato, ciò mi rendeva un mostro altrettanto schifoso quanto lui.
Sgattaiolai il più furtivo possibile attraverso la porta, sperando che nessuno si accorgesse che mi stavo intrufolando di nascosto. Mentre guardavo il volto del guidatore che giaceva privo di sensi nel suo letto, avvertii istantaneamente quella familiare sensazione nello stomaco. Era un ragazzo, non più grande di come lo era Walter, la notte in cui L'Uomo Pastello e io spegnessimo ingiustamente la sua vita prima ancora che avesse avuto davvero la possibilità di brillare. Walter sarebbe potuto diventare qualcuno di diverso da grande, qualcuno capace di fare del bene in questo mondo, ma non gli fu data l'opportunità. Questo autista era solo uno stupido adolescente che aveva sbagliato, uno che non avrebbe mai avuto la possibilità di espiare le sue colpe. Rividi Walter in quel ragazzo e il mio stomaco iniziò a turbinare ancor di più. Provai a chiamare il nome dell'Uomo Pastello, ma non ci riuscii. Forse quell'angioletto sulla mia spalla me lo impediva. Non sarei stato responsabile della morte di un altro ragazzo. Non questa volta. Mi rifiutai di premere il grilletto.
Uscii dalla sua stanza e non guardai indietro. Trascorsi il resto della serata seduto accanto al letto di mio figlio. I primi raggi del sole del mattino entrarono nella stanza d'ospedale di Matthew e attirarono la mia attenzione. Sbirciai attraverso le persiane e guardai il sole sorgere per la prima volta dalla notte in cui Walter morì. Fu bellissimo. Il nastro rosa che fiancheggiava l'orizzonte si dissolse nel cielo creando una tonalità abbagliante di porpora. Ebbi il mio spettacolo di luci e fu spettacolare.
Ruppi il mio accordo con l'Uomo Pastello e, così facendo, il mio destino sarebbe stato nelle sue mani sporche. Mani che probabilmente prevedevano di squarciarmi l'addome. Tra i lati positivi, mio figlio si sarebbe ripreso. Sarebbe stato difficile per lui crescere senza i suoi genitori, ma è sempre stato vicino a sua zia. La sorella di mia moglie è una donna meravigliosa con una famiglia premurosa. È la sua madrina legale e ci promise il giorno in cui nacque che sarebbe sempre stata lì per lui. Suo marito sta bene e non ha mai avuto problemi con i soldi. La polizza assicurativa sulla vita che io e Diana abbiamo messo assieme, oltre ai soldi messi da parte perché Matthew possa andare all'Università, farà in maniera che non vi siano problemi finanziari finché rimane sotto le loro cure.
È solo una questione di tempo prima che L'Uomo Pastello venga per me. Ho accettato il fatto che la mia morte è vicina, ma non ho paura. In qualche modo la sto aspettando. È come se il ragazzino che avevo dentro quella tremenda notte avesse avuto un'altra occasione. Quando morirò tutte le colpe e l'odio che avevo per me stesso moriranno con me - cancellate affinché la mia anima possa passare oltre a un nuovo piano esistenziale puro e innocente. Come era prima che incontrassi quel mostro.
Uno deve morire cosicché un altro possa vivere.
Questo è ciò che dice L'Uomo Pastello.
Traduzione: Kobal