Creepypasta Italia Wiki
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Faceva freddo. Molto freddo. Quella piccola stanza di laboratorio colma di alambicchi e lettini da ospedale era scomoda, inospitale… Era lì che viveva. Adam Miller, si chiamava così, il ragazzo “creato” in laboratorio; le conoscenze degli scienziati erano così avanzate che riuscirono ad assemblarlo senza lasciare alcuna cicatrice sul suo corpo perfettamente liscio e perlaceo. Aveva i capelli di un biondo-rossiccio, quasi rosati, e gli occhi di un azzurro molto acceso, con qualche venatura gialla/verdastra. In volto aveva qualche spruzzata di lentiggini, parecchio visibili vista la sua carnagione diafana. Aveva preso il cognome dallo scienziato che aveva iniziato per primo ad assemblarlo, seppur come un semplice oggetto e non come un ragazzo, il professor Nathan Miller. 

La particolarità di Adam era, però, che non aveva neanche una goccia di sangue in corpo. Aveva tutto, dal cuore ai polmoni, dai reni al pancreas, ma non riuscivano a far circolare il sangue come doveva essere. Non avevano ancora abbastanza conoscenze per permettere al sangue di pompare nel cuore. Stranamente però, Adam riusciva a muoversi, parlava e pensava. Era tutto frutto di un liquido color azzurro acceso che era segreto governativo. Rifiuti tossici, o più semplicemente residui atomici di una qualche base top secret americana, in ogni caso nemmeno gli scienziati in questione sapevano bene cosa fosse quel preparato liquido così luminoso e miracoloso, seppur pericoloso. Gli era bastata una sola iniezione e il ragazzo aveva preso a muoversi e mugolare cose insensate ad occhi chiusi. Era stato un successone. Un progetto così ben congegnato era sicuramente da premio Nobel, ma, attenzione, non potevano sbandierare in giro il loro prezioso “ragazzo”. Avevano fatto uso di sostanze senza alcun dubbio illegali per portarlo alla vita, e non sapeva nemmeno parlare. Dopo mesi di lezioni all’interno di quell’angusto e sporco laboratorio, Adam sembrava in grado di formare frasi di senso compiuto, di provare emozioni, di sentire il dolore, perfino leggere e scrivere. Ovviamente le lezioni per istruirlo erano continue, niente pause, e le svolgevano ogni singolo giorno. Avevano continuato con le iniezioni del liquido azzurro, che avevano chiamato Miller001, sempre in onore dello scienziato che aveva dato inizio a tutto quello. Adam spesso e volentieri lo chiamavano Progetto X01 o solo 01, per semplicità. Nessuno all’interno di quel laboratorio sembrava volergli bene, nemmeno suo “padre”. Dopo poco tempo capirono che il Miller001 non serviva più, viste le reazioni del ragazzo. Rigettava la sostanza e stava malissimo appena gliene iniettavano ancora. Annotarono tutto su un block notes, una specie di diario, tutti i progressi che faceva il ragazzo e tutti gli sbagli che commetteva, che venivano puniti con altro Miller001. Non gli piaceva stare male, non ne poteva più di quelle persone in camicie bianco che lo facevano stare sempre seduto su di un lettino da ospedale che aveva come coperta uno stupido straccio di carta (che usava anche per dormire).

Voleva essere trattato meglio. Come una persona vera.

I mesi passarono, come gli anni. Giunse il giorno del compleanno del ragazzo, nessuno lo festeggiò, ma Adam aveva contato i giorni. Peccato che non sapeva che dopo un anno dalla propria nascita si festeggiasse il proprio compleanno. Quel giorno era più silenzioso del solito, lo sguardo color celeste che vagava per la stanza con fare sospettoso. Gli scienziati sembravano tranquilli, non notavano niente di strano… Un luccichio particolare colpì Adam non appena tutti gli uomini presenti nella stanza erano usciti per andare a pranzo, tutti eccetto uno che stava sistemando delle scartoffie su di una scrivania. Quel luccichio era un bisturi, un piccolo oggetto contundente che fece prudere le mani al ragazzo. Voleva afferrarlo, puntarlo contro l’uomo che aveva difronte e provare a vedere cosa succedeva se per caso riusciva a ferirlo. Gli avevano insegnato che con gli oggetti taglienti ci si faceva male, e non solo, ma aveva una concezione di dolore tutta diversa rispetto a quella degli umani lui, anche se sentiva benissimo qualcosa che gli tagliava la pelle. E non era una sensazione piacevole. Afferrò il bisturi e scese dal lettino senza fare rumore, aggirando l’uomo di spalle con passo felpato. Sentiva montare dentro di sé una sensazione quasi di contentezza, di emozione pura. Non sapeva nemmeno lui esattamente che cosa stesse provando in quel momento, ma non voleva che finisse. Era divertente. E non aveva ancora cominciato… - Mi dispiace tanto Professor Parker, ma temo che sia giunto il momento di mettere via quei fogli. - Esordì Adam, mormorando. Lo disse con un tono così serio che l’uomo non poté fare a meno di girarsi improvvisamente con gli occhi sgranati, sbarrandoli ancora di più appena notò cosa aveva in mano il ragazzino di fronte a sé. Affondò il bisturi prima che l’uomo avesse la possibilità di urlare. Un’incisione netta, bella profonda, proprio accanto al cuore. Poi una seconda, una terza, una quarta e così via. L’uomo si era accasciato a terra, ansante, moribondo, con Adam al di sopra di lui che continuava ad accoltellarlo senza pietà. Che sensazione… magnifica. Si alzò dal pavimento, osservando il liquido rosso che colava dal bisturi, aveva un odore forte, impregnava l’aria in modo asfissiante. Notò che molto di quel liquido era finito anche sui suoi vestiti, rendendoli tiepidi. Un brivido lo percorse. Tastò la maglietta che indossava con il polpastrello dell’indice, per poi leccarlo. Aveva un sapore strano, ferroso… Però non gli dispiaceva. Si chiese se era quello il “sangue”. Quella cosa che non avrebbe mai avuto. Per la curiosità, dopo aver pulito la lama, si era inciso col bisturi un taglio lungo il polso, mugolando dal dolore. Come pensava… il liquido che aveva lui era azzurro. Azzurro acceso. Sbuffò infastidito, trascinando il cadavere del professor Parker fino alla porta, chiusa. Ma aveva visto tante volte come si apriva, aveva un meccanismo che scattava riconoscendo il palmo della mano di uno dei 5 scienziati che lavoravano lì. Ghignò posando la mano cadaverica dello scienziato sopra lo scanner, aspettando che la riconoscesse. -Accesso consentito, Buon pranzo signor Parker.- Disse una voce metallica, che fece sobbalzare Adam per lo spavento. Abbandonò lì il cadavere dello scienziato, non gli sarebbe più servito, mentre camminava lungo il corridoio color bianco sporco del laboratorio. Mai avrebbe pensato che oltre quella porta ci potesse essere qualcos’altro, specialmente altre porte color grigio topo che probabilmente racchiudevano degli esperimenti orripilanti. A lungo andare vide una porta a due ante, con il maniglione anti-panico. Si sforzò di leggere cosa c’era scritto sull’insegna sopra la porta, riducendo gli occhi a due fessure. ”Caffetteria”. -… Il posto dove mangiano…- Mormorò, pensoso. Non poteva entrare là dentro sapendo che c’erano 4 uomini più grandi di lui che pranzavano, e che appena lo avessero visto lo avrebbero bloccato impedendogli di muoversi, riportandolo in laboratorio subito dopo, per scoprire poi che cosa aveva fatto al professor Parker… Chiuse gli occhi cercando di liberarsi dal pensiero di lui con un ago di Miller001 iniettato in vena. Non era il momento giusto per farsi prendere dal panico. Sentì il cigolio della maniglia anti-panico al di là della porta, e si appiattì automaticamente contro al muro per non farsi vedere. Qualcuno stava uscendo. La porta gli sbatté sul naso appena lo scienziato la aprì, ma avrebbe avuto la sua vendetta. Riuscì a rimanere abbastanza in silenzio da non farsi notare, nascosto dietro l’anta enorme della porta. Non appena l’uomo uscì percorrendo un tratto brevissimo del corridoio, Adam gli si scaraventò praticamente addosso, tappandogli la bocca da dietro con gli occhi azzurri che saettavano, più accesi del solito. Quasi… luminosi. Accoltellò l’uomo più volte, come il Povero professor Parker. Ma con questo ci mise più enfasi, trattenendosi dal ridere. Non doveva farsi sentire. Non conosceva nemmeno il suo nome, era uno di quei ragazzetti sulla ventina che probabilmente stava facendo il tirocinante. Cosa ci facesse in un laboratorio come quello che faceva uso di sostanze illegali però, non lo sapeva, e sinceramente ad Adam nemmeno interessava. Abbandonò il corpo del ragazzo sulle piastrelle fredde e poco pulite del corridoio, assottigliando lo sguardo osservando quel liquido rosso che tanto gli piaceva sgorgare fuori da ogni singola accoltellata che gli aveva inferto, luccicante e invitante. Ma c’era di meglio del sangue di un sempliciotto come lui, di cui nemmeno ci si ricordava il nome. Il sangue del suo creatore. Il signor Miller. Doveva ucciderlo, sentiva come un impulso primitivo che gli sussurrava nella testa le parole: ” Uccidi. Nathan. Miller.” Chi era lui per disubbidire? Era tutto così tremendamente eccitante, non stava più nella pelle. Entrò nella caffetteria sbattendo la porta, ormai non gli importava più nulla del fatto che potevano benissimo riportarlo nella stanza in cui era “nato”. Aveva sete di sangue. I 3 uomini seduti alle sedie si alzarono contemporaneamente, uno addirittura ci mise così tanto impeto che la sedia su cui era seduto si ribaltò all’indietro. Adam sorrise, stringendo poco di più l’impugnatura del bisturi con la mano completamente ricoperta di sangue. -X01 cosa hai fatto!?- Urlò Nathan Miller, sbattendo le mani sul tavolo, spaventato ed arrabbiato allo stesso tempo. Adam scosse il capo, gli altri due scienziati, il professor Karkov e il professor Miles, rimasero attoniti. - Aaah… papà. Se così posso chiamarti. Mi hai insegnato tante cose nel corso della mia breve vita. E’ già passato un anno sai?- Prese a camminare lentamente accanto alle sedie più vicine, vicino anche al professor Miles, che rabbrividì nel sentire la puzza di sangue sui vestiti del ragazzo. Riprese col suo discorso: - Non ho mai avuto neanche una parolina di incoraggiamento da voi. Solo formule matematiche.- E con un movimento veloce conficcò il bisturi nella mano del Professor Miles, un suono secco, che lanciò un urlo perforante di puro dolore. Adam sorrise, sospirando di piacere. Adorava sentire gli altri soffrire, ma più di tutto vedere il loro sangue colare e traboccare. Gli altri due uomini rimasero fermi immobili, ascoltando i gemiti agonizzanti di Miles. -Bastava poco, sapete? Una carezza, qualche parola gentile. Ma avete preferito crescermi così.- Assunse un espressione corrucciata, da bambino arrabbiato, prima di recuperare il bisturi con l’ennesimo movimento fulmineo e tagliare la gola all’uomo accanto a sé. Ormai il professor Miles era accasciato a terra, sanguinante e moribondo. Adam rise. Una risata roca e profonda, con la testa buttata all’indietro. Si stava assaporando quel momento, sentiva la paura dei due uomini rimasi in quella stanza assieme a lui. -X01, fai ancora un passo e ti smantello!- Urlò il signor Miller, autoritario, ma aveva la voce tremante di chi era in preda al panico. Per il ragazzo non c’era nulla di meglio. Doveva solo liberarsi del professor Karkov e sarebbe passato al pezzo grosso. Il suo creatore. Sgattaiolò attraverso i tavoli, non curandosi della pozza di sangue che si stava creando alle sue spalle per via del dissanguamento dell’uomo che aveva appena ucciso. Ma il signor Karkov ci stava dando peso, e molto. Non riusciva a distogliere lo sguardo da quella pozza color rosso scarlatto. Prima che potesse rendersene conto, Adam aveva già la punta del bisturi attaccata alle sue tempie. Sorrise. -Ssh… non farà male. Non troppo.- Si sentì un sonoro CRACK, e il professor Karkov finì a terra, col bisturi conficcato nel cranio. -Sai papà… ho imparato che l’osso del cranio è veramente fragile in prossimità delle tempie e dietro all’orecchio… Non è stato spassoso?- Ridacchiò in modo cristallino, avvicinandosi sempre di più al suo Creatore, solo dopo aver staccato il bisturi dal cranio dell’uomo che era a terra. Nathan prese un coltellino poco affilato, posato accanto alla forchetta che stava usando per mangiare. Non aveva scampo ormai. -Papà, vuoi davvero fare del male alla tua “creatura perfetta”?- Domandò inclinando il capo, innocentemente. -Maledetto il giorno in cui ho deciso di darti la vita con quella brodaglia blu!- Urlò l’uomo, brandendo il coltellino indietreggiando. Adam rise ancora. -Non sei felice che sono vivo?- L’uomo non rispose, si limitò a rimanere fermo in posizione di difesa. Il ragazzo sospirò sonoramente, assumendo un aria fredda e seria, completamente diversa da quella che aveva fino a qualche minuto prima. -Se non mi ami allora MUORI!- Urlò lanciandosi contro al Professor Miller, il bisturi teso davanti a sé e gli occhi che avevano ripreso a scintillare di quel azzurro particolare, che ricordava tanto il liquido che aveva iniettato nelle vene. Il signor Miller riuscì a difendersi dai primi attacchi, sferrandone uno lui, provocando un taglio sulla guancia al ragazzo. Adam smise per un attimo di combattere, sfiorandosi la guancia, mentre l’uomo riprendeva fiato e provava a scappare. Il liquido azzurro che colava fuori da quel piccolo taglio faceva male, bruciava, e Adam sentì come una piccola scossa quando lo sfiorò con le dita. Aveva l’impulso di uccidere alle stelle. -COME OSI.- Sbottò il ragazzo, scagliandosi con forza verso l’uomo, buttandolo a terra e provando a colpirlo con tutte le forze che aveva. Lo accoltellò alla spalla, al petto, vicinissimo al cuore, ma non riusciva a farlo smettere di ribellarsi. -Sta fermo!- Con quest’ultima esclamazione pregna di odio e di esasperazione riuscì a colpire l’uomo nell’occhio, estraendogli il bulbo oculare dalla cavità nel cranio. Un urlo spezzò quell’istante, mentre il signor Miller si teneva il punto colpito, da cui sgorgavano fiotti di sangue. Adam sorrise, si chinò quanto bastava per essere faccia a faccia con lui e gli leccò via un po’ di sangue dalla guancia. -E’ così che ci si sente dopo aver assaporato la vendetta..- Mormorò perso nei suoi pensieri, mentre sotto di lui il signor Miller continuava a tenersi il viso ansimando mentre si contorceva per il dolore lancinante che lo aveva raggiunto ormai in tutto il corpo.. -Tranquillo… ti aiuto io a non provare più dolore.- Prese il bisturi e lo colpì alla gola. -Ecco cosa succede quando cresci qualcuno o QUALCOSA senza un briciolo di amore.- Nessuno sapeva come in quella base segreta fosse successo tutto quello, le indagini erano cominciate da mesi ma nessuno sapeva ancora chi fosse il responsabile di ben cinque morti, e sicuramente non avrebbero potuto mandare in televisione l'accaduto, dato che era un laboratorio segreto del governo.

Nessuno sapeva però che qualcuno da lì era scappato. Un esperimento. Si era portato dietro il bisturi che teneva sempre con sé, grazie al sangue speciale che aveva nelle vene riuscì ad intraprendere giorni e giorni di viaggio senza stancarsi troppo, arrivando in una cittadina a kilometri di distanza.

Lo accolsero in un orfanotrofio, dove viveva una vita abbastanza tranquilla, finché una coppia non lo adottò. Non sapeva perché lo avevano fatto, lo trattavano male… anche i ragazzi nella sua nuova scuola non gli piacevano. Erano dei bulli antipatici che non facevano altro che prenderlo in giro... O almeno così li vedeva lui. Non riusciva più a capire cosa fosse buono e cosa non lo fosse, l'importante era sentire il sangue caldo degli altri sulla propria pelle.

Uccidere, uccidere e basta. Quel giorno mentre tornava a casa stava pensando come spezzare le vite dei i suoi genitori e dei suoi nuovi "amichetti", aprì la porta di casa con le chiavi che gli avevano regalato, su cui aveva appeso uno dei suoi portachiavi preferito. Un occhio rattrappito, molto realistico…

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